giovedì 28 giugno 2012

Carmelita Gadaleta - Sandro trasportando/Naufragio a Milano (1976)












Due cantautori noti firmano le canzoni contenute in questo 45 giri della cantante tarantina Carmelita Gadaleta, una delle più importanti folksinger delle Puglie, Rino Gaetano e Paolo Conte.
Il calabrese è l’autore della musica di “Sandro trasportando”, il cui testo è scritto dal marito della cantante, Eugenio Gadaleta, che solitamente la accompagnava alla chitarra.
“Naufragio a Milano” era invece già stata incisa da Paolo Conte l’anno precedente, ed è una canzone che affronta il tema dell’emigrazione, in modo comunque ironico e con l’humor tipico del cantautore astigiano. 
Come bonus tracks, le versioni di questi due brani cantate dai loro autori: ma devo dire che l'interpretazione della Gadaleta non sfigura affatto.

1) Sandro trasportando (Eugenio Gadaleta-Rino Gaetano)
2) Naufragio a Milano (Paolo Conte)
Bonus tracks:
  3) Rino Gaetano - Sandro trasportando (Eugenio Gadaleta-Rino Gaetano)
  4) Paolo Conte - Naufragio a Milano (Paolo Conte)
 

mercoledì 27 giugno 2012

Paulin - Kentucky/Un sabato o l'altro (1970)












Paulin è lo pseudonimo di Paolo Penco, cantante e cabarettista torinese che aveva debuttato a trent’anni, dopo aver fatto il camionista, e che raggiunse una certa notorietà nei primi anni ’70, in cui appariva anche in televisione sulla Rai; ricordo di averlo visto da bambino, doveva essere il 1970 o il 1971, mentre presentava una sua versione tradotta in piemontese de “Lo straniero di Moustaki” (mi ricordo che iniziava “Con ‘sta faciasa da galera…”).
“Kentucky” racconta la storia d’amore tra una ragazza americana (proveniente appunto da quello stato) ed un operaio della Fiat “con un unico pullover ma targato latin-lover”: è impossibile non farsi venire in mente, ascoltandola, le storie cantate da Fred Buscaglione, anche a causa del forte accento torinese di Paulin, così simile a quello del suo predecessore.
Il testo è di Mauro Castagneri, mentre le musiche sono di Mario Piovano e Pino Pisano (quest’ultimo è il chitarrista del gruppo beat torinese degli Stereo, autori di un bel disco strumentale per la DKF nel 1966); l’etichetta riporta Castagneris al posto del cognome corretto, ed omette Piovano dagli autori.
“Un sabato o l’altro” è un valzer che racconta un sabato vissuto in una balera di periferia, di quelle vicine ai vecchi circoli Arci, con il quadro di Gaetano Bresci che ammazza re Umberto: il testo è di Leo Chiosso mentre la musica è di Mario Piovano ma, per un evidente errore, sull’etichetta il cognome del musicista di Cambiano è diventato “Pisano” (con riferimento forse al coautore del lato A)….ma ad errore si somma errore: infatti in Siae la canzone è depositata, per così dire, al femminile, con il titolo “Un sabata o l’altro”….mah!!!

1) Kentucky (Mario Castagneri-Pino Pisano-Mario Piovano)
2) Un sabato o l'altro (Leo Chiosso-Mario Piovano)

giovedì 14 giugno 2012

Luciano Rossi - Esaltarsi (1972)













Il blog si ferma per qualche settimana; riprenderà normalmente a fine giugno....ma prima di chiudere temporaneamente vi regaliamo un album di Luciano Rossi, e ne approfittiamo per aprire una parentesi. Non so se avete avuto modo di seguire, in questi giorni, uno scontro tra giganti, quello tra Vasco Rossi e il chitarrista Maurizio Solieri...il cantautore, piccato per alcune dichiarazioni rilasciate da Solieri in un'intervista, lo ha attaccato in uno di quei social network che non uso (non ricordo quale....) dicendo che, sostanzialmente, il chitarrista non si è rinnovato, non è cresciuto musicalmente, i suoi assoli sono sostanzialmente tutti uguali.....attenzione, tutto ciò scritto da Vasco Rossi: uno cioè che, se ascoltate una qualsiasi canzone dell'ultimo album e poi subito dopo una da un disco di vent'anni fa (che so, "Liberi liberi" o "Gli spari sopra"), potete credere che si tratti di due brani dello stesso LP....uno insomma che non si rinnova, né per i testi né per le musiche da decenni: insomma, la storia del bue che dà del cornuto all'asino. Intendiamoci, a volte ascolto anch'io Vasco, ma quando lo faccio mi sento canzoni come "Sono ancora in coma" o "Dimentichiamoci questa città", arrivo persino al 1986 di "Domani sì adesso no".....ma poi basta, vale per lui quello che aveva scritto Lucio Dalla in "Il cucciolo Alfredo": "la musica di Vasco Rossi, che noia mortale, sono più di vent'anni che si ripete sempre uguale....". Qualche canzone salvabile qui e là ci sarà anche (..."Vivere", ad esempio...), ma insomma, proprio lui che parla di rinnovarsi....che poi, sia detto, vale per quasi tutti quelli con carriere così lunghe, non è che gli ultimi album di Guccini, Ligabue, Baglioni o altri abbiamo chissà quali novità. Ed allora, visto che "la musica contemporanea mi butta giù" e siamo "sommersi soprattutto da immondizie musicali" (....tanto per citare Battiato), chiudiamo questa lunga parentesi e riscopriamo, a partire da oggi, la discografia di uno dei cantautori dimenticati degli anni ’70, Luciano Rossi, che ebbe alcuni anni di grande notorietà sia come autore per altri artisti (con “Se mi lasci non vale” per Julio Iglesias o “Un rapido per Roma” per Rosanna Fratello) che come interprete con canzoni come “Ammazzate oh!”, “Senza parole” e “Bambola”, che entrarono nelle posizioni alte delle classifiche tra il 1975 e il 1977; eppure oggi Rossi è ricordato da pochissimi, a parte ovviamente gli addetti ai lavori.
Recuperando alcuni album della sua discografia speriamo che si riaccenda un po’ di interesse verso questo cantautore, sicuramente un po’ appartato rispetto ad altri colleghi ma comunque dotato di buone doti come compositore e di una vena che a volte riusciva anche ad essere ironica con intelligenza.
Comiciamo dal suo album di debutto, “Esaltarsi”: il disco è datato novembre 1972 ed è pubblicato dalla Ariston, la casa discografica di Alfredo Rossi.
La canzone che apre il disco è anche quella che dà il titolo, ed il testo di “Esaltarsi” è un po’ sulla falsariga della battistiana “Emozioni”, descrivendo il vivere le esperienze della vita
In “Per i bambini si chiamano zio” affiora l’ironia che caratterizzerà Luciano Rossi in altre canzoni successive, anche di successo; il titolo è cantato da un coro di bambini.
Bella musicalmente “Chissà come andrà a finire”, con il flauto in evidenza; in altre canzoni, come “Oggi…o al massimo domani” si sente l’influsso dei cantautori della West Coast come James Taylor.
“Ritornerà” invece mi fa venire in mente un suo omonimo (solo per il cognome), e cioè Stefano Rosso (che come sappiamo di cognome in realtà si chiamava Rossi): infatti la melodia ha una cadenza popolare simile a quelle usate dal collega e concittadino.
“Amore bello” è l’unica canzone in dialetto romanesco dell’album, mentre “Un rapido per Roma”, come già scritto già interpretata da Rosanna Fratello, è l’unica canzone non inedita.
I testi e le musiche sono tutti di Luciano Rossi, con una collaborazione di Alessandro Colombini per i testi di “Chissà come andrà a a finire” e “Senza di te”
Gli arrangiamenti e la direzione d’orchestra sono di Franco Orlandini e Gianfranco Lombardi.

LATO A

1) Esaltarsi (Luciano Rossi)
2) Per i bambini si chiamano zio (Luciano Rossi)
3) Mediterraneo…paese mio (Luciano Rossi)
4) Chissà come andrà a finire (Luciano Rossi-Alessandro Colombini-Luciano Rossi)
5) Oggi…o al massimo domani (Luciano Rossi)

LATO B

1) Ritornerà (Luciano Rossi)
2) Senza di te (Luciano Rossi-Alessandro Colombini-Luciano Rossi)
3) Amore bello (Luciano Rossi)
4) Un rapido per Roma (Luciano Rossi)
5) Foglie foglie (Luciano Rossi)

mercoledì 13 giugno 2012

Gipo Farassino - Serenata a Margherita/Quando capirai (1968)












La data di questo 45 giri di Gipo Farassino è 23 aprile 1968: è questo il periodo in cui la fama del cantautore torinese finalmente esce fuori dai confini piemontesi per diventare finalmente nazionale, e questo senza dubbio è dovuto al passaggio dalla lingua del Piemonte all’italiano, passaggio avvenuto sporadicamente già in qualche 45 giri per l’Italmusica (sul blog avevamo presentato tempo fa uno di questi, “L’appassionata”) ma realizzato compiutamente con il passaggio alla Fonit-Cetra e l’incisione di album come “Avere un amico” e “Due soldi di coraggio”, dischi tra i migliori della canzone d’autore italiana.
Proprio in “Due soldi di coraggio” viene inserita “Serenata a Margherita”, canzone vicina al repertorio dello stesso periodo di Gaber, con un testo che sembra quasi uscito dalla penna di Leo Chiosso; la musica, verso la fine, prende un andazzo bandistico.
Inedita su LP è invece “Quando capirai”, canzone sicuramente più interessante e più da cantautore, il cui testo risente delle atmosfere e degli ideali del periodo in cui è stata incisa.
Nel 1971 Donatella Moretti inciderà questa canzone nel suo bell’album “Storia di storie”.
Gli arrangiamenti e la direzione d’orchestra sono curati dal maestro Giancarlo Chiaramello.

1) Serenata a Margherita (Gipo Farassino)
2) Quando capirai (Gipo Farassino)
Bonus track: 3) Donatella Moretti - Quando capirai (Gipo Farassino)

martedì 12 giugno 2012

Alberto Lupo & Maurizia - Non m'interessi più/L'uomo venuto dal mare (1975)












Ritorniamo a parlare di Gianni Mori, che qualche giorno fa abbiamo avuto come ospite sul blog, presentando due canzoni di cui è autore, pubblicate in un 45 giri della Sides di una cantante sconosciuta, Maurizia, a cui collabora sul lato A Alberto Lupo.
L’attore fa quello che fa in tutti i dischi incisi, da “Parole parole” in poi, e cioè recita un testo: in “Non mi interessi più” si tratta di alcuni versi d’amore, all’inizio, verso la metà e nel finale, sul tema di una coppia che si sta lasciando.
Più interessante la canzone sul lato B, “L’uomo venuto dal mare”, con un testo misticheggiante, interpretata dalla sola Maurizia, che ha una voce bella ma forse poco personale e di cui ignoro altre incisioni oltre a queste due.
In entrambi i brani dirige l'orchestra il maestro Romano Farinatti.

1) Non m'interessi più
2) L'uomo venuto dal mare

lunedì 11 giugno 2012

Erminio Macario - La recita è finita/Sanremo Sanremo (1976)












Torniamo ad occuparci di Macario con un 45 giri del 1976, che contiene la sigla della trasmissione televisiva "Macario 1 e 2", "La recita è finita", scritta da Leo Chiosso, Bruno Corbucci e Mario Amendola per il testo e dal noto direttore d'orchestra Mario Bertolazzi per la musica (curiosamente per la Siae Bertolazzi usava lo pseudonimo "J J Colt").
La canzone è la tipica sigla televisiva, il gradevole testo ripercorre la descrizione di un palcoscenico al momento della fine dello spettacolo, un palcoscenico come quello raffigurato in copertina, ed il protagonista è l'addetto alle pulizie, che raccoglie questi frammenti di show rimasti dopo la calata del sipario.
Sul retro "Sanremo Sanremo", una canzone scritta dai fratelli Conte in collaborazione: lo stile dei due è riconoscibilissimo, l'atmosfera retrò con la musica con i fiati in evidenza si accompagna a un testo che descrive il festival, in particolare quello degli anni '50: direi che è una canzone che non avrebbe sfigurato affatto in uno dei primi dischi del cantautore avvocato.
Gli arrangiamenti sono di Gianni Oddi, i cori di Nora Orlandi, mentre la produzione del disco è accreditata a un misterioso "Gewarsa"

1) La recita è finita (Leo Chiosso-Bruno Corbucci-Mario Amendola-Mario Bertolazzi)
2) Sanremo, Sanremo (Giorgio e Paolo Conte)

domenica 10 giugno 2012

Marc 4 - Mooke/Simona (1969)













I Marc 4 sono il più noto gruppo di studio italiano: riunitisi inizialmente per accompagnare Armando Trovajoli nell’incisione di moltissime colonne sonore, presto incisero materiale in proprio, diventando sicuramente i più rappresentativi esponenti del genere “lounge” italiano degli anni ’60 e ’70.
Come si sa, il nome è l’acronimo di quelli dei musicisti, che erano Maurizio Majorana al basso, Antonello Vannucchi alle tastiere, Roberto Podio alla batteria e Carlo Pes alla chitarra, tutti con solide esperienze musicali precedenti: Majorana e Podio avevano infatti suonato insieme nella “Seconda Roman New Orleans Jazz Band”, Vannucchi proveniva dal Quintetto di Lucca e Pes dal gruppo di Bruno Martino; inoltre tutti e quattro facevano parte dell’Orchestra della Rai.
Spesso i Marc 4 incisero sigle di trasmissioni televisive, come le due contenute in questo 45 giri, firmate entrambe da Pes e che erano la sigla di “Controfatica”, trasmissione curata da Bruno Modugno su cui non so dirvi nulla.
In “Mooke” è in evidenza all’inizio la chitarra elettrica (arricchita di un flanger) di Pes, sostituita poi dall’hammond; “Simona” invece, su una ritmica sudamericana, si basa sul dialogo tra pianoforte ed organo.

1) Mooke (Carlo Pes)
2) Simona (Carlo Pes)

sabato 9 giugno 2012

Franca Frati, Carlo Pierangeli e Marta Tomelli con l'orchestra di Lorenzo Gardino - EP (1962)


 









Quello di oggi è un EP collettivo (la matrice è datata 12 luglio 1962), curato dal maestro Lorenzo Gardino, che si occupa degli arrangiamenti e della direzione d’orchestra, e con le voci di Franca Frati, Carlo Pierangeli e Marta Tomelli: siamo nella musica folk più vicina al liscio, tra polke e mazurke.
Di Gardino potete leggere qualche notizia in più in questo articolo tratto dal numero di “Musica e dischi” di gennaio 1963.
Molto noti i brani tradizionali “La villanella” (famoso il ritornello “O come balli bene bella bimba...”) e “Vinassa”: a proposito di questa canzone, mi ricordo che i versi iniziali “Là nella valle c'è un'osteria, è l'allegria, è l'allegria” erano storpiati allo stadio dai tifosi in “La nella valle c'è un filo d'erba...”, a cui seguiva il nome della squadra avversaria accompagnato da un insulto che faceva assonanza con la parola “erba” e che vi lascio immaginare...
Viva Torino” è un brano allegro, che definisce Torino come “la città delle belle donne”, ed è più che altro un insieme di stornelli in italiano e in piemontese.
Unica canzone non tradizionale, ma che è comunque diventata un classico del folklore piemontese, è “Turin (t' ses la mia vita)”, scritta da Eugenio Testa, attore e regista torinese su cui potete trovare notizie qui e da Enrico Maria Chiappo, commediografo e musicista della nota famiglia di costruttori di pianoforti: belli i versi, che descrivono “Turin ca l'à le cite tute bele...”, ribadendo il concetto della canzone precedente.

LATO A

1) Franca Frati e Carlo Pierangeli - La villanella (tradizionale)
2) Marta Tomelli e Carlo Pierangeli – Vinassa (tradizionale)

LATO B

1) Marta Tomelli e Carlo Pierangeli - Viva Torino (tradizionale)
2) Franca Frati – Turin (t’ses la mia vita) (Enrico Maria Chiappo-Eugenio Testa)

giovedì 7 giugno 2012

Edda Ollari - C'è chi può/Chi sei (1967)












Dopo qualche tempo ritorniamo a parlare di Edda Ollari, presentando un suo 45 giri del 1967.
C’è chi può” è una canzone spensierata ed orecchiabile, un po’ sulla falsariga del precedente successo della cantante parmigiana, “...che tu mi baciassi”; l'autore della musica è il torinese Edilio Capotosti, mentre il testo è di Alberico Gentile (l'autore, tra le tante, della versione in italiano di "Speedy Gonzales").
Chi sei?” è la cover di una canzone, “Down”, firmata in Siae da Herbert Bernstein e Larry Russell Brown: non so nulla della versione originale di questo brano, in cui comunque la bella voce della Ollari si mette decisamente in evidenza.
Sull’etichetta il cognome Russell Brown è separato, come se si trattasse di due autori diversi.
Entrambe le canzoni sono arrangiate da Roberto Negri.

1) C'è chi può (Alberico Gentile-Edilio Capotosti)
2) Chi sei (Alberico Gentile-Herbert Bernstein-Larry Russell Brown)

mercoledì 6 giugno 2012

Mario Scrivano – Doppio 45 giri (1970)


Il disco di oggi è una pubblicazione molto particolare di Mario Scrivano: si tratta infatti di un doppio 45 giri, inserito in una copertina apribile (come quelle di molti LP), un esperimento della Kansas che, per l'etichetta di Domenico Serengay, rimase un caso isolato.
Il naufrago” è un brano lento con un testo triste, scritto da Franco Clivio e Giorgio Seren Gay, in cui il cantautore si definisce come un battello alla deriva, un naufrago smarrito; curato l’arrangiamento (non è riportato purtroppo chi l’abbia seguito), con la chitarra acustica in evidenza.
Una favola chiusa”, “Dimenticar” e “I miei amici” sono scritte da Claudio Nobbio (le prime due con Domenico Serengay), di cui abbiamo già parlato in questo blog; la prima è un valzer d’amore, mentre “Dimenticar” è una canzone d’amore che mi ricorda Salvatore Adamo, infine “I miei amici” ha un assolo di tromba in evidenza a metà canzone.

Come capita spesso per i dischi Kansas, anche in questo caso vi sono alcune incongruenze tra gli autori scritti nell’etichetta e quelli del deposito Siae.
Scrivano è accompagnato dal complesso “I Mack 4” che, nella presentazione all’interno della copertina, sono definiti il suo gruppo di accompagnamento nelle serate: rimangono però ignoti i nomi dei componenti.

Disco 1

1) Il naufrago (Franco Clivio-Giorgio Seren Gay-Mario Scrivano)
2) Una favola chiusa (Claudio Nobbio-Domenico Seren Gay-Mario Scrivano-Franco Zauli)

Disco 2

1) Dimenticar (Claudio Nobbio-Domenico Seren Gay-Mario Barigazzi-Mario Scrivano-Franco Zauli)
2) I miei amici (Claudio Nobbio-Mario Scrivano)

martedì 5 giugno 2012

Conny Fabry - Jij gekke mama/Where is he mama (1989)













Il disco che presentiamo oggi contiene due cover di “Viva la mamma”, il célèbre successo di Edoardo Bennato, in fiammingo ed in inglese: entrambe le versioni sono state incise nel 1989 in un 45 giri dalla cantante belga Conny Fabry.
L’autrice del testo in fiammingo è Rose Windels (il nome completo, registrato in Siae, è Marie Rose Amanda Windels), mentre la versione in inglese è firmata sull’etichetta Zave, ma non abbiamo ulteriori informazioni.
Rispetto alla versione originale manca in entrambi i brani l’introduzione lenta, quella in cui Bennato canta i versi “C’è folla tutte le sere nei cinema di Bagnoli un sogno che è in bianco e nero tra poco sarà a colori…”.

1) Jij gekke mama (Rose Windels-Edoardo Bennato)
2) Where is he mama (Zave-Bennato)

domenica 3 giugno 2012

Umberto Tozzi - Tu/Perdiendo a Ana (1978)












L’album di Umberto Tozzi del 1978, “Tu” (così come quello dell’anno precedente “E’ nell’aria…ti amo”) è realizzato con musicisti torinesi tranne uno, il batterista Euro Cristiani, triestino, ma che ha soggiornato a Torino per decenni, a partire dagli anni ’60 (in cui viveva a Pino Torinese e suonava con Patrick Samson): Guido Guglielminetti al basso, Roberto Zanaboni alle tastiere e Tore Melillo alla chitarra.
Il disco bissa il successo del precedente, grazie soprattutto al 45 giri contenente “Tu” e “Perdendo Anna”; la versione che presentiamo oggi è quella spagnola, con copertina diversa e con “Tu” tradotta in spagnolo, anzi in castigliano (come recita la copertina), da Oscar Gomez.
Il retro, “Perdendo Anna”, è invece in italiano, e si riferisce a quella che era all’epoca la ragazza di Umberto, la bolognese Annalisa, presentatagli da Valerio Liboni ai tempi della Strana Società.

1) Tu (Oscar Gomez-Giancarlo Bigazzi-Umberto Tozzi)
2) Perdendo Anna (Giancarlo Bigazzi-Umberto Tozzi)

sabato 2 giugno 2012

Roberto Ferri – Italian brothers reggae/E 123 (1980)












Di che disco parlare oggi, 2 giugno, festa della Repubblica? Ma naturalmente dell’inno di Mameli…in una bizzarra versione reggae, opera di Roberto Ferri, personaggio attivo sin dalla fine degli anni ’60 (incideva allora per la PDU), vincitore come autore di un festival di Sanremo (“Sarà quel che sarà” di Tiziana Rivale), coautore con Fabrizio De André di “Faccia di cane” per i New Trolls e “Lunfardia” per Celentano, nonché con Vasco Rossi e Gaetano Curreri di “E dimmi che non vuoi morire” per Patty Pravo, ed infine marito di Marinella (qualcuno la ricorda a Sanremo?).
Ferri è bolognese, ed alla fine degli anni ’70 era in contatto con tutta la scuola demenziale bolognese, che vedeva negli Skiantos i suoi massimi esponenti ed in gruppi come i Luti Chroma, i Gaz Nevada, i Teobaldi Rock o in solisti come Paco d’Alcatraz i comprimari: e probabilmente questa scena lo ha influenzato nel proporre “Fratelli d’Italia” con questo arrangiamento.
Del resto anche il retro, “E 123”, si può collocare nel filone demenziale.
Coautore di entrambi i brani con Ferri (e, per il lato A, con Mameli e Novaro, anche se in Siae il brano “Italian brothers” non vede le loro due firme…) è Giancarlo Trombetti, che arrangia e dirige l’orchestra.
Infine, date una guardata al retro di copertina: i nomi dei musicisti e dei collaboratori sono stati storpiati in chiave "risorgimentale"…riuscite a indiivuare chi si nasconde dietro questi pseudonimi? Alcuni sono molto facili, altri un po’ meno….

1) Italian brothers reggae (Roberto Ferri-Giancarlo Trombetti-Goffredo Mameli-Michele Novaro)
2) E 123 (Roberto Ferri-Giancarlo Trombetti)

venerdì 1 giugno 2012

Renzo Gallo - Dal minicabaret Renzo Gallo n° 2 (1974)












Mercoledì è morto Renzo Gallo, il noto cantante e cabarettista torinese (ma di origini pugliesi), a 84 anni, e giovedì si sono svolti i funerali ad Avigliana, il paese dove Gallo viveva da molti anni.
Non ho trovato nemmeno un trafiletto su "La Stampa": ora, se è vero che ormai da molti anni non era più attivo in campo artistico, è pur vero anche che negli anni '60 e '70 era stato uno degli animatori delle serate torinesi con il suo locale, il Minicabaret, in cui si sono esibiti molti nomi del teatro umoristico piemontese, ed era stato inoltre con i suoi dischi incisi per la Fonit-Cetra prima e per la Rengall, la sua etichetta, poi, uno dei maggiori esponenti della canzone dialettale torinese.
Mi stupisce quindi il totale silenzio del quotidiano della mia città, segno evidente di una memoria che sta scomparendo giorno dopo giorno: ma noi, forse utopisticamente, vogliamo proprio conservare questa memoria e quindi proponiamo un album di Renzo Gallo, disco che peraltro era già programmato e la cui pubblicazione anticipiamo di qualche settimana.
Il disco è registrato dal vivo, ma l'esibizione avviene su basi musicali arrangiate dal maestro Antonio Simonetti (di cui mi pare abbiamo già parlato in questo blog): dà comunque l'idea di quello che era uno spettacolo di Gallo, con l'alternarsi alle canzoni di brani recitati.
Oltre a quelle di cui Gallo è autore, voglio segnalare in maniera particolare alcune cover: la prima è "Ma gnanca n'can", che è la versione in piemontese di "La complainte de la Butte", scritta da George Van Parys per la musica e dal regista Jean Renoir per il testo e cantata da Anna Amendola nel film "French cancan" dello stesso Renoir del 1955, in cui veniva ripercorsa tutta la storia del Moulin Rouge e del varietà francese.
Una delle versioni più celebri è quella di Mouloudj, dello stesso anno, ma recentemente la canzone è stata ripresa anche da Rufus Wainwright, nel 2001, nel film "Moulin Rouge".
La seconda cover è invece quella che apre il lato B, "Monsû car general", che è la celeberrima "Le déserteur" di Boris Vian, ripresa recentemente in italiano da Ivano Fossati nella traduzione che Giorgio Calabrese scrisse per la Vanoni (un altro testo è stato invece scritto ed interpretato da Luigi Tenco e pubblicato postumo in una raccolta di inediti curata dal Club Tenco).
 Vi è poi "Tim ciamave prosot"; che è stata lanciata da Gipo Farassino nel suo album "Me cit Turin" del 1963, con il titolo scritto "T'in' ciamave prossot": non mi avventuro certo in disquisizioni filologiche su quale sia l'esatta grafia piemontese...ma per i non piemontesi spiego che il "prossot" è una piccola pera, ed il testo della canzone, scritto da Leo Chiosso (la musica è di Giovanni Moretto ma sull'etichetta, evidentemente per un errore, è riportato come compositore Enrico Simonetti), è la storia di un tradimento perpetrato dalla più bella del Lingotto ai danni del più fesso di Nichelino.
Infine "Picun", il cui titolo originale è "Piccun dagghe cianin", che è una celebre canzone del 1957 che Gallo traduce dal genovese in piemontese, e che è la storia struggente di un uomo che assiste alla demolizione della casa della sua infanzia: il testo è di Ottavio De Santis, l'autore della celeberrima "Lungo il viale", successo di Natalino Otto.
Per chi fosse interessato, qui si può trovare un articolo con la storia della nascita della canzone.
Due sono le poesie recitate da Gallo sulla base musicale del pianoforte: "An can a la Crusetta" (la Crocietta è il noto quartiere bene torinese) e "Cor del gas", scritta insieme a Franco Roberto (che abbiamo già incontrato nel blog come collaboratore di Mario Ferrero).
Un disco che restituisce l'immagine di una Torino, quella delle piole di Balocco e della canzone dialettale, che è forse ormai irrimediabilmente scomparsa, pare nell'indifferenza generale.

LATO A

1) Ghitin (Renzo Gallo)
2) Parlato (Renzo Gallo)
3) Tim ciamave prosot (Leo Chiosso-Giovanni Moretto)
4) Ho tambussato alla tua porta (Renzo Gallo)
5) Ma gnanca n'can (Renzo Gallo-Jean Renoir-Georges Van Parys)
6) An can a la Crusetta (Renzo Gallo-Nando Francia)

LATO B

1) Monsû car general (Renzo Gallo-Boris Vian)
2) Cor del gas (Franco Roberto-Renzo Gallo-Nando Francia)
3) Mama che noit (Renzo Gallo)
4) Picun (piccon dagghe cianin) (Renzo Gallo-Ottavio De Santis-Gino Pesce)