mercoledì 28 settembre 2011

Ugolino – Ma che bella giornata/Gianni il barista (1969)

 










Ieri mattina ho intervistato Ugolino. Intendo, ovviamente, Guido Lamberti che, dopo aver abbandonato il mondo musicale per dedicarsi al teatro, vive ad Aosta.
Potrebbe essere un'intervista molto interessante per “Musica leggera”, con aneddoti e curiosità....chissà se, prima o poi, vedrà la luce.
Ugolino è sicuramente un personaggio da riscoprire: un anticipatore, prima di Rino Gaetano ha cercato di trasmettere messaggi importanti utilizzando l'ironia e il sarcasmo, con il rischio di non essere capito.
Prendiamo ad esempio le due canzoni del suo secondo 45 giri, il primo come Ugolino (quello precedente era stato pubblicato, in pochissime copie, con la denominazione “Le scoperte di Guido”): la canzone sul lato A è “Ma che bella giornata”, sicuramente una delle sue canzoni più note, che se registrata oggi potrebbe quasi essere un rap.....che cosa racconta il testo se non l'alienazione della società moderna, con i suoi rituali ripetitivi e spesso vuoti di significato?
Giornate sempre uguali e che sono considerate, ironicamente, “belle”....un altro nome che mi viene in mente, oltre al già citato Rino Gaetano, è Edoardo Bennato.
Le musiche di “Ma che bella giornata” e della canzone sul retro, “Gianni il barista”, sono del musicista genovese Pino Cappelletti; arrangia Detto Mariano.
Ugolino, un personaggio coerente e rigoroso che andrebbe riscoperto.

1) Ma che bella giornata (Guido Lamberti-Pino Cappelletti)
2) Gianni il barista (Guido Lamberti-Pino Cappelletti)

domenica 25 settembre 2011

Gilda - Far tacere il cuore/La ragazza dell'estate (1972)












Come gli appassionati di musica sanno, l’edizione del 1975 del festival di Sanremo venne vinta da una cantautrice piemontese, Gilda (pseudonimo di Rosangela Scalabrino), sconosciuta come del resto quasi tutti i partecipanti al festival di quell’anno.
La Stampa - 12 febbraio 1965 - pag. 10
Ma la cantante aveva in realtà già dieci anni buoni di gavetta, con alcune incisioni per varie etichette…..ma andiamo per ordine, e dal 1975 spostiamoci indietro di qualche anno, per la precisione al 1965.
Agli inizi di febbraio un gruppo di ragazzine di Masserano scrivono a “Specchio dei tempi”, la rubrica de “La Stampa”, segnalando che c’è una loro amica figlia di contadini che ha una bella voce: ma in paese non è come in città, dove ci sono tanti concorsi per voci nuove…per cui vorrebbero segnalare la ragazzina, che frequenta la prima magistrale, ad una casa discografica.
Detto, fatto: a seguito della lettera, la giovane Rosangela (…perché, come avrete capito, è lei la ragazzina di Masserano) incide il suo primo disco per la Cetra, come ci informa sempre il quotidiano torinese, che la ritrae insieme a Franco Tozzi, anche lui della stessa casa discografica.

La Stampa - 13 febbraio 1965 - pag. 13
Pare che il disco non venga messo in commercio….però la cantante entra in contatto con il maestro Pier Benito Greco, che le fa da produttore…in questo periodo dovrebbe aver inciso anche un altro 45 giri per la Excelsius (etichetta satellite della Cetra)….uso però il condizionale perché, se effettivamente è stato inciso, sicuramente la diffusione deve essere stata molto limitata. A gennaio del 1969 il quotidiano torinese torna ad occuparsi della Scalabrino, questa volta in cronaca: infatti Pier Benito Greco tenta il suicidio, per fortuna fallendo, e tra le cause del gesto il giornalista afferma anche che vi è una divergenza tra la cantante e il produttore sul lancio del disco successivo.
La Stampa - 24 gennaio 1969 - pag. 5
Chissà cosa c’è di vero: in ogni caso pochi mesi dopo, con lo pseudonimo “Gilda” (che userà da quel momento in poi), incide un 45 giri per la Sun, etichetta satellite della PDU di Mina; di questo disco ha parlato qualche anno fa il Vampiro nel suo mitico blog.
E, finalmente, arriviamo al disco di cui parliamo oggi: si tratta di un 45 giri inciso nel 1972 per la piccola City, etichetta i cui nomi più celebri sono stati i Bisonti e Nico e i Gabbiani.
Mentre la canzone sul lato A, “Far tacere il cuore”, è più melodica, “La ragazza dell’estate” ricorda certe cose scritte da Pace e Panzeri per Orietta Berti.
Gilda è autrice solo del testo del secondo brano, mentre le musiche di entrambe le canzoni sono del maestro Paolo Gatti, direttore artistico della City.
Sulla cantautrice piemontese, comunque, ritorneremo prossimamente.

1) Far tacere il cuore (Teresina Ferrari-Paolo Gatti)
2) La ragazza dell’estate (Rosangela Scalabrino-Paolo Gatti)

sabato 24 settembre 2011

AA.VV. – I grandi fanno il surf (1964)












L’estate sta finendo, come cantavano i Righeira….anzi è già finita: e come ricordare la stagione andata se non con un post di canzoni estive del passato?
Come dice il titolo, quest’album realizzato dall’RCA nel 1964 racchiude alcuni surf, il ballo di moda in quel periodo; molti di questi brani sono notissimi, da “Con te sulla spiaggia” a “Se puoi uscire una domenica sola con me”, da “Datemi un martello” a “Tremarella”, per cui su questi non ci soffermiamo
Sono sicuramente più interessanti le canzoni meno conosciute, di autori dimenticati come i Latins, che presentano “Caffè poco caffè” (cover di “Crier plus fort” di Orlando, dell’anno precedente), o “Chiodo scaccia chiodo” della decisamente brava Jenny Luna, o “La piroga” dei Flippers, canzone scritta dal bravo ma sfortunato Roberto Ferrante, o ancora “Un tuffo al cuore” di Rosy.
Anche “Amico Piero”, cantata da Morandi, non è certamente tra le sue più conosciute: l’autrice della musica è Giulia De Mutiis, la brava cantante, purtroppo scomparsa, moglie di Alessandro Alessandroni.
In “Il surf delle mattonelle” si può ascoltare un bell’assolo di chitarra di uno dei più importanti chitarristi italiani, Enrico Ciacci, mentre in “La mia mania” si ascolta Gastone Parigi con la sua tromba, strumento di moda negli anni ’60 (basti pensare a Nini Rosso o a Michele Lacerenza).
Una raccolta piacevole, in attesa della prossima estate...!

LATO A
1) Nico Fidenco – Con te sulla spiaggia (Mogol-Nico Fidenco)
2) Jenny Luna – Chiodo scaccia chiodo (Gianni Meccia)
3) Jimmy Fontana – La scommessa (Leo Chiosso – Gian Franco Reverberi)
4) La Cricca – Il surf delle mattonelle (Carlo Rossi – Enrico Ciacci)
5) The Latins – Caffè poco caffè (Franco Migliacci – Nalpas)
6) Gianni Morandi – Se puoi uscire una domenica sola con me (Giancarlo Guardabssi – Bruno Zambrini)

LATO B
1) Edoardo Vianello – Tremarella (Carlo Rossi-Gregorio Alicata-Edoardo Vianello)
2) Rosy – Un tuffo al cuore (Carlo Rossi-Sante Maria Romitelli)
3) Gastone Parigi – La mia mania (Carlo Rossi-Ennio Morricone)
4) Gianni Morandi – Amico Piero (Franco Migliacci-Giulia De Mutiis)
5) I Flippers – La piroga (Carlo Rossi-Robifer)
6) Rita Pavone – Datemi un martello (Sergio Bardotti-Lee Hays-Pete Seeger)

giovedì 22 settembre 2011

The Clippers - Barber shop shake/Carmen's shake (1966)












Nel 1965 Torino, come del resto tutta Italia, era piena di complessi: alcuni duravano lo spazio di un mattino, altri invece riuscivano ad andare avanti qualche anno, suonando non solo nei locali cittadini ma anche in altre regioni; pochi poi riuscivano ad arrivare anche all’incisione di un disco, spesso spostandosi a Milano.
E’ questo il caso dei Cocks, formati dai fratelli Giorgio e Paolo Marotti, chitarristi, Luigi Guerrieri al basso e Piero Fanelli alla batteria: dopo aver partecipato al Rapallo Davoli nel 1966, ottennero un contratto con la CMS, etichetta milanese di proprietà di Renato Carosone, ed incisero un 45 giri, “Non pianger più/Sai che tornerò”; subito dopo ne incisero un altro, usando però la denominazione “The Clippers”, ed è questo il disco che presentiamo oggi (che, ahimè, possiedo senza copertina).
Si tratta di due brani strumentali, il primo tratto dal “Barbiere di Siviglia” di Rossini ed il secondo dalla “Carmen” di Bizet: una rivisitazione quindi di due brani di musica classica con strumenti moderni (in particolare l’organo e la chitarra elettrica) e sonorità beat, per un’operazione tutto sommato abbastanza originale per quegli anni.
L’etichetta non riporta però gli autori originali ma un misterioso pseudonimo palindromo, Neuquen.
Gigi Guerrieri in seguito aprirà uno dei più noti studi di registrazione torinesi, il “Minirec” di via Nicola Fabrizi, tuttora in attività, usato spesso dalla Toast di Giulio Tedeschi: anche i Powerillusi hanno registrato al “Minirec”, ed in quella occasione ho avuto modo di conoscere Gigi Guerrieri, uno di quei personaggi che hanno fatto la storia del beat torinese e che non ci si stanca mai di ascoltare, quando racconta le vicende di quegli anni.

1) Barber shop shake
2) Carmen’s shake

mercoledì 21 settembre 2011

Andrea - Per capire il mondo/Oggi mi han detto (1967)












La Saint Martin era una piccola etichetta, di proprietà di Gino Caselli, che ha pubblicato per lo più artisti poco conosciuti (con qualche eccezione, come Achille Togliani): tra essi però spesso vi erano musicisti e cantanti preparati, come i Funamboli di Giampiero Felisatti (nel decennio successivo autore di canzoni di successo, tra gli altri per la Berté) o Barbara Lory, di cui abbiamo già parlato nel blog.
Oggi presenteremo una cantante (nonostante lo pseudonimo maschile, chissà poi perchè) tra le più interessanti di quelle pubblicate dalla Saint Martin: Andrea, di cui non si trovano notizie nei vari libri e volumi dedicati agli anni ’60…ma per fortuna ci viene in aiuto “Ciao amici”, con un articolo che potete leggere qui a destra.
Anna Morelli, nata a Milano il 24 marzo del 1945, è una delle tante belle ragazze che negli anni ’60 si avvicinano al mondo della canzone, dopo aver frequentato il liceo ed essersi iscritta ad un corso di scenografia; debutta quindi nel 1967 con questo 45 giri, contenente due canzoni vicine al folk-rock di altri artisti del periodo come i Gems di “Seduto per terra” o Rebecca di “Miss Ann”.
I testi, scritti da Primo Delcomune (e riportati sul retro di copertina) sono molto poetici, mentre le musiche di Jan Langosz, zio della cantante, sono acustiche, basate sulla chitarra e sul flauto; accompagna Andrea il complesso “I Classici”.
Davvero una piacevole sorpresa, una cantante meteora che meriterebbe di essere riscoperta…e sarebbe interessante sapere come ha continuato la sua breve carriera e di cosa si sia occupata in seguito.

1) Per capire il mondo (Primo Delcomune-Jan Langosz)
2) Oggi mi han detto (Primo Delcomune-Jan Langosz)

martedì 20 settembre 2011

Domi Serengay – Bel Canavese/Donne e whisky (1962)












Ritorniamo a parlare di Domenico Serengay, il titolare della Kansas, non come discografico ma come cantante: questo 45 giri, con la matrice datata 1 febbraio 1962, è inciso per un’etichetta sconosciuta, “Serma International Record”, di cui non so nulla, se non che, più o meno nello stesso periodo, ha pubblicato un 45 giri con una canzone sul Bologna, come potete veder qui.
Sul retro copertina, però, leggo che la distribuzione è della “Arti-Plast” di Torino, che non so cosa sia…ma conosco invece l’indirizzo, via Bologna 9, che era quello che, in seguito, diventerà il recapito torinese della Kansas…probabilmente quindi l’eclettico Serengay (che, ricordiamo, oltre che cantante e poi discografico fu, in gioventù, attore di teatro ed anche un pittore di talento) era già attivo nel campo della distribuzione discografica…chissà.
Passando alle canzoni, “Bel Canavese” è un valzerone tradizionale non particolarmente originale; meglio il retro, “Donne e whisky”, che è un twist allegro e con un testo spensierato.
Sul retro di copertina è citata l’orchestra di Mario Piovano, presente in realtà solo sul lato A, mentre sul retro accompagna il complesso di Mario Marcucci, autore della musica del brano.
Come al solito vi è una discrepanza fra l’etichetta e la Siae: al deposito infatti vi è, oltre a quella di Marcucci, anche la firma come coautore della musica di Mario Barigazzi, cioè il celebre fisarmonicista Barimar.

1) Bel Canavese (Domenico Serengay-Mario Piovano)
2) Donne e whisky (Domenico Serengay-Mario Marcucci)

sabato 17 settembre 2011

Giorgio Gaber - Il gatto si morde la coda/Paparadio (1972)












Nel 1972 Giorgio Gaber ha già realizzato alcuni spettacoli di teatro-canzone, da “Il signor G” a “Dialogo tra un impegnato e un non so”; proprio mentre gira l'Italia con quest'ultimo spettacolo, viene pubblicato il 45 giri di cui parliamo oggi, che è un ritorno del cantautore alla canzone vera e propria.
Si tratta infatti della sigla del programma radiofonico “I Malalingua”, di Luciano Salce e Guido Sacerdote, e la canzone è scritta da Gaber per il testo e dal maestro Franco Pisano per la musica.
La musica ha un andamento vagamente reggae, mentre il testo umoristico racconta la metafora di un gatto che si morde la coda e non sa che la coda è sua; all'incisione partecipano i “4 + 4” di Nora Orlandi.
Sul retro viene inserita una canzone, “Paparadio”, cantata da Gaber insieme alla moglie Ombretta Colli ed inserita nel suo album “Viva l’amore!”; l’orchestra è diretta da Giorgio Casellato, collaboratore abituale di Gaber.
Finora nelle varie antologie e raccolte pubblicate specialmente dopo la scomparsa di Gaber, questi due brani sono stati completamente dimenticati, come del resto altri 45 giri del periodo Carosello.

1) Il gatto si morde la coda (Giorgio Gaber-Franco Pisano)
2) Paparadio (Giuseppe Tarozzi-Giorgio Gaber)

venerdì 16 settembre 2011

I Brutos - Vengo anch'io. No, tu no/Con due occhi così (1968)












Invito tutti i lettori del blog a visitare la nuova versione del sito di Gerry dei Brutos, www.gerrybruno.it: questo perché con la nuova versione sono stati inseriti molti video interessanti sul gruppo torinese, oltre che foto e ricordi di tanti anni di carriera: tutto veramente molto interessante….ed in occasione del nuovo sito presento un'altra incisione dei Brutos, risalente al 1968: sono cambiate molte cose, Jack Guerrini ha iniziato una carriera da solista, ahimé scarsa di soddisfazioni (e due anni dopo scomparirà in un tragico incidente), ed è stato sostituito da Nat Pioppi…inoltre anche Maccione, a causa di alcune tensioni interne, ha lasciato il gruppo e, dopo un tentativo malriuscito di creare un “clone” dei Brutos, i Divini, si è dedicato alla carriera di attore, che gli darà moltissime soddisfazioni (di recente Maccione ha interpretato la parte del boss mafioso in “La leggenda di Al, John e Jack” di Aldo, Giovanni e Giacomo); Maccione viene sostituito dapprima da Dante Cleri, poi da Tino Cervi ed infine da Alvaro Alvisi.
Infine anche Elio Piatti ha lasciato il gruppo, sostituito da Umberto Di Dario, poi da Giorgio Astore e, dal 1964, dal pugliese Dino Cassio, che sicuramente molti di voi ricorderanno nel “Pap’occhio” di Renzo Arbore (è il cantante di “Non correre papà”).
Discograficamente i Brutos hanno continuato ad incidere in Francia, mentre in Italia, oltre che in vari spettacoli televisivi, sono diventati anche testimonial della cera Grey a Carosello.
Il ritorno ai dischi avviene grazie a Carlo Alberto Rossi, che per la sua Car Juke-box pubblica una cover del successo di Jannacci dello stesso anno, “Vengo anch’io. No, tu no”.
Mi ha sempre incuriosito tra gli autori della canzone la presenza, tra i noti Fo e Fiorentini, di Core: in realtà in Siae questo nome (uno pseudonimo?) non c’è…ed anche nei dischi di Jannacci non sempre viene riportato.
La versione dei Brutos, rispetto all’originale, ha una piccola differenza ad un certo punto del testo,
nella strofa “Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale”, alla domanda “Vengo anch’io” la risposta è “Sì tu sì”, ed allo steso modo continua il ritornello successivo.
Musicalmente si caratterizza per il violino, che sostituisce il trombone della versione di Jannacci.
“Con due occhi così” ha un arrangiamento a metà tra il rhythm & blues e il beat; la canzone è seria, distante quindi dalla comicità tipica del gruppo torinese; è firmata anche dal nuovo arrivato Alvisi, che firma il testo insieme a Giuseppe Maniscalco, mentre la musica è del maestro Luciano Zotti, il musicista barese fondatore del gruppo “I cinque del sud”.
Gli arrangiamenti delle due canzoni sono del maestro Sauro Sili, e l’etichetta ci informa che le canzoni sono state registrate negli studi Fonorama di Milano (che erano di proprietà di Carlo Alberto Rossi).

1) Vengo anch’io. No, tu no (Enzo Jannacci-Dario Fo-Fiorenzo Fiorentini-Enzo Jannacci)
2) Con due occhi così (Giuseppe Maniscalco-Alvaro Alvisi-Luciano Zotti)

mercoledì 14 settembre 2011

Enrico Maria Papes – La filibusta/John Brown e Alice (1969)












Questo post è dedicato a tutti coloro che si ricordano ancora di Giacinto Acquaragia, detto Polveriera.
Ci vorrebbe Cesare Borrometi per avere qualche notizia in più sulla trasmissione della tivù dei ragazzi “La filibusta”, di cui l’omonima canzone è la sigla, e che raccontava in modo divertente le vicende storiche dei pirati, dei bucanieri, dei corsari ed affini.
Io il programma me lo ricordo a sprazzi….in particolare mi è rimasta impressa una scena, quella della morte dell’Olonese, pirata dei Caraibi interpretato da Gianni Magni…stava dentro un pentolone con i cannibali che gli ballavano intorno cantando una canzone che diceva “Com’è buono l’Olonese con un po’ di pomodoro….”, scritta (come tutti i brani della trasmissione) dai fratelli Reverberi per la musica e da Franco Franchi (non l’attore, ma il cantante genovese che abbiamo già conosciuto qui nel blog) per il testo.
Anche la sigla, di cui ci occupiamo oggi, è scritta dagli stessi autori, e la interpreta Enrico Maria Papes: quello era uno dei periodi in cui i Giganti si erano divisi.
Il brano sul retro, “John Brown e Alice”, è scritto da Riccardo Pradella per il testo e dal torinese Ico Cerutti (già nel Clan Celentano) per la musica; in Siae vi è anche la firma di Nando De Luca, sull’etichetta riportato solo come arrangiatore della canzone (“La filibusta” è invece arrangiata da Gian Piero Reverberi).
Il testo è un dialogo tra un uomo di colore (....nella canzone viene chiamato, come si usava all'epoca, negro) ed una bambina, Alice (nell'etichetta non  è riportato il nome della piccola che la interpretava), che gli fa domande sul perché abbia la pelle così nera, i capelli così crespi e così via....un testo contro il razzismo e, in particolare, sul tema della schiavitù.
Musicalmente le due canzoni sono molto curate: si sente che dietro c'è il lavoro dei fratelli Reverberi e di De Luca, professionisti preparati dalle innumerevoli collaborazioni.

1) La filibusta (Franco Franchi-Gian Piero Reverberi-Gian Franco Reverberi)
2) John Brown e Alice (Riccardo Pradella-Ico Cerutti-Nando De Luca)

martedì 13 settembre 2011

Poker di Voci - O mio carino (sapevo il Credo)/La vien dalla montagna (1966)












A proposito del quartetto vocale “Poker di Voci” spesso si legge (ad esempio nel “Dizionario della canzone italiana” della Curcio) che terminò l’attività alla fine degli anni ’50.
In realtà non è vero: il quartetto continuò ad incidere dischi e ad esibirsi per tutto il decennio successivo, avvicinandosi alla musica folk e pubblicando alcuni 45 giri per la Folklore, etichetta della DKF di Happy Ruggiero.
Oggi presentiamo appunto uno di questi 45 giri, contenente due brani notissimi rielaborati per l’occasione dal Maestro Ruggiero; la copertina è apribile, ed all’interno possiamo trovare sia il testo dei due brani sia alcune note di presentazione scritte dal titolare dell’etichetta.
Ritorneremo sicuramente tra qualche tempo sul Poker di Voci.

1) O mio carino (sapevo il Credo)
2) La vien dalla montagna

lunedì 12 settembre 2011

Francesco - Taxi, taxi italiano/You want to be americano (1969)












Nulla so di Francesco, che nel 1969 ha pubblicato questo 45 giri per la CBS; sicuramente non ha nulla a che vedere con il Francesco che incideva per La voce del padrone nello stesso periodo.....
Ascoltando “Taxi, taxi italiano” la musica rimane impressa, sembra già conosciuta: è infatti “Marinai donne e guai” di Domenico Modugno, però con un altro testo in inglese….e ad un certo punto in effetti viene cantata la strofa originale in italiano.
Nel sito Siae la canzone "Taxi, taxi italiano" risulta firmata dal solo Modugno, sia per il testo che per la musica, ma sull’etichetta vi è anche la firma di un certo G. Brown, evidentemente autore del testo in inglese (non depositato).
Questo Francesco evidentemente apprezzava le traduzioni di canzoni italiane in inglese: infatti sul retro vi è “You want to be americano”, cover del successo di Carosone, tradotta da Wandra Merrell (che abbiamo incontrato qualche giorno fa) & Ray Allen.
Entrambe le canzoni hanno un arrangiamento vivace e ritmato, ma un po’ fuori tempo per il 1969: ricordano certe cose di Lou Monte....il disco incuriosisce sia per il repertorio sia per la totale mancanza di informazioni su questo esecutore.
Chissà che, magari, qualche lettore amico del blog possa venirci in aiuto.....

1) Taxi, taxi giallo (G. Broiwn-Domenico Modugno)
2) You want to be Americano (Wandra Merrell-Ray Allen-Nisa-Renato Carusone)

sabato 10 settembre 2011

Mario Scrivano - Io ricorderò/I giorni della verità (1966)












Uno dei primi 45 giri incisi da Mario Scrivano, inciso per la Saphir, etichetta che aveva una doppia sede, a Milano ed a Lugano.
Delle due canzoni non esiste traccia di deposito Siae, e per questo motivo non abbiamo informazioni in merito a F. Artusio, che firma le due canzoni sull’etichetta insieme a Scrivano stesso: Artusio è però un cognome diffuso in Piemonte, quindi è probabile che si tratti di un musicista pinerolese come Scrivano.
“Io ricorderò” è una canzone d’amore, con il sottofondo di organo che accompagna una melodia triste, nello stile tipico del cantautore; “I giorni della verità” non si discosta di molto, pur avendo, rispetto al lato A, una melodia più originale.
Accompagna in entrambe le canzoni il complesso “I 4 Angeli”; la qualità della registrazione discografica lascia, ahimè, molto a desiderare…ma i mezzi della Saphir, evidentemente, non erano dei più avanzati.

1) Io ricorderò (F. Artusio-Mario Scrivano)
2) I giorni della verità (F. Artusio-Mario Scrivano)

venerdì 9 settembre 2011

Cristina Gamba - Peccato/Sola (1974)












Il post di oggi nasce da una richiesta di un amico del blog, Gabriele.
Qualche settimana fa mi ha mandato questa mail:
"Mi permetto di farti una richiesta. Al Disco per l'Estate 1974 partecipò una canzone dal titolo "Peccato", interprete Cristina Gamba. Da allora non l'ho più sentita (non sono nemmeno mai riuscito a trovare il 45 giri) eppure, nonostante siano passati 37 anni, ricordo perfettamente un pezzo del testo
("giorni e giorni giù in città, / tutto il grigio dell'inverno, / mesi di lavoro e di tran tran, / attimi che durano in eterno... / Poi l'estate tornerà, / stesso posto per vacanza / e chissà che effetto mi farà / rivederti ancora in lontananza... / Peccato è già finito, ecc, ecc....").
E' stranissimo perché allora la sentii alla radio al massimo due volte e da allora, come già detto, mai più. A volte stento a ricordare i testi di canzoni sentite trilioni di volte... Comunque, sarebbe possibile dedicare eventualmente un post a questo disco? Fra l'altro 'sta Cristina Gamba mi sembrava fosse una piemontese. Ma forse mi sbaglio. Grazie per l'attenzione. I complimenti dovrei risparmiarli perché sono pleonastici, ma te li rifaccio ugualmente per l'interesse che ogni volta destano le tue proposte e la dedizione con cui ti occupi del blog e che traspare con sincera passione e senza maniacale pedanteria.


 Ringrazio per i complimenti: Cristina Gamba, però, non era torinese ma veronese (a proposito di pedanteria...!), ed il disco in questione fu pubblicato dalla Kansas, questa sì torinese, nel 1974.
Con la canzone sul lato A, “Peccato”, la Gamba partecipà a “Un disco per l’estate”: si tratta di una samba allegra, scritta da Luciana Medini per il testo e da Mario Mellier con Franco Zauli per la musica.
Più lento il brano sul retro, “Sola”, che ha dei frequenti cambi di atmosfera e di ritmo, come si usava all’epoca; in questo caso il testo è di Vic Nocera e Mellier, mentre la musica sempre di Zauli, questa volta in collaborazione con il musicista padovano Roberto Lipari.
Ultimamente mi sono giunte alcune richieste: piano piano cercherò di esaudirle quasi tutte (quelle su dischi che ho....), compatibilmente con gli altri post programmati.

1) Peccato (Luciana Medini-Mario Mellier-Franco Zauli)
2) Sola (Vic Nocera-Mario Mellier-Roberto Lipari-Franco Zauli)

giovedì 8 settembre 2011

Gli Uh! - Un brutto sogno/Una porta chiusa (1969)













Continuiamo la presentazione dei vari dischi incisi dagli Uh! con il secondo 45 giri del 1969.
“Un brutto sogno” è il lato A (anche se dalla copertina sembrerebbe il contrario, l’etichetta lo riporta così) ed ha una melodia in cui è riconoscibilissimo lo stile dell’autore, Mario Scrivano, mentre il testo è di Vic Nocera, il produttore del complesso; in Siae però risultano come autori anche Franco Zauli per la musica e Domenico Serengay per il testo.
“Una porta chiusa” è invece la cover di “House of four doors” dei Moody Blues (tratta dal loro terzo album “In Search of the Lost Chord”), con il testo in italiano di Domenico Serengay.
Entrambi i brani sono caratterizzati dall’organo hammond, molto in evidenza, e da atmosfere vicine al rock progressivo, anche se in forma embrionale.

1) Un brutto sogno (Vic Nocera-Domenico Serengay-Mario Scrivano-Franco Zauli)
2) La porta chiusa (Domenico Serengay-John Lodge)

mercoledì 7 settembre 2011

N.U. Orleans Rubbish Band - She was not an angel/The stage boy (1972)


Chi si nasconde dietro il nome ‘’ N.U. Orleans Rubbish Band’’? Ci viene in aiuto questa recensione di ‘’Ciao 2001’’ del 1972, che trovate qui a destra. Le due lettere puntate stanno per “Nettezza Urbana”, ed il gruppo è composto da Renzo Arbore al clarino, Fabrizio Zampa (ex Flippers e notissimo giornalista musicale) alla batteria, Mauro Chiari (ex componente delle Pecore Nere) al basso, Massimo Catalano al trombone e Franco Bracardi al piano (anche questi ultimi due nei Flippers con Zampa).
Si tratta, come è noto, di personaggi che collaboreranno anche in seguito con Arbore, sia in trasmissioni televisive che radiofoniche.
A maggio ho portato questo disco ad Arbore, che ho incontrato qui a Torino nel corso di una conferenza insieme a Neri Marcoré e Marino Bartoletti, ed è rimasto piacevolmente stupito nel trovare una copia di questo 45 giri, evidentemente non molto diffuso.
I due brani sono strumentali, di chiara impronta dixie, e sono firmati nell’etichetta Ninety (“She was not an angel”) e Ninety-Drove (“The stage boy”): ma anche qui ci viene in aiuto il sito della Siae, e scopriamo così che le due canzoni sono composte da Catalano, Romolo Forlai, Bracardi e Gianfranco Reverberi, più un “avente diritto non amministrato” che è Mauro Chiari (come si può scoprire facendo la ricerca per autore e non per titolo).L’uso di uno pseudonimo collettivo serviva a mantenere un’aria di “mistero” su tutta l’operazione: la Tickle (casa discografica gestita dai fratelli Reverberi e nata all’inizio su spinta di Alfredo Rossi) era maestra in questo genere di cose, come ad esempio l’operazione “The Underground Set”, dietro cui si nascondevano i “Nuova Idea”.)

1) She was not an angel (Massimo Catalano-Romolo Forlai-Franco Bracardi-Mauro Chiari-Gianfranco Reverberi)
2) The stage boy (Massimo Catalano-Romolo Forlai-Franco Bracardi-Mauro Chiari-Gianfranco Reverberi)

domenica 4 settembre 2011

Fiorella Giacon - EP (1959)












Fiorella Giacon è una cantante torinese (di probabile origine veneta, dato il cognome) che ha inciso alcuni dischi tra la fine degli anni ’50 ed i primi anni ’60 per una sottoetichetta della Cetra, la Excelsius, la stessa per cui ha debuttato Ricky Gianco.
Moltissimi dischi di questa casa discografica venivano registrati con la base suonata dal complesso di Giovanni Rosaclot (in realtà il vero cognome è Rosa Clot), un musicista originario di Coazze che abitava a Torino in via Belfiore, ed anche le incisioni della Giacon vedono tutte questo gruppo come accompagnamento: del resto la cantante anche nelle esibizioni dal vivo cantava con Rosaclot.
Questo EP racchiude quattro brani pubblicati anche su 45 giri.
“Baby lover” è stata scritta da Wandra Merrell Brown ed incisa da Petula Clark; cercando in rete notizie sull’autore ho trovato un sito con….la sua tomba! Potete vederla qui.
Il testo italiano, che sull’etichetta è firmato dal solo Luciano Beretta, alla SIAE risulta cofirmato da Ettore Carrera.
“16 candeline” è la cover di un successo dei newyorkesi Crest, e la versione originale la si può ascoltare nella colonna sonora di “American Graffiti”; il testo italiano è firmato da Alberto Larici, che è lo pseudonimo del paroliere piemontese Mario Gili, e che è stato il marito di Paola Marchetti (l’autrice della celeberrima “Un’ora sola ti vorrei”).
“Dance Darling Dance” e “Venus” sono due canzoni entrambe note, incise anche da Mina; la prima, firmata in origine da George Kerr Jr. e D. Savitt, vede come autore del testo italiano Calibi, che è lo pseudonimo di Mariano Rapetti, mentre la seconda è un successo di Frankie Avalon scritto da Ed Marshall and Peter De Angelis, secondo l’etichetta tradotto anche questa da Rapetti.
In Siae però la canzone di Marshall ha quattro firme come traduttori in italiano: Bruno Lauzi, Alberto Testa, Ricky Gianco e Gian Pieretti che (presumo) avranno depositato testi diversi in periodi diversi…
La voce della Giacon, pur cimentandosi in un repertorio moderno, risulta però essere ancora legata a vecchi schemi e quindi più portata verso il melodico.
Anche di lei, come di molte altre meteore, si sono perse le tracce.

LATO A

1) Baby lover (Luciano Beretta-Ettore Carrera-Wandra Merrell Brown)
2) 16 candeline (Larici-Luther Dixon-Allyson Khent)

LATO B
1) Dance! Darling dance (Calibi-George Kerr Jr.-D. Savitt)
2) Venus (Calibi-Ed Marshall-Peter De Angelis)

sabato 3 settembre 2011

Bruno Lauzi - L'amore sempre (1975)












Riprendiamo con la discografia di Bruno Lauzi, una delle tante “Grandi Assenti” nel mercato discografico italiano: mi riferisco, con “Grandi Assenti”, alle discografie di artisti come Sergio Endrigo, Enzo Jannacci, Rosalino Cellamare pre-Ron e molti altri che, per la miopia dei discografici (cioè di quelli che dovrebbero avere come obiettivo la promozione dei dischi e la valorizzazione quindi del catalogo), sono assenti dai negozi, eccezion fatta per qualche raccolta o due o tre ristampe.
Qualcuno di loro può darmi una risposta convincente sul perché non siano MAI stati ristampati in CD album come “Foto ricordo”, “La voce dell’uomo”, “Dal nostro livello” o “Kabaret n° 2”?
Voce di uno che grida nel deserto…
Cambiamo discorso e parliamo del disco di oggi, andando avanti in questa ricostruzione della discografia del cantautore dell’Asmara.
Nel 1975 Lauzi pubblica ben tre album: il primo, “Genova per noi”, di cui abbiamo già parlato nel blog, a giugno, mentre a settembre escono sia “Lauzi oggi” che “L’amore sempre”, due dischi in cui vengono riarrangiate alcune vecchie canzoni del cantautore.
Le canzoni sono tutte scritte da Lauzi, tranne “A Calais”, la cui musica è stata composta dal cantautore insieme a Tito Fontana; inoltre per “Ritornerai” appare la firma di Mario Coppola, assente nel deposito Siae.
Gli arrangiamenti di Piero Pintucci (tranne ‘’Se tu sapessi’’ e ‘’Ti rubero’’, arrangiate da Claudio Fabi) sono curati, e questo è uno dei pochi casi in cui i rifacimenti non fanno rimpiangere le versioni originali.

LATO A

1) Ritornerai
2) Se tu sapessi
3) L’altra
4) A Calais
5) L’ultima domenica d’estate
6) La donna del sud

LATO B

1) Margherita
2) Il tuo amore
3) Poi sei venuta tu
4) I miei giorni
5) Sua signoria l’amore
6) Ti ruberò

venerdì 2 settembre 2011

Rita Pavone – Cin cin...c'innamoriamo/Per una come me (1967)


Oggi presentiamo un disco pubblicitario di Rita Pavone, realizzato nel 1967 per la Cinzano, la nota azienda piemontese di spumanti e vermouth; in quel periodo la cantante torinese era testimonial per il Cinzano Soda.
Come vedete, la copertina è autografata: qualche anno fa la Pavone aveva fatto un incontro con alcuni anziani dell’Università della Terza Età al teatro Alfieri in piazza Solferino,  mia madre si era portata dietro questo disco e, al termine dell’incontro, se lo è fatto autografare.
La canzone sul lato A, scritta da Migliacci e Meccia, gioca nel titolo con il cin cin, ed è un brano allegro e ritmato.
Il retro, più melodico, è “Per una come me”, canzone inserita nello stesso periodo nell’album della Pavone “Ci vuole poco…”, che mi risulta non essere mai stato ristampato in CD (come del resto la quasi totalità dei dischi della cantante torinese).
Il deposito Siae di “Per una come me” presenta, oltre agli autori citati sull’etichetta (e cioè Morina e D’Ercole per il testo e Melfa per la musica, tutti e tre autori attivi negli anni ’60 alla RCA) anche il nome di Carlo Scartocci, che affianca Melfa come compositore.
Scartocci aveva anche tentato la carriera di cantante all'inizio dei '60 con lo pseudonimo ''Carlo Arden'', con pochi risultati: era poi diventato uno dei responsabili delle edizioni musicali dell'RCA, e (forse per questo motivo?) il suo nome appariva spesso nei depositi Siae di alcune canzoni dell'RCA, ma non sulle etichette dei dischi.
Volete un esempio? Guardate chi è l'autore di "Signora Lia" nei vari dischi in cui Baglioni l'ha inserita...poi collegatevi al sito Siae e controllate a chi risulta intestato il deposito.
Tornando al disco della Pavone, sul retro di copertina inoltre il titolo è riportato semplicemente come “Una come me”.
La cantante torinese ha pubblicato anche altri dischi pubblicitari.....e prima o poi parleremo di tutti.

1) Cin cin c’innamoriamo (Franco Migliacci-Gianni Meccia)
2) Per una come me (Alberto Morina-Giulio D’Ercole-Piero Melfa-Carlo Scartocci)

giovedì 1 settembre 2011

Piero Marras – Una serata in rima/Fuori campo (1979)












"Settembre, andiamo, è tempo di emigrare", recitava il Vate...per noi invece settembre è il tempo di ricominciare con i post frequenti, dopo la "diradazione" di luglio e agosto....e cominciamo con un 45 giri di un cantautore sardo.
Nel 1978 iniziai a lavorare a Radio Incontri, una radio privata (anzi, una radio libera) torinese.
A questa radio devo molta della mia cultura musicale del periodo: in pratica stavo lì ben oltre la trasmissione di cui mi occupavo, che si intitolava “Tribunal music” ed era una sorta di processo ad un cantante, uno per puntata, che veniva analizzato nella sua produzione da me e dall’altro ragazzo che presentava con me, Gavino Nieddu, batterista di chiare origini sarde….uno faceva l’accusa e l’altro la difesa, a turno, in cabina di regia Mauro Gambaretto, soprannominato “Manila” perché fan dei New Trolls (dalla canzone “Ti ricordi Joe?”).
Dicevo che restavo lì tutto il pomeriggio a registrarmi tutti i dischi (o quasi) che arrivavano…e così scoprivo anche i cantautori sconosciuti come, che so, Claudio Fucci o Stefano Palladini, oltre ai nomi noti.
Uno di quelli che veniva trasmesso più spesso non solo da radio Incontri (che non esiste più da decenni) ma da quasi tutte le radio torinesi era Piero Marras, ed in particolare una canzone, intitolata “Una serata in rima”, che quasi tutti credevano che si intitolasse “Diglielo tu Maria”, dalla frase iniziale del ritornello.
L’album “Fuori campo” era stato pubblicato nel 1978, ma visto il successo che otteneva in radio questa canzone venne stampata l’anno successivo su 45 giri, con la title track sul retro: la EMI decise di aggiungere in copertina al titolo “ufficiale” quello che i più ritenevano essere il titolo.
Il brano, veramente molto noto per chi aveva quindici o sedici anni nel 1979, racconta una storia d’amore su una musica orecchiabile e ben arrangiata.
Piero Marras, pseudonimo di Piero Salis, ha continuato e continua tutt’ora l’attività, con dischi interessanti che spesso, dopo i primi tre album, sono stati incisi in lingua sarda e quindi ne hanno un po’ limitato le potenzialità in altre zone d’Italia: consiglio comunque a tutti i suoi dischi, molto interessanti.

1) Una serata in rima ‘Diglielo tu Maria’
2) Fuori campo