L'intervista a Corgnati su "La Stampa" |
Abbiamo accennato a Luisella Guidetti
quando abbiamo parlato pochi giorni fa dell’album “Torino
cronaca” di Mario Piovano: oggi presentiamo il primo dei suoi tre
album, “…e poi domani ancora”, che è stato anche il
primo 33 giri pubblicato dalla Numero Uno ad ottobre del 1969 (come
racconta Corgnati in un’intervista a “La Stampa” del luglio
1969).
La scheda sul disco della Guidetti in "Musica Leggera" |
Nel numero 7 di “Musica leggera”,
di dicembre 2009, vi è uno speciale dedicato all’etichetta
di Mogol e Battisti, con varie interviste (di Michele Neri ad
Alessandro Colombini, di Franco Zanetti a Mara Maionchi, di Maurizio
Becker ad Antonella Camera, di Luciano Ceri a Patrizio Ihle oltre a
due realizzate da me ad Umberto Tozzi e a Franco Daldello) ed una
serie di schede scritte da Michele Neri, Christian Calabrese e da me
sui dischi più importanti della casa discografica: tra gli
altri io ho preparato quella sul disco della Guidetti.
Nata nel 1949, la cantante inizia l'attività nel 1965, a sedici anni: proprio in quell'anno infatti, a dicembre, il suo nome compare per la prima volta su "La Stampa" come
La Stampa 16 dicembre 1965 pag.4 |
cantante, in un'esibizione alla sala danze Gaudio
(insieme con altri due cantanti sconosciuti, tali Elio Grassidonio ed
Ezio Gugliermetti), e negli anni successivi si succedono le sue
apparizioni in vari locali cittadini e in festival.
A partire da marzo 1969 inizia la sua
collaborazione con Mario Piovano, e pochi mesi dopo a luglio la
Guidetti viene scoperta da Maurizio Corgnati, regista e all’epoca
ancora marito di Milva, che diventa il suo produttore; a settembre
“La Stampa” registra la sua partecipazione alla Festa dell’Uva
di Caluso, insieme ad un'altra ragazza scoperta da Corgnati,
Graziella Ciaiolo (di cui abbiamo presentato due anni fa un suo
album).
Luisella Guidetti e Graziella Ciaiolo su "La Stampa" |
Prima della fine dell’anno viene
pubblicato il suo 33 giri “…e poi domani ancora”, prodotto da
Maurizio Corgnati e da Alessandro Colombini, così recita la
copertina: in realtà, come ha raccontato Colombini a Michele
Neri, il disco venne portato all’etichetta già registrato, e
Colombini inserì solo il nome.
Uno stralcio dell'intervista di Michele Neri a Colombini |
In poco tempo, nei trafiletti su “La
Stampa”, Luisella viene etichettata come “La cantante della mala
torinese”: infatti le tematiche dei testi delle canzoni sono per lo
più legate alla descrizione di vicende della malavita
cittadina.
Apre il disco “Le balenghe”, che è
la storia di una prostituta: per i non piemontesi spieghiamo che il
garga (abbreviazione di gargagnano) citato nella canzone altri non è
che quello che a Roma si chiama magnaccia, a Milano rocheté e
a Napoli ricottaro; e la canzone successiva, “La legge d' la mala”,
parla appunto di un garga accusato di omicidio ma scagionato dalla
sua protetta.
“Si l'è vera” è
un’altra storia di un omicidio in ambienti malavitosi.
Come abbiamo ricordato nel post su
“Torino cronaca” di Piovano, “Requiem per 'na fija d'vita”,
che è ispirato ad un fatto di cronaca nera che è
ricordato a Torino ancora oggi, l’omicidio, rimasto impunito, della
prostituta francese Martine Beauregard, uccisa il 18 giugno 1969;
rispetto alla versione di Piovano, quella della Guidetti ha
un’introduzione recitata che racconta del ritrovamento del cadavere
di una prostituta, ed un ulteriore intermezzo parlato verso metà
canzone.
“T'ses n'vigliacc” è la
storia di una donna condannata per un delitto di gelosia…un
chiarimento per i non torinesi: la via Catania di cui si parla nel
finale della canzone è la strada che porta al Cimitero
Monumentale.
“Balada dij pendù” è
un adattamento in piemontese di Luigi Olivero della “Ballata degli
impiccati” di François Villon, e non a caso precede
“L'rondo' dla forca” (la rotonda della forca), che è la
piazza all’incrocio tra corso Regina Margherita, via Cigna, corso
principe Eugenio e corso Valdocco in cui venivano impiccati i
malviventi, in cui ora vi è il monumento a san Giuseppe
Cafasso, a sua volta seguita da “La cà dij maledet”, che
chiude questa trilogia sugli impiccati e lascia spazio ad un ultima
canzone, “L'valser del pensionà”.
In “L'rondo' dla forca” vi è
un errore nei crediti: non è infatti citato il coautore del
testo Riccardo Bellato, sostituito da Novelli (che invece non appare
nel deposito Siae).
La Guidetti dimostra di avere una voce
molto bella, ma soprattutto di avere delle grandi doti di interprete,
che avrebbero meritato sicuramente maggior fortuna: sul mondo della
mala raccontato nelle canzoni, invece, ormai è totalmente
scomparso e sostituito da altre bande ed altri linguaggi.
LATO A
1) Le balenghe (Luciano Marocco- Piero
Novelli-Mario Piovano)
2) La legge d' la mala (Piero
Novelli-Mario Piovano)
3) Si l'è vera (Piero
Novelli-Mario Piovano)
4) Requiem per ‘na fija d'vita (Piero
Novelli-Mario Piovano)
5) T'ses n'vigliacc (Piero Novelli-Mario
Piovano)
LATO B
1) Balada dij pendù (Da Francois
Villon) (Luigi Olivero-Mario Piovano)
2) L'rondo' dla forca (Franco
Roberto-Riccardo Bellato-Mario Piovano)
3) La cà dij maledet (Piero
Novelli-Mario Piovano)
4) L'valser del pensionà (Piero
Novelli-Mario Piovano)