Questo post dedicato al secondo LP di Lino Toffolo era programmato già da alcune settimane, e rientra nella serie di album mai ristampati in CD: il fato ha voluto che proprio ieri l'attore e cantautore veneziano ci abbia lasciato a ottantun'anni, compiuti a dicembre.
Ho intervistato Lino Toffolo cinque o sei anni fa per il libro su Enzo Jannacci: come spesso accade il dialogo aveva poi spaziato su tutta la sua carriera e non solo sulla collaborazione tra i due, e mi ricordo anche che mi era sembrato che fosse un po' malinconico per il fatto di ritenersi dimenticato, e non fosse così contento di ripercorrere i momenti principali della sua carriera, ma forse era solo una mia impressione.
Parlammo anche di questo disco pubblicato nel 1970 dalla RCA Italiana, che tra le altre contiene "Gastu ma pensà": questa canzone in origine era inserita nel primo album di Toffolo, intitolato anche questo con il suo nome e cognome e pubblicato nel 1966 dalla Fonit-Cetra, ma poi Enzo Jannacci, che aveva ascoltato il brano e se n'era innamorato, chiese a Toffolo di poterla incidere in italiano, cosa che fece nel 1968 nel suo 33 giri "Vengo anch'io. No, tu no", intitolandola "Hai pensato mai".
Vi riporto questa parte dell'intervista:
«”Hai
pensato mai” è stato il primo punto di collaborazione tra Jannacci e me,
perché con Enzo dopo abbiamo fatto anche serate in due, alla
Capannina... anche con Gaber ho fatto serate. Io questa canzone la
cantavo tutte le sere, ed era una canzone delicata, di quelle più
incisive diciamo... ne avevo anche altre, ma questa aveva
particolarmente successo. E una sera Enzo mi ha detto “Senti, ti
dispiace se la incido in italiano?” “No, non mi dispiace, anzi mi
fa piacere”. Mi era già
capitato anche con Lauzi, che aveva inciso un altro mio brano, “Su
le nuvole”, che è un po' più melodica: sono cose
che fanno sempre piacere. Enzo mi ha detto appunto che la voleva fare
in italiano: bisogna dire che il testo è in un veneziano
facile, abbastanza comprensibile, quindi il testo lo ha scritto lui.
Gli unici due punti che gli ho tradotto io sono stati proprio il
titolo ed una riga in cui ci sono le parole “de bombaso”, che in
veneto è il cotone idrofilo, e venne fuori “scalini di
bambagia”. Non sapevo però che la cosa sarebbe stata
depositata in SIAE, e così mi sono ritrovato in uno dei
rendiconti semestrali “Hai pensato mai”, versione in
italiano di “Gastu mai pensà”, ma in realtà
l'ha tradotta lui. Poi in seguito, durante le serate insieme, me l'ha
fatta cantare. Enzo era un grande artista ed era facile collaborare,
c'era una stima reciproca massima ed infatti abbiamo fatto molte
serate insieme: in genere io facevo una parte ed Enzo un'altra, ma
c'è stato un pezzo che lui mi ha chiesto di fare insieme, si
trattava di un duetto in cui facevamo due barboni che venivano
assunti al Derby, infatti avevamo iniziato a farlo lì,
poi lo facemmo in giro. In questo pezzo tra l'altro io suonavo il
violino e lui suonava il trombone, ma davvero, ed andava sempre a
finire che poi ci mandavano via. Io suonavo bene il violino ed un po'
il pianoforte, Enzo invece suonava benissimo il piano mentre col
trombone faceva giusto due o tre note.
Io invece facevo un brano da “Sherazade” di Rimskij Korsakov, che ha un pezzo di violino virtuosistico, facevo solo due battute ma faceva effetto sulla gente perché nessuno pensava che lo suonassi: ma anche se è un pezzetto corto per farlo devi saper suonare».
Io invece facevo un brano da “Sherazade” di Rimskij Korsakov, che ha un pezzo di violino virtuosistico, facevo solo due battute ma faceva effetto sulla gente perché nessuno pensava che lo suonassi: ma anche se è un pezzetto corto per farlo devi saper suonare».
Questo è il motivo per cui il cantautore e attore veneto decise di reinserire nuovamente la canzone in questo disco, che complessivamente si differenzia dal primo che era molto più vicino al folk ed era cantato tutto in lingua veneta perchè, oltre ad avere la maggioranza dei brani in italiano, ha anche arrangiamenti, curati da Luciano Michelini, più vicini al gusto dell'epoca.
Molto nota è la canzone che apre il disco, "Ah lavorare è bello", che Toffolo presentò anche in televisione e il cui testo mette alla berlina il consumismo, già allora dilagante; il brano seguente, "Tu sei", è una delicata canzone d'amore, con l'armonica in evidenza, mentre "I chierichetti" è un breve bozzetto tra i più conosciuti di Toffolo, con un testo poetico e una musica da madrigale.
Con "Ma che vuoi Luisa" si torna al Toffolo spiritoso, che descrive una di quelle donne sempre insoddisfatte del loro uomo; "Voglio un sole che sia sole" è una canzone d'autore in cui Toffolo fa un'analisi della società dell'epoca mettendone in luce le ipocrisie; il testo risulta essere ancora attuale.
La bella "Senza dire una parola" ricorda certe tristi canzoni d'amore di Jannacci, mentre "E tu vuoi tu" è un dialogo di Toffolo con Dio, cantato con la voce da ubriaco. credo sia la prima canzone che parla (anche) delle truffe alimentari, profetizzando lo scandalo del vino al metanolo.
"Ciumbalailà" è l'unico brano con un testo non di Toffolo, è infatti una ripresa di alcune strofe tradizionali popolari ("chi vuol bere per dimenticare deve pagarmi prima di bere"), ed è seguito da una versione strumentale per flauto de "I chierichetti".
In "Già che son di passaggio" Toffolo ritorna ad interpretare l'ubriaco che si rivolge all'amata; di "Gastu mai pensà" abbiamo già parlato, mentre il conclusivo "Il tango dell'amore" è un tango che rifà il verso al folk da ballo ed è forse l'episodio più dimenticabile del disco.
Collaborano ai cori i "Cantori Moderni" di Alessandro Alessandroni e i "4+4" di Nora Orlandi, mentre Roberto Formentini è l'assistente musicale.
In definitiva un altro album che, se esistesse una discografia seria in Italia, sarebbe da ristampare subito in CD.
LATO A
1) Ah, lavorare è bello
2) Tu sei
3) I chierichetti
4) Ma che vuoi Luisa
5) voglio un sole che sia sole
6) Senza dire una parola
LATO B
1) E tu vedi tu
2) Ciumbailalà
3) I chierichetti (strumentale)
4) Già che son di passaggio
5) Gastu mai pensà
6) Il tango dell'amore
Ciao, Vito !
RispondiEliminaMi sono innamorato di una canzone, "Tu sei", interpretata da un irriconoscibile (in positivo) Tòffolo, intento a porgere il testo con una dolcezza e una delicatezza senza pari. Inutile dire che sono commosso e che scalpito perchè questo brano, più di tutti, venga rilanciato al più presto.
Un abbraccio.
Cesare