venerdì 31 luglio 2015

Quintetto di Torino - La coppa del jazz (1960)













Dopo qualche giorno di vacanza, il blog ritorna con un EP del Quintetto di Torino, l'unica incisione di questa formazione che si mise in luce nel 1960 durante la prima edizione della "La coppa del jazz", concorso radiofonico indetto dalla Rai e trasmesso dal Secondo Programma dal 26 gennaio fino al 25 maggio e che si concluse con la vittoria del Quintetto del batterista milanese Gil Cuppini: i cinque di Torino, che al contrario del complesso di Cuppini non erano professionisti, arrivarono fino alla fase finale, presentando brani arrangiati dal fisarmonicista alessandrino Gianni Coscia, che era stato il deus ex machina del complesso, a volte tratti dalla tradizione popolare.
Il disco si apre con una versione di "Blues the most" del pianista statunitense Hampton Hawes (che lo incise nel 1955), mentre "Serenissima" è un tema di Coscia; il brano conclusivo, "Tributo a Frumento", è interessante perchè si tratta di una rielaborazione di alcuni motivi tradizionali che il fisarmonicista aveva sentito suonare in gioventù da un tale Frumento, musicista che si esibiva nei paesi del Piemonte.
Dei cinque musicisti quello destinato ad una notevole carriera è stato l'astigiano Dino Piana, che dopo aver inciso un album solista nel 1962 per la Ricordi, "Così con Dino Piana", e dopo aver suonato tra l'altro nelle orchestre di Gigi Cichellero, Gorni Kramer e Angel "Pocho" Gatti diventerà nel 1969 trombone solista dell'Orchestra della Rai di Roma, non tralasciando comunque il jazz (suonerà con svariati gruppi, creando anche un quintetto suo insieme ad Oscar Valdambrini).
Degli altri componenti il complesso, ricordiamo il contrabbassista Nando Amedeo, che suonò con il pianista Mario Rusca e poi con Riccardo Mazzanti nel Quartetto Swing, il sassofonista Gianni Dosio, attivo in molti complessi tra cui quello di Giulio Libano (suonando in moltissime incisioni di vari artisti per la Jolly) e il batterista Franco Tonani, in seguito con Romano Mussolini e Amedeo Tommasi, mentre Enrico Desià non continuò la carriera musicale.
Del "Quintetto di Torino" sono stati pubblicati altri brani, "I'll remember April", "Moritat" e "Dolce sogno", all'interno di una raccolta sulla Coppa del Jazz facente parte della serie "Via Asiago 10", molto interessante, e che contiene anche un'altra versione di "Blues the most" e "Bernie's blues", che il Quintetto suona insieme al gruppo di Cuppini, e "Roman blues", che i torinesi eseguono con il Trio di Enrico Intra.
E per finire un libro che vi consigliamo, pubblicato pochi mesi fa: "Torino la città del jazz", di Marco Basso, edito da SV Press, che ovviamente parla anche del Quintetto di Torino.

1) Blues the most (Hampton Hawes)
2) Serenissima (Gianni Coscia)
3) Tributo a Frumento (Gianni Coscia)

venerdì 10 luglio 2015

I Campanino - Luna lunera/Munastero 'e Santa Chiara (1962)













Chi segue il blog dagli inizi, sa che i Campanino sono stati uno dei primi complessi di cui abbiamo parlato, già nel febbraio del 2011; oggi ci ritorniamo per parlare di un altro 45 giri inciso nel 1962 per la Sahara, piccola etichetta milanese che, probabilmente per risparmiare sulle copertine, usa la stessa foto per questo e per il 45 giri successivo (di cui nel blog abbiamo già parlato).
Sul lato A "Luna lunera", il cui testo è firmato da Gian Carlo Testoni e da Larici, pseudonimo del paroliere piemontese Mario Gili: la cosa strana è che però i Campanino cantano questo brano con il testo originale in spagnolo.
"Luna lunera" è una celebre canzone cubana: l'autore, Antonio Fernández Gómez (che usa lo pseudonimo Tony Fergo, usando le iniziali dei due cognomi) è nato il 13 gennaio 1923 a Guanabacoa, in provincia de L'Avana, e da quel che ho letto nel suo sito ufficiale è ancora vivo.
Una delle prime versioni incise in Italia è stata quella di Alberto Rabagliati del 1949 (attribuita sull'etichetta del 78 giri a Tony Furdo....), seguito l'anno successivo da Nilla Pizzi, mentre più recentemente è stata incisa da Mina nel 1987 nel suo album "Rane supreme", sempre in spagnolo, ma devo dire che quella dei Campanino è decisamente più vivace.
Sicuramente, per esserci la firma di Testoni e Larici, un testo in italiano deve esistere: ma chi l'ha inciso? Si accettano ovviamente suggerimenti.
Nel retro vi è una versione della celeberrima "Munasterio 'e Santa Chiara", che chissà perchè sia in copertina che nell'etichetta è scritta senza la i: presentata a Piedigrotta nel 1945, la canzone ebbe subito un notevole successo, con svariate incisioni, ma quella dei Campanino si distingue per la modernità della ritmica, un po' come faceva nello stesso periodo Peppino di Capri quando riproponeva i successi della canzone classica napoletana rivestendoli con ritmi moderni.
Anche in queste due canzoni i fratelli napoletani con gli altri tre musicisti mettono in luce le loro doti, in particolare Franco che si occupa anche degli arrangiamenti e che in seguito diventerà un noto autore di colonne sonore.

1) Luna lunera (Gian Carlo Testoni-Mario Gili-Tony Fergo)
2) Munastero 'e Santa Chiara (Michele Galdieri-Alberto Barberis)

mercoledì 8 luglio 2015

Antonella Bellan - Il sole nuovo/Il sole nuovo (base) (1979)












Chi ha inventato il karaoke? E' opinione comune che siano stati i giapponesi, ma in Italia il primo ad introdurlo e a farlo conoscere potrebbe essere stato Pier Benito Greco, almeno stando a quel che si legge sul retro di copertina del disco di Antonella Bellan che presentiamo oggi: "Per la prima volta, in Italia, un discografico vi offre la possibilità di cantare o suonare su una base musicale".
Non so e non ho verificato, ma sono sicuro che anche prima qualcuno aveva pubblicato 45 giri con sul retro la base musicale del brano sul lato A....ma Greco, titolare della PBG (etichetta il cui nome è un acronimo delle sue generalità), si appropria di questo merito, con "Stampa Sera" che sponsorizza l'iniziativa.
Passando alla canzone, si tratta di un brano melodico, senza infamia e senza lode, scritto dallo stesso Greco con la collaborazione al testo del dentista paroliere Renato Scala: la bella voce di Antonella avrebbe, in questo caso, meritato qualcosa di meglio.

1) Il sole nuovo (Pier Benito Greco-Renato Scala-Pier Benito Greco)
2) Il sole nuovo (base) (Pier Benito Greco)

sabato 4 luglio 2015

Bruno Lauzi - Persone (1977)














Nella discografia di Bruno Lauzi, "Persone", il 33 giri del 1977, è senza dubbio un episodio minore: sia per la qualità delle canzoni, che in poche occasioni raggiunge i livelli a cui Lauzi ci ha abituati, sia per gli arrangiamenti curati dal Maestro Pippo Caruso (tranne "Nani", arrangiata da Claudio Pascoli), non sempre del tutto riusciti, ed anche per la cover di Paolo Conte, "Wanda", sicuramente meno immediata rispetto a quelle presenti nei dischi precedenti di Lauzi (e cioè "Onda su onda" e "Genova per noi").
Il brano iniziale, "Un uomo che va", ha una musica che richiama uno degli amori musicali di Lauzi, il Brasile; nel finale vi è un brano recitato in cui vengono richiamate altre canzoni del disco.
"Navigatore solitario" ha qualcosa di irrisolto, sembra una canzone con delle ambizioni ma non sviluppate adeguatamente; meglio senza dubbio "Briccofiore", una marcetta senza pretese, o "Accontentase", in dialetto genovese e con la musica di Ennio Ceseri, che è uno dei brani migliori del disco insieme a "Io canterò politico".
Il lato A si conclude con la cover di Paolo Conte, che rispetto all'incisione del 1974 dell'astigiano ha il titolo, chissà perchè, allungato.
Apre l'altro lato del disco forse la canzone più brutta del disco, "Adriano", storia di un tizio che si innamora di una donna per scoprire poi che si tratta di un travestito: evidentemente era un argomento che in quegli anni era molto gettonato, perchè nello stesso anno Fabio Concato pubblica "A Dean Martin", mentre due anni dopo abbiamo "Avventura con un travestito" di Califano e "Sbattiamoci" del notoriamente eterosessuale Renato Zero.
Un po' meglio "Il dubbio e la certezza", con un testo interessante ma con una musica sottotono, una marcetta che nell'intermezzo tra le strofe pare citare "Il pescatore" di De André e Franco Zauli, mentre "Nani", su musica di Dario Farina, è un altro trascurabile episodio minore.
"Io canterò politico" è, come detto, il brano migliore del disco, sia per il testo, sincero e sentito, in cui Lauzi esprime tutto quello che pensava dei suoi "colleghi cantautori, eletta schiera" che in quel periodo erano riusciti ad affermarsi coniugando spesso la musica con la politica, non sempre sinceramente ma, a volte, per convenienza: essere da una certa parte voleva dire essere chiamati a suonare ai vari Festival delle Unità o ai vari Festival del Proletariato Giovanile.
Anni dopo ho avuto modo di conoscere Lauzi, quando con i Powerillusi siamo andati a suonare alla Fiera di Milano nel corso di una rassegna di cui non ricordo il nome: ho chiacchierato non più di cinque minuti, ma gli ho chiesto (era una curiosità che avevo da tanto) il perchè della citazione di Guccini, che io avevo sempre interpretato in modo ironico: Lauzi invece mi disse che era sincero, nel senso che pensava veramente che Guccini fosse candido e poetico, ed apprezzava molto soprattutto i testi del pavanate, mentre la sua critica era diretta verso altri colleghi, più giovani, che secondo lui erano meno dotati e meno convinti dal punto di vista politico (e mi fece i nomi di un cantautore romano del giro RCA e di uno milanese che, in seguito, aveva anche citato in una canzone di due o tre anni dopo).
"Amico brasiliano" è una cover di "O mestre-sala dos mares" ("Il maestro di cerimonie dei mari"): l'originale, scritto dal cantautore Joao Bosco su musica di Aldir Blanc nel 1973 e portata al succeso l'anno dopo da Elis Regina, racconta la storia vera del soldato João Cândido Felisberto che nel 1910 capeggiò una rivolta di marinai, per poi finire in carcere prima e poi in ospedale psichiatrico; il testo di Lauzi parla però di tutt'altro.
Conclude il disco una ripresa del brano iniziale.

LATO A

1) Un uomo che va (Bruno Lauzi)
2) Navigatore solitario (Bruno Lauzi)
3) Briccofiore (Bruno Lauzi)
4) Accontentase (Bruno Lauzi-Ennio Ceseri)
5) Wanda, stai seria con la faccia ma però... (Paolo Conte)

LATO B

1) Adriano (Bruno Lauzi)
2) Il dubbio e la certezza (Bruno Lauzi)
3) Nani (Bruno Lauzi-Dario Farina)
4) Io canterò politico (Bruno Lauzi)
5) Amico brasiliano (O mestre-sala dos mares) (Bruno Lauzi-Aldir Blanc-Joao Bosco)
 6) Un uomo che va - II parte (Bruno Lauzi)