Euterpe era la musa della musica, secondo la mitologia greca. Questo blog tratta di musica: classica, leggera, pop (come recitava Vanna Brosio presentando "Adesso musica"). Sono quindi presenti nel blog recensioni di dischi e di libri su argomenti musicali, accompagnate da immagini, con un occhio di riguardo (anche se non esclusivo) per la musica prodotta sotto la Mole.
sabato 30 marzo 2013
Enzo Jannacci - Duetti, rarità, curiosità & cover 1960-2008 - Vol. 1°
Ho sempre ritenuto Enzo Jannacci uno dei più importanti, se non il più importante in assoluto, tra i cantautori italiani: e con i Powerillusi abbiamo proposto in concerto sue canzoni sin dal 1987 (ed una l'abbiamo anche incisa nel 1989).
Da bambino mi aveva colpito, come molti nati come me negli anni '60, "Vengo anch'io.No tu no", e mi ricordo l'estate del 1968 a Cattolica in cui, bambino, con il mio amico Giulio Di Santo cantavamo in spiaggia la canzone dividendoci le parti a seconda dell'esecuzione ("Adesso io canto Vengo anch'io e tu dici No tu no, poi facciamo cambio").
Con il passare degli anni l'ho poi riscoperto da adolescente, per la precisione nel 1979, con un album che si intitolava "Fotoricordo" e che fu il primo suo disco che comprai: naturalmente qui e là mi capitava ancora di ascoltare qualche suo brano in televisione (mi ricordo ad esempio "Secondo te che gusto c'è" sigla di un programma televisivo con un'animazione di Bruno Bozzetto), ospite di qualche programma che guardavano i miei genitori (da "Senza rete" a "Il poeta e il contadino"), ma fu "Fotoricordo" che mi fece scoprire la sua caratteristica principale, e cioè il suo cantare gli ultimi con uno sguardo che cercava di leggere la commozione e la pena per la condizione umana attraverso il filtro dell'ironia e della satira (pensate, per capirci, alla vicenda de "L'Armando" o a "La disperazione della pietà" o, per restare all'album "Fotoricordo", a "Io e te" o "Natalia").
In pochi mesi, cercando tra le bancarelle di via Po riuscii a procurarmi qualche album precedente come "Quelli che..." (altro capolavoro), "O vivere o ridere" e l'antologia pubblicata dalla RCA Linea Tre "Così ride Enzo Jannacci", scoprendo gemme come "Vincenzina e la fabbrica", "Rido", "Il bonzo", "Ragazzo padre".
E a seguire fu pubblicato un altro album imperdibile, "Ci vuole orecchio".....anni dopo mi venne naturale, quando iniziai a muovere i primi passi su Internet, creare un sito (o meglio, un tentativo di sito....) dedicato a Jannacci: cercai con l'aiuto di amici (Franco Settimo, Enrico Bellino, Livio Benerecetti tra gli altri) di ricostruire la discografia del medico cantautore, direi per la prima volta: il frutto di quel lavoro si concretizzò anche in un articolo pubblicato da Fernando Fratarcangeli su "Raro!" (che riguardava i primi anni della sua discografia).
Mi ricordo che quando feci vedere a Paolo, il figlio di Enzo che tutti conosciamo, alcuni 45 giri degli anni '60 incisi dal padre, mi aveva detto non solo che la maggior parte non li aveva conservati, ma che lui stesso girava tra i mercatini di dischi per cercare quelli incisi dal padre e che gli mancavano.
Con Franco Settimo e Michele Neri ho poi collaborato per la ricostruzione (questa volta completa temporalmente) della discografia pubblicata su "Musica leggera", e sempre con Franco abbiamo lavorato ad un libro direi molto completo che doveva essere pubblicato dalla Coniglio Editore ma che, per tanti motivi, è ancora inedito, ahimè.
E mi è sembrato naturale e ovvio, oggi, dare il mio ringraziamento a Enzo Jannacci ed alle emozioni che mi hanno procurato nel corso di questi anni le suo canzoni con questo post, in cui ho racchiuso alcune (non tutte, infatti si intitola volume 1....) rarità, curiosità, cover e duetti: non posso ovviamente per questioni di spazio dilungarmi su tutte come vorrei, ma possiamo ricordare che "Non occupatemi il telefono" è tratto da un flexi-disc allegato alla rivista "Il musichiere" ed eseguito con Giorgio Gaber (la canzone era stata incisa peraltro anche da Gino Paoli e da Sergio Endrigo con il complesso di Riccardo Rauchi, ed anche "L'ombrello di mio fratello" nella versione di Gionchetta era allegato ad una rivista, "Nuova Enigmistica Tascabile".
"L'artista" è tratta dallo spettacolo "Milanin Milanon" del 1962, e si differenzia dalla versione che fu incisa sul 45 giri perché quest'ultima è in italiano.
"Passaggio a livello" venne incisa da Tenco durante il suo periodo Jolly e pubblicata postuma in una raccolta, mentre "Il gruista" è tratta da un programma televisivo del 1967 (Jannacci la inciderà solo più di vent'anni dopo nell'album "Guarda la fotografia"); "Bogo el loco", scritta da Luis Eduardo Aute per l'argentino Luis Aguilé è la versione originale di "Bobo Merenda", mentre "Il pacco", un recitato sulla base di "Ci vuole orecchio", fu pubblicata nell'album omonimo ma soltanto nella versione in cassetta (....ed ovviamente quando il disco fu ristampato in cd la Ricordi nemmeno si sognò di allegarlo come bonus track....).
"Nustalgia de Milan" era contenuta in una raccolta omaggio a Giovanni D'Anzi, "Musical" in una delle raccolta pubblicate dal Club Tenco e la versione strumentale di "Tira a campà" era inserita nella colonna sonora del film di Lina Wertmuller "Pasqualino Settebellezze"; anche "Piccoli equivoci" faceva parte di una colonna sonora, quella del film omonimo di Ricky Tognazzi, mentre altre canzoni sono tratte da dischi di vari colleghi di Jannacci con cui ha, a volte, duettato (Baccini, Baglioni, il cabarettista Osvaldo Ardenghi), tranne "Bartali" che è invece tratto dalla raccolta del 2006 "The best".
Tra questi duetti mi piace ricordare quello con i Selton in "Pedro Pedreiro": il gruppo brasiliano ha dedicato al repertorio di Jannacci un intero album, intitolato "Banana à Milanesa".
Vi sono infine cover di canzoni di Jannacci eseguite da Drupi ("Senza parole"), ancora Baglioni ("Vengo anch'io. No, tu no") e i Powerillusi, come ho ricordato prima, e due omaggi che Jannacci ha voluto dedicare a due sue colleghi come Bindi ed Endrigo; anche "Via del Campo", canzone di cui Jannacci è autore della musica, è stato un omaggio per De André, l'autore del testo che l'aveva incisa nel 1967.
Apre il disco "L'uomo a metà" dall'album omonimo del 2003, che considero una delle canzoni più belle di Jannacci, mentre la chiusura è affidata a "Geppina", un divertissement che venne pubblicato solo nel sito ufficiale del cantante in formato mp3 scaricabile (e che ora è ovviamente introvabile).
Anche i prossimi due post saranno legati a Jannacci, mentre per il secondo volume di questa raccolta dovrete attendere un po'.
1) Enzo Jannacci - L'uomo a metà (Enzo & Paolo Jannacci) - 2003
2) I Due Corsari - Non occupatemi il telefono (Franco Franchi-Gianfranco Reverberi) - 1960
3) Rino Gionchetta - L'ombrello di suo fratello (Enzo Jannacci) - 1965
4) Luigi Tenco - Passaggio a livello (Enzo Jannacci) - 1972
5) Enzo Jannacci - Il gruista (Enzo Jannacci) - 1967
6) Enzo Jannacci - L'artista (Enzo Jannacci) - 1962
7) Luis Aguilé - Bogo el loco (Luis Eduardo Aute) - 1967
8) Enzo Jannacci e Osvaldo Ardenghi - Il bonzo (Dario Fo-Aurelio Ponzoni-Dario Fo) - 2004
9) Enzo Jannacci - Il pacco (Enzo Jannacci) - 1980
10) Enzo Jannacci - Nustalgia de Milan (Giovanni D'Anzi) - 1980
11) Enzo Jannacci - Musical (Enzo Jannacci) - 1993
12) Enzo Jannacci & Paolo Conte - Bartali (Paolo Conte) - 2004
13) Enzo Jannacci & Claudio Baglioni - E la vita la vita (Enzo Jannacci-Aurelio Ponzoni-Renato Pozzetto) - 1997
14) Enzo Jannacci - Tira a campà (strumentale) (Lina Wertmüller-Beppe Viola-Enzo Jannacci) - 1975
15) Enzo Jannacci & Francesco Baccini - Canzone in allegria (Francesco Baccini) - 1997
16) Claudio Baglioni - Vengo anch'io.No, tu no (Dario Fo-Fiorenzo Fiorentini-Enzo Jannacci) - 2006
17) Enzo Jannacci - Piccoli equivoci (Enzo Jannacci) - 1990
18) Powerillusi - Il monumento (Enzo Jannacci) - 1989
19) Drupi - Senza parole (Riccardo Piferi-Antonio Galbiati-Mark Harris-Enzo Jannacci) - 1990
20) Enzo Jannaci - Via del Campo (Fabrizio De André-Enzo Jannacci) - 2001
21) Enzo Jannacci - Io che amo solo te (Sergio Endrigo) - 2002
22) Enzo Jannacci & i Selton - Pedro Pedreiro (Enzo Jannacci-Giorgio Calabrese-Chico Buarque de Hollanda) - 2008
23) Enzo Jannacci - Arrivederci (Giorgio Calabrese-Umberto Bindi) - 2003
24) Enzo Jannacci - Geppina (Francesco Saverio Mangieri) - 2001
martedì 26 marzo 2013
La Lionetta - Danze e ballate dell'area celtica italiana (1978)
E' da parecchio tempo che non presentiamo nel blog un disco di musica folk piemontese, e rimediamo oggi con un gruppo, La Lionetta, che sono stati con i Cantovivo i maggiori artefici della riscoperta della tradizione musicale subalpina della seconda metà degli anni '70.
Quest'album pubblicato nel 1978 dalla Shirak (l'etichetta di Johnny Betti) è il loro disco di debutto, molto curato anche graficamente: la copertina è apribile e all'interno vi sono i testi e le presentazioni di ogni brano.
La quasi totalità di essi proviene dal repertorio raccolto da Costantino Nigra, il politico italiano che si dedicò alla riscoperta ed alla conservazione del patrimonio popolare della sua regione, il Piemonte.
I componenti del gruppo sono Roberto Aversa (voce, chitarra acustica, thin wistle, cornamusa, percussioni),
Maurizio Bertani (mandolino, flauto dolce, bombarde, metallofono, violino, voce), Marco Ghio (violino, tablas, voce), Vincenzo Gioanola (melodeon, accordeon, dulcimer, banjo, percussioni, voce) e Laura Malaterra (voce, chitarra classica, dulcimer, percussioni); Aversa e Bertani sono gli unici rimasti nella formazione attuale de La Lionetta.
LATO A
1) Papà demi la bela (tradizionale - Nigra 41)
2) Suite per cornamusa
a) Magna Giuvana (tradizionale - Nigra 87)
b) Ballo della banda dei gobbi (tradizionale)
3) Le vioire (La canzone di Martin) (tradizionale - Nigra 132)
4) La bergera (tradizionale - Nigra 90)
5) Curenta occitana
a) Curenta (tradizionale)
b) Balet (tradizionale)
6) Un'eroina (tradizionale - Nigra 13)
LATO B
1) Dona bianca (tradizionale - Nigra 1)
2) Giga di Sampeyre
a) Introduzione (tradizionale)
b) Giga (tradizionale)
c) Balet (tradizionale)
3) Prinsi Raimundu (tradizionale - Nigra 6)
4) Saltarello (anonimo XIV secolo)
5) Danze di Coumboscuro (tradizionale)
venerdì 22 marzo 2013
Enzo Jannacci - La mia gente (1970)
Recentemente sono stati ristampati in cd i quattro album di Jannacci incisi per l'Ultima Spiaggia dal 1975 al 1979; mancano però ancora all'appello molti LP, in particolare quelli del periodo Jolly e quelli incisi per la ARC e l'RCA, come il disco che presentiamo oggi, "La mia gente", pubblicato a marzo del 1970 e prodotto da Nanni Ricordi.
Il 33 giri è
costituito tutto da canzoni inedite (tranne
"Gli zingari", canzone che Jannacci aveva presentato a Canzonissima e che era stata già pubblicata su 45 giri l'anno precedente come retro di "Il terzino d'Olanda") ed è uno dei più interessanti del
cantautore milanese, con alcuni piccoli capolavori quali "Il duomo
di Milano", ingiustamente dimenticata.
"Il dritto", con musica
scritta da Nando De Luca e con la collaborazione al testo di Anita Parenzo, verrà reincisa anni dopo nell'LP "Ci vuole orecchio" e da Milva nell'album "La rossa"; è
una canzone in cui emerge la sarcastica rassegnazione al fato (il
protagonista finisce la sua vita in un incidente d'auto contro un
muro, ma la musica che accompagna il triste testo è allegra e
ritmata).
"E la marcia va" è uno dei brani, non
inciso prima, dello spettacolo 22 canzoni, scritto da Fo e
Jannacci e presentato dal cantautore nel 1965, mentre "El
carrete" e "Il piantatore di pellame" sono state scritte
insieme a Cochi e Renato (che le incideranno in seguito, e durante alcune partecipazioni televisive
sono state eseguite dai tre insieme), e sono le due canzoni più
nonsense dell'intero disco.
Altro
brano divertente è "Il metrò" (poi inserito nel 1974 nella
ristampa di "Vengo anch'io. No, tu no"): sia il testo, sia la
musica de "Il metrò" sono di Bruno Lauzi, che la
incise con il titolo "Sul metrò".
Completano
il disco le due canzoni incluse, in versioni leggermente diverse, nel
relativo 45 giri "Mexico e nuvole" e "Pensare che...", pubblicato poco tempo dopo: la
musica di "Mexico e nuvole" è attribuita da tutti a Paolo Conte, ma se si verifica nel sito SIAE si vedrà che è invece firmata dal fratello Giorgio e dal musicista astigiano Michele
Virano.
Gli arrangiamenti sono curati da Nando De Luca, tranne "Il duomo di Milano", "70 persone" e "La mia gente", arrangiata da Luis Enriquez Bacalov, e "Gli zingari", curata dallo stesso Jannacci.LATO A
1) Maria me porten via (Enzo Jannacci)
2) Il dritto (Enzo Jannacci-Anita Parenzo-Nando De Luca)
3) E la marcia va (Dario Fo-Enzo Jannacci)
4) Il duomo di Milano (Enzo Jannacci)
5) Il metrò (Bruno Lauzi)
6) 70 persone (Enzo Jannacci)
LATO B
1) Pensare che... (Enzo Jannacci)
2) La mia gente (Enzo Jannacci)
3) El carrete (Enzo Jannacci-Aurelio Ponzoni-Renato Pozzetto-Enzo Jannacci)
4) Gli zingari (Enzo Jannacci)
5) Il piantatore di pellame (Enzo Jannacci-Aurelio Ponzoni-Renato Pozzetto-Enzo Jannacci)
6) Mexico e nuvole (Vito Pallavicini-Giorgio Conte-Michele Virano)
martedì 19 marzo 2013
Seximama - Nepentha (1979)
Chi sono i componenti dell'estemporaneo gruppo torinese Seximama?
Chi segue il nostro blog non avrà difficoltà a riconoscerli dalla foto in copertina: da sinistra a destra Valerio Liboni (batteria, voce), Daniele Torchio (tastiere), Cristina Gazzera (voce, tastiere), Renata Attivissimo (voce) e Roger Riccobono (chitarre, basso); di essi, Torchio e Riccobono sono gli autori della musica di "Nepentha", mentre Liboni con Gualtiero Gatto (che è il produttore) firma il testo.
Si tratta di un brano di discomusic con le tipiche sonorità delle produzioni italiane del periodo, suddiviso in due parti: direi nulla di più che una curiosità.
L'etichetta è la F1 Team, distribuita dalla Panarecord, specializzata in dischi di questo tipo.
Un'ultima cosa: all'epoca c'era a Torino in corso Brescia una discoteca che si chiamava "Big Nepentha": chissà se l'idea per il titolo è nata a Liboni da questo locale.
1) Nepentha (part one) (Torchio-Riccobono-Gatto-Liboni)
2) Nepentha (part two) (Torchio-Riccobono-Gatto-Liboni)
venerdì 15 marzo 2013
Giorgio Lo Cascio - Il poeta urbano (1976)
Dopo quasi due anni torniamo a presentare un album di Giorgio Lo Cascio, il secondo, che segue di tre anni "La mia donna", pubblicato dalla IT; il cantautore romano passa alla Divergo, nuova etichetta fondata dal direttore di "Musica & Dischi", Mario De Luigi jr, e nella primavera del 1976 registra "Il poeta urbano".
L'album è composto da nove canzoni di impostazione acustica e da un brano strumentale, "Pegaso" (basato sul flauto e la chitarra classica); Lo Cascio è autore di tutte le musiche e di tutti i testi tranne uno, "La baracca del vino a via Imbonati", scritto da Arnaldo Picchi.
Tra i musicisti presenti nel disco è da citare Pablo Romero, collaboratore nello stesso periodo di Antonello Venditti, che suonando molti strumenti come la quena, il flauto di pan o il charango, arricchisce gli scarni arrangiamenti.
Apre il disco la title track, che penso sia l'unica canzone nella storia della musica leggera italiana in cui nel testo si cita la filologia romanza; segue "Primo messaggio", cantata insieme a Diana Corsini.
"Per te che mi sei compagna", dedicata alla moglie del cantautore Ivana Piacentini (autrice della foto di copertina) è l'unica canzone d'amore del disco, mentre "Sull'orlo del vulcano" ricorda un po' il primo De Gregori, con cui peraltro come sappiamo Lo Cascio aveva iniziato l'attività musicale.
"Rotolando per le scale" racconta di un uomo, un professore, che fugge dal suo paese (che potrebbe essere il Cile o l'Argentina di quegli anni, o anche la Grecia del 1967) in cui si è instaurata una dittatura militare: la canzone si collega alla successiva, "Lo stadio e l'isola", in cui il riferimento ai lupi dell'isola di Dawson fa capire che ci si riferisce al Cile, ed al brano conclusivo, "Per liberare la mia terra".
Al disco è allegato un inserto con i testi e gli spartiti delle canzoni.
Il limite del disco sta negli arrangiamenti dei brani, un po' troppo monocordi (tranne poche eccezioni) e nella voce di Lo Cascio, che è la tipica voce da cantautore italiano degli anni '70, più attento al contenuto dellle cose che sta cantando che non alla forma in cui le sta esprimendo.
LATO A
1) Il poeta urbano (Giorgio Lo Cascio)
2) Primo messaggio (Giorgio Lo Cascio)
3) Per te che mi sei compagna (Giorgio Lo Cascio)
4) Sull'orlo del vulcano (Giorgio Lo Cascio)
5) La baracca del vino a via Imbonati (Arnaldo Picchi-Giorgio Lo Cascio)
LATO B
1) Nebbia artificiale (Giorgio Lo Cascio)
2) Rotolando per le scale (Giorgio Lo Cascio)
3) Lo stadio e l'isola (Giorgio Lo Cascio)
4) Pegaso (Giorgio Lo Cascio)
5) Per liberare la mia terra (Giorgio Lo Cascio)
mercoledì 13 marzo 2013
Nuccio Nicosia - Ci saranno meno grida.../Chi sei (1967)
Quest'anno Gigi Meroni avrebbe compiuto settant'anni: era infatti nato a Como il 24 febbraio del 1943, e come si sa morì a Torino il 15 ottobre 1967 investito dal diciannovenne Attilio Romero, che curiosamente diventerà nel 2000 presidente del Torino, portando peraltro la squadra al fallimento cinque anni dopo.
Il 45 giri di oggi è proprio dedicato a Meroni, ed è inciso da Nuccio Nicosia, che abbiamo già presentato altre volte nel blog, ad esempio nel post sul suo 45 giri per l'Emanuela o per il disco inciso come Nuccio Nicosia e l'Industria Musicale.
Il testo racconta la vita e la morte di Gigi Meroni, su una musica melodica, mentre la canzone sul retro, "Chi sei", è un brano beat con un testo d'amore.
Il complesso è quello di Nuccio Nicosia, con un certo Dany Spray come voce solista sul lato A e un tale Nino Zanetti sul lato B. L'etichetta è la sconosciutissima Spring Record, che immagino essere torinese.
Come al solito vi è la consueta discrepanza tra l'etichetta e i dati in Siae: infatti il testo risulta depositato da Sergio Pasteris, assente sul disco e sostituito da tal Martucci: uno pseudonimo?
1) Ci saranno meno grida... (Sergio Pasteris-Giuseppe Nicosia)
2) Chi sei (Sergio Pasteris-Giuseppe Nicosia)
venerdì 8 marzo 2013
AA.VV. - 7° Burlamacco d'oro (1964)
Tutti quelli (specialmente giornalisti) che si lamentano oggi dei talent show e rimpiangono un passato in cui i cantanti venivano scoperti senza gare e competizioni ma basandosi su una valutazione oggettiva del talento eventualmente esistente dimostrano soltanto di non conoscere nulla del passato: i talent show sono sempre esisititi, solo che una volta non si chiamavano così.
Negli anni '60 l'Italia aveva un festival in ogni regione, ma che dico, uno in ogni provincia, e non erano altro che un modo per selezionare nuovi cantanti: oltre ai due maggiori, Castrocaro ed Ariccia, c'erano altri festival (Bellaria, Ancora, Pesaro, Rieti dedicato ai complessi) dove si avvicendavano nomi noti con debuttanti (e che quindi stavano a metà strada, diciamo così, tra quelli per cantanti affermati e quelli per giovani), ed altri ancora più piccoli solo per le voci nuove, come la "Fiera della Canzone Italiana" di Milano, a cui nel 1967 partecipa un certo Rosalino Cellamare, o il "Festival Internazionale dei Ragazzi" di Sanremo, che nell'edizione del 1965 vede tra i partecipanti una certa Carla Bissi di Forlì.
Pensate che un festival come la "Sei giorni della canzone" vedeva la partecipazione di ben cento cantanti in cinque giorni, e se è vero che tutti i partecipanti avevano già una casa discografica la maggior parte di essi erano comunque dei debuttanti.
Il disco che presentiamo oggi riguarda uno di questi festival per nomi però gia affermati o quasi, il "Burlamacco d'oro", noto anche come "Festival di Viareggio", nato nel 1958 per iniziativa del paroliere e compositore Aldo Valleroni come manifestazione musicale legata al Carnevale di Viareggio; l'edizione è quella del 1964, presentata da Johnny Dorelli, ed il disco doppio aveva finalità benefiche, in quanto era a sostegno della Croce Rossa Italiana.
Il vincitore quell'anno fu Gianni Morandi con "In ginocchio da te", ma molte altre canzoni raggiunsero la notorietà, come "Una rotonda sul mare", successo bandiera di Fred Bongusto (curiosamente qui intitolato "La rotonda sul mare"), "Dammi il numero di telefono" di Remo Germani o "Come ti vorrei" della Zanicchi.
Come al solito vi sono sulle etichette differenze tra gli autori presenti e le firme reali in Siae: in un caso, quello della canzone di Bongusto, ciò può essere spiegato con il fatto che non era forse considerato opportuno che la firma dell'organizzatore Valleroni apparisse anche come autore di un brano in gara.
Divertente l'ironica "Non gettarmi la sabbia negli occhi" di Bramieri, mentre la canzone di Gloria Christian, "C'era la luna" è da ricordare per il testo, di soli tre versi: "C'era la luna, c'era la luna, / era una notte d'estate, / era una notte d'estate": Marcello Zanfagna evidentemente si ispirava a Quasimodo e Ungaretti.
La canzone di Del Turco lo vede collaborare nella scrittura con il cognato Endrigo (presente anche come cantante con "Ora che sai") e con Gianni Meccia, e sicuramente la musica risente delle atmosfere del cantautore istriano; quella di Peppino Di Capri, "Piccatura", si fa invece notare per l'uso di uno scacciapensieri a richiamare, abbastanza ovviamente, la Sicilia (citata nel testo).
Alcuni dei cantanti partecipanti, come Tony Dallara (la cui canzone "Quattro parole" nel 1964 suonava sicuramente di maniera, in particolare per l'arrangiamento, così come quella di Elsa Quarta) o Betty Curtis, provenivano da anni di successo ma avevano imboccato da qualche tempo la strada per un declino più o meno lento, mentre altri si erano appena affacciati al mondo discografico, da poco più di un anno come lo stesso vincitore Morandi o da pochi mesi come la Cinquetti (con un brano scritto dal Guardiano del Faro pre-moog).
"C'è una cosa che non sai" di Gaber è interessante musicalmente: si tratta infatti di un bel blues con un assolo centrale di sax e, tra tante riscoperte del suo repertorio, meriterebbe anche questa di ritornare alla luce.
Tra le cover vi è "Perché l'ho fatto" di Fabrizio Ferretti, che è un successo di James Darren scritto da Fred Anisfield con il testo in italiano di Alberto Testa (il titolo originale è "Backstage"), inciso in seguito anche da Gene Pitney, "Sola nel sole" della brava Jenny Luna, versione italiana di "I wake up crying" di Burt Bacharach con il testo di Giorgio Salvioni e "Pagherai" di Cocky Mazzetti, incisa nello stesso periodo anche da Betty Curtis e Petula Clark, che è "Torture", lanciata da Kris Jensen e poi dagli Everly Brothers.
Non so invece quale sia la versione originale di "Non mi illudo più", la cui musica è di Frank Pourcel.
Un disco che restituisce intatto il clima dei festival degli anni '60, quando ancora esisteva la musica leggera italiana.
LATO A
1) La rotonda sul mare (Franco Migliacci-Aldo Valleroni-Fred Bongusto-Pietro Faleni)
2) Gino Bramieri - Non gettarmi la sabbia negli occhi (Leo Chiosso-Gigi Cichellero)
3) Gloria Christian - C'era la luna (Marcello Zanfagna-Gino Conte)
4) Gigliola Cinquetti - Il primo bacio che darò (Federico Monti Arduini-Pietro Orsini-Federico Monti Arduini)
5) Betty Curtis - Per te non riesco a dormire (Francesco Specchia-Oronzo Leuzzi)
6) Tony Dallara - Quattro parole (Aldo Locatelli-Sandro Taccani)
LATO B
1) Riccardo Del Turco - M'hanno detto che (Gianni Meccia-Riccardo Del Turco-Sergio Endrigo-Riccardo Del Turco)
2) Peppino Di Capri - Piccatura (Valerio Vancheri-A.Fange-Valerio Vancheri)
3) Johnny Dorelli - Era settembre (Daniele Pace-Johnny Dorelli)
4) Sergio Endrigo - Ora che sai (Sergio Endrigo-Luis Enriquez Bacalov-Sergio Endrigo)
5) Fabrizio Ferretti - Perché l'ho fatto (Alberto Testa-Fred Anisfield)
6) Giorgio Gaber - C'è una cosa (Giorgio Gaber-Renato Angiolini-Giorgio Gaber)
7) Remo Germani - Dammi il numero di telefono (Alessandro Colombini-Tullio Romano-Bruno De Filippi-Ezio Leoni)
LATO C
1) Fausto Leali - Ho perduto (Leda Ranzato-Eros Sciorilli)
2) Jenny Luna - Sola nel sole (Giorgio Salvioni-Hal David-Burt Bacharach)
3) Bruno Martino - Ciao notte (Bruno Brighetti-Bruno Martino)
4) Cocky Mazzetti - Pagherai (Leo Chiosso-John Loudermilk)
5) Gianni Morandi - In ginocchio da te (Franco Migliacci-Bruno Zambrini)
6) Gino Paoli - Vivere ancora (Gino Paoli)
7) Paola Penni - Non mi illudo più (Vito Pallavicini-Frank Pourcel)
LATO D
1) Elsa Quarta - Ero la più felice delle donne (Francesco Speccia-Gianfranco Monaldi)
2) I Quattro di Lucca - Soltanto tu (Aldo Valleroni-Francesco Arrighini-Giovanni Tommaso)
3) Renato Rascel - Non esitar (Renato Rascel)
4) Luciano Tajoli - Una notte è passata (Aldo Valleroni-Dino Bronzi-Aldo Valleroni)
5) Henry Wright - Fra le mie braccia (Alberico Gentile-Giuseppe Torrebruno-Calogero Lentini)
6) Iva Zanicchi - Come ti vorrei (Francesco Specchia-Bertrand Russell Berns)
lunedì 4 marzo 2013
Carlo Credi - Chi è Carlo Credi (1976)
L'occcasione di questo repost di un disco di cui abbiamo parlato nel lontano gennaio 2011 mi è stata data (oltre che dalle molte richieste ricevute in tal senso) dalla lettura di un libro di Sergio Astrologo intitolato "Briciole sparse su una tovaglia da scuotere", che mi è stato prestato da Andrea, un mio amico (e un amico del blog).
Si tratta di un romanzo ambientato negli anni '70 a Torino, e ricostruisce in maniera dettagliata un certo clima e un modo di vivere dei giovani del periodo; ad un certo punto la protagonista ha modo di conoscere Carlo, un cantautore che suona nei locali cittadini canzoni sue e cover di Brassens e Brel, e questo Carlo non è altro che Carlo Credi.
Per una recensione approfondita del disco vi rimando alla prima presentazione di due anni fa; spero che chi non lo conosce ancora riesca a scoprire piccoli gioielli come la psichedelica "Shiva al metrò" e come le altre canzoni dell'album..
Per una recensione approfondita del disco vi rimando alla prima presentazione di due anni fa; spero che chi non lo conosce ancora riesca a scoprire piccoli gioielli come la psichedelica "Shiva al metrò" e come le altre canzoni dell'album..
LATO A
1) Shiva al metrò (Carlo Credi)
2) Il serraglio (Jacques Prévert-Carlo Credi)
3) Giobbe (Carlo Credi)
4) L’isola (Duilio Del Prete)
5) La canzone del carceriere (Jacques Prévert-Carlo Credi)
6) La regina (Carlo Credi)
LATO B
7) Signore guardi (Carlo Credi)
8) Vaquità (Carlo Credi)
9) Il Tao (Carlo Credi)
10) Il tempo del vento (Carlo Credi)
11) La tosse (Carlo Credi)
12) Dove correte (Duilio Del Prete)