Quando nel 2013 abbiamo presentato il post su Ella Cellaro, avevamo raccontato che domenica 11 settembre 1966 a Sanremo si era svolta la serata finale dela prima edizione del Canteuropa, una manifestazione canora ideata da Ezio Radaelli sulla falsariga del Cantagiro; oltre alle esibizioni dei vari big (Bobby Solo, la Cinquetti, Modugno, la Pavone, i Rokes, Mario Zelinotti ed altri) nella stessa sera si erano svolte le fasi finali di un concorso per voci nuove (uno dei tanti che in quel periodo si tenevano in Italia) organizzato dalla Ciak-Set di Sanremo con nove cantanti scelti dalla commissione presieduta dal celeberrimo Maestro Pippo Barzizza: la giuria composta da alcuni giornalisti scelse i vincitori.
Tra i partecipanti vi sono anche due ragazzine tredicenni: Claretta, di Diano Marina, scoperta da Giorgio Santiano, ed Ella Cellaro di Torino: in realtà anche Clara Bracco (questo il vero nome di Claretta) era nata a Torino, ma si era trasferita da piccola con la famiglia nella località dell'Imperiese, dove Santiano, come abbiamo raccontato in un post a lui dedicato, si esibiva nella Taverna Fieramosca, di proprietà della zia di Alberto Fortis, Dina.
E nella copertina di questo disco, il primo inciso da Claretta per la Kansas di Domenico Serengay, potete osservare com'era il lungomare di Diano Marina nel 1967, con sullo sfondo San Bartolomeo del Cervo, l'odierna San Bartolomeo al Mare, e sulla destra Cervo Ligure; inoltre in basso a sinistra c'è un adesivo pubblicitario della Taverna Fieramosca, definita "Night club".
Passiamo ora alle canzoni: "Fuoco di paglia" è una canzone ritmata, con un sax che segue la melodia del cantato ed un testo d'amore, mentre "Dimmelo piano" è invece più lento, con un inizio con la chitarra arpeggiata sugli accordi dell'organo; complessivamente meno interessante rispetto al lato A.
La voce della giovanissima Claretta è ben impostata, anche se si sente che è ancora giovane e un po' immatura: ma con altri mezzi discografici, chissà, avrebbe potuto essere una Nada (di cui, del resto, è coetanea) con qualche anno di anticipo.
Per concludere, a fianco pubblichiamo un trafiletto su Claretta tratto dalla rivista "Giovani" (n° 19 dell'11 maggio 1967, pagina 61) ed una piccola intervista che abbiamo realizzato all'autore dei testi delle due canzoni, il poliedrico Claudio Nobbio e che alleghiamo in basso.
1) Fuoco di paglia (Claudio Nobbio-Giorgio Santiano)
2) Dimmelo piano (Claudio Nobbio-Giorgio Santiano)
INTERVISTA A CLAUDIO NOBBIO
Come è iniziata la sua attività come paroliere?
Tutto nasce a Diano Marina, poco dopo il 1960: io ero direttore all'hotel Palace e Giorgio Santiano era sia caporchestra che socio al dancing Fieramosca, il locale principale della cittadina, dove Alberto Fortis da ragazzino ha iniziato a cantare e a suonare la batteria, essendo nipote della socia di Santiano, Dina Fortis.
Sicuramente Alberto ha materiale su Santiano ed anche foto...iniziai quindi a collaborare con Giorgio scrivendo i testi sulle sue musiche.
Santiano aveva avuto proprio nel 1960 un buon successo con "Auf Wiedersehen a Diano Marina"...
Certo, direi un grosso successo, visto che era entrato anche in classifica."Auf Wiedersehen a Diano Marina" era vendutissimo, in particolare ai tedeschi, che invadevano la riviera ligure in quegli anni: la cantava Paolo Comorio, personaggio interessante, che aveva lavorato con Santiano sulle navi con la sua orchestra.
Giorgio poi decise di produrre i suoi dischi con la Artis, una sua etichetta, perchè ci guadagnava molto di più che con la Fonit-Cetra: Giorgio aveva a Pinerolo un fratelllo che era titolare di un negozio di musica e di strumenti musicali, e questo ne divenne la sede.
E come continuò la sua attività?
Premetto che fu sempre un'attività, pur piacevole e comunque con cui avevo anche qualche incasso, che non divenne mai il mio lavoro: infatti continuavo a lavorare nel settore alberghiero nella Riviera di Ponente, inoltre collaboravo con il "Casinò" di Sanremo, all'Ufficio Stampa, e scrivevo su "l'Eco della Riviera" (sono giornalista pubblicista).
Tramite Santiano conobbi Domenico Serengay. che era torinese (e per questo amico dei piemontesi, a cui faceva incidere parecchi dischi) ma la sua Kansas era a Milano in Galleria del Corso: in breve, scrivemmo canzoni per altri artisti dell'etichetta.
Avevo conosciuto sempre a Diano Mario Scrivano di Pinerolo, con cui anche lavorai parecchio; ora ci siamo persi di vista, saranno almeno quindici anni che non lo vedo più. Scrivano aveva una piccola band e scriveva delle bellissime musiche: ci si trovava o a Diano o a Pinerolo, dove avevamo un grande amico pittore, Mario Borgna, che poi è diventato molto famoso.
In pratica questo gruppo, Santiano, Scrivano ed altri come Sergio Nanni, che era il caporchestra del Casinò di Sanremo (in cui suonava anche Nicolò Corsale, che era un bravo compositore), Piero Lanteri che aveva una sua orchestrina giovane, suonava d'estate al Fieramosca e d'inverno ci si trasferiva tutti al Sestriere, dove Giorgio ed io avevamo aperto un dancing, il Paips, ispirato al Piper e che abbiamo gestito insieme per un po' di anni, e si suonava lì.
Lanteri tra l'altro è poi diventato un grosso dirigente della Costa Crociere, e credo che abbia molto materiale del periodo.
Ritornando alle canzoni, quali ricorda in particolare tra quelle scritte?
Ce ne sono molte, ma voglio ricordare una che avevamo scritto Scrivano ed io per Armando Stula e Maria Sole: si intitolava "Le rondini bianche" ed era stata scritta in onore di Martin Luther King quando fu ammazzato nel 1968, e per la quale si ebbi anche una lettera dal papa Paolo VI.
Armando Stula ci fece un disco (inserendo la sua firma come autore) e si fece una grande pubblicità sui rotocalchi dell'epoca.
Poi ci sono quelle scritte con Scrivano ed incise nei suoi dischi, poi quelle scritte con Giorgio per Claretta, che era una ragazzina di Diano, amica di famiglia di Fortis.
Come mai ha poi interrotto questa attività?
Io non ho mai smesso di scrivere: ora pubblico libri, ne ho scritto uno raccontando la storia di John Martin, il trombettiere del generale Custer, che era un italiano, Giovanni Martini, insieme a David Riondino che ha ottenuto un certo successo, altri ne ho scritti con Staino, il disegnatore di Bobo, libri di storia locale ligure, uno su Dolceacqua...poi ho scritto poesie, mi sono dedicato alla pittura, insomma ho fatto un po' di tutto ma ricordo con nostalgia quel periodo e quelle persone, purtroppo molti come Borgna o Santiano non ci sono più.
Nessun commento:
Posta un commento