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giovedì 24 settembre 2015

Giuliana Milan - Candeline di cera/Ballata per un amore perduto (1967)












Di Giuliana Milan la maggior parte di chi si interessa di musica sa soltanto che ha inciso un 45 giri per la Karim con una canzone scritta da Fabrizio De André: ne ha parlato anche il mio amico Vampiro Verdier in un post che potete leggere nel suo blog qui
In realtà la Milan ha inciso anche, come vedremo, una canzone scritta da un altro cantautore; poi si è dedicata alla carriera di soprano, e negli ultimi anni si esibisce accompagnata dal pianista Agostino Dodero.
Ma cominciamo dall'inizio...la cantante genovese viene scoperta nel 1961 da Bruno Rosettani, che aveva aperto pochi anni prima una casa discografica, la Sabrina, ed incise un 45 giri, "Sì t'amo ancora/Micetta cha cha cha", a cui fece seguito l'anno successivo "Fiori d'arancio/Tanti auguri", per la Fonola.
Non succede nulla, e passa quindi ad un'etichetta genovese, la Karim, per cui pubblica nel 1965 il disco di cui sopra e, a gennaio 1966, un altro 45 giri, che contiene "Candeline di cera" e "Ballata per un amore perduto", quest'ultimo con testo di Piero Ciampi: non presentiamo quel disco, ma un altro che contiene gli stessi brani, nella stessa versione ma pubblicato dalla Sibilla, piccola etichetta romana nata nel 1967.
Non ho notizie certe al riguardo ma, poichè il direttore artistico della Sibilla era Elvio Monti, che dirige l'orchestra nei due brani, presumo che in qualche modo avesse la proprietà dei nastri e, approfittando del fallimento della Karim, abbia ripubblicato le due canzoni: tra l'altro anche il numero di catalogo dell'etichetta è strano, perchè il prefisso della Sibilla era in genere TN.
"Candeline di cera" è una canzone scritta dallo stesso Monti, con il testo di Francesco Di Lella, ed è una malinconica canzone d'amore che musicalmente ricorda alcune cose del primo De André (....e chissà come mai!).
"Ballata per un amore perduto" era già stata incisa nel 1964 da Georgia Moll, ed è la cover di "Ballade à Sylvie", scritta e cantata da Leny Escudero, attore e cantante francese (ma nato in Spagna) che l'aveva pubblicata nel 1962 nel suo primo 45 giri; musicalmente più interessante (anche l'arrangiamento è più curato), il testo si discosta dall'originale di Escudero ed ha alcune tematiche che si ritroveranno in seguito in altri brani del cantautore livornese.
L'impostazione della Milan in entrambi i brani è molto tradizionale, ed anche all'epoca doveva suonare un po' datata.
Purtroppo di questo disco non possiedo la copertina (se mai è esistita....).

1) Candeline di cera (Francesco Di Lella-Elvio Monti)
2) Ballata per un amore perduto (Piero Ciampi-Leny Escudero)

sabato 19 settembre 2015

Marco Carena - Carena 2 il ritorno (1991)













Ritorniamo a parlare di Marco Carena presentando il suo secondo album, pubblicato nel 1991 ad un anno di distanza dal precedente e a pochi mesi dalla partecipazione con "Serenata" al Festival di Sanremo.
Il disco si apre con una delle sue canzoni più famose, "Questione di sfiga", che come spiega il titolo elenca una serie di situazioni in cui si presenta nella vita quotidiana la sfiga; ricordo che venne presentata spesso in versione acustica solo con la chitarra al "Maurizio Costanzo Show".
"La ballata di Gennaro" è la triste storia di un licantropo, e musicalmente fa venire in mente certi brani di De André, mentre in "Amarsi" emerge anche un sottofondo serio e malinconico, malinconia che è presente anche in "Carnivalada", in cui sono presi in giro tutti gli stereotipi del Carnevale, con richiami all'umorismo nero di "Questione di sfiga" (e che musicalmente non poteva che essere un samba).
Chissà se le donne di "Se non ora quando" che hanno attaccato Carena dopo il concerto del 24 giugno (e di cui abbiamo parlato in questo post) hanno mai ascoltato "Vorrei": credo di no, altrimenti avrebbero protestato sicuramente, visto il sarcasmo del testo (che non vi anticipo).
"Arbre magique" si può collegare ad "Accessori auto" del disco precedente, descrivendo con un accento francese esasperato questo importantissimo oggetto "nemico de le tanf".
Si prosegue con "Il blues del pelo superfluo", il cui titolo dice tutto sia sulla musica sia sull'argomento del testo, in cui Carena si immedesima in uno di questi peli.
La penultima canzone è "Buon Natale", pubblicata anche su 45 giri, che prende in giro gli stereotipi del Natale, dai regali riciclati all'essere buoni in apparenza.
Conclude il disco " ....... gli inglesi", frammento di qualche anno precedente realizzato con Le Vecchie Pellacce, il gruppo di cui Carena faceva parte prima di intraprendere la carriera solista.
I testi e le musiche di tutte le canzoni sono di Marco Carena.
Tra i musicisti che suonano nel disco sono da ricordare Massimo Luca e Paolo Costa alle chitarre, mentre Roberto Colombo suona le tastiere e si occupa, come nell'album precedente, degli arrangiamenti.

Lato A

1) Questione di sfiga
2) La ballata di Gennaro
3) Amarsi
4) Carnivalada

Lato B

1) Io vorrei (parte 1: cantico dell'emarginato; parte 2: cantico degli esasperati)
2) Arbre magique
3) Il blues del pelo superfluo
4) Buon Natale
5) ....... gli inglesi

sabato 12 settembre 2015

Dik Dik - Storie e confessioni (1973)




Un altro album mai ripubblicato in CD (almeno in Italia, perchè mi risulta che ne esista una stampa giapponese) è questo "Storie e confessioni" dei Dik Dik, dell'agosto 1973, successivo quindi alla loro partecipazione a "Un disco per l'estate" con "Storia di periferia", inserita nell'album.
Lo stile del disco ricalca quello del brano presentato alla manifestazione, che è poi lo stesso dei loro successi dei primi anni '70, da "Viaggio di un poeta" ad "Help me": ormai staccatisi dal suono beat di "Sognando la California", con ancora qualche reminiscenza dei Procol Harum e gli influssi della nuova generazione di cantautori angloamericani come Elton John e Neil Young, di cui infatti nel disco sono presenti alcune cover.
E proprio del canadese, che l'anno prima aveva ottenuto un successo mondiale con "Harvest", è il brano che apre il lato A, "Che farei", che è "Tel me why" da "After the gold rush" (a mio parere il suo 33 giri migliore), del 1970, con un testo in italiano del cantante del gruppo Giancarlo Sbriziolo (che si firma con lo pseudonimo Sbrigo).
Sempre dallo stesso album è tratta "Birds", che diventa "Noi soli", mentre tra le due canzoni di Neil Young c'è "Tra i fiori rossi di un giardino", con la musica scritta dal chitarrista del complesso Erminio Salvaderi, detto Pepe, con l'ex Ribelle Natale Massara (che è anche il produttore e l'arrangiatore di tutto il 33 giri), gli stessi autori di "Ma perchè", il quarto brano, che pochi mesi dopo verrà pubblicato su 45 giri come retro dell'inedito su album "Il confine".
La prima cover di Elton John è "E ho bisogno di te": si tratta di "I need you to turn to", contenuta nell'album del 1970 Elton John, un capolavoro (conteneva tra le altre gli evergreen "Your song", "Sixty years on" ("Ala bianca" dei Nomadi e "Border song"....facciamo un gioco: prendete l'album di Angelo Branduardi "Cercando l'oro", ed ascoltate "La volpe", sul lato B, a partire più o meno dal primo minuto...ora ascoltatevi "I need you to turn to" al quarantesimo secondo....
Torniamo ai Dik Dik: furono i primi in Italia ad incidere una cover di Elton John, nel novembre 1969 nell'album "Il primo giorno di primavera", e cioè "Era lei" ("It's me that you need", con testo di Maurizio Vandelli, che la pubblicò nello stesso mese su 45 giri).
Il lato A si chiude con la già citata "Storia di periferia", canzone scritta dallo stesso autore di "Viaggio di un poeta", Riccardo Zara, questa volta con il testo scritto da Claudio Daiano e Sbriziolo (che però non appare sul disco, pur risultando regolarmente presente in SIAE).
Il lato B si apre invece con un'altra cover, questa volta dei Procol Harum: "Confessione" è infatti "Pilgrim's progress", da uno dei dischi migliori del gruppo britannico ("A salty dog") e l'autore del testo in italiano è Maurizio Vandelli, in quello che credo essere uno dei suoi  ultimi contributi per la Ricordi prima del passaggio alla Ariston.
Si torna ad Elton John con "Ma tu chi sei", con il testo in italiano di Maurizio Piccoli su "Bad side of the moon", pubblicata solo su 45 giri come retro di "Border song", mentre è invece una canzone dei Dik Dik "Libero", una "murder ballad" con la musica di Pepe e del tastierista Mario Totaro che racconta la triste storia di un vagabondo accusato innocente dell'omicidio di una donna, e che si suicida in carcere..
L'ultima cover del disco è tratta da "Footprint", il secondo album di Gary Wright, pubblicato nel 1971 e che vede la partecipazione di George Harrison: "Love to survive" diventa nella versione di Vandelli "Non si può", mentre conclude il disco "È nel mio cuore ancora" di Mogol e di Maurizio Fabrizio, ancora ad inizio carriera.
L'LP ha una copertina apribile in cinque strati, uno per ogni componente del complesso raffigurato: oltre ai già citati Lallo alla voce e al basso, Pepe alla voce e alla chitarra, Todaro alle tastiere, completano la formazione Pietruccio Montalbetti alla voce e alla chitarra e Sergio Panno alla batteria.


LATO A

1) Che farei (Sbrigo-Neil Young)
2) Tra i fiori rossi di un giardino (Sbrigo-Erminio Salvaderi-Natale Massara)
3) Noi soli (Sbrigo-Neil Young)
4) Ma perchè (Sbrigo-Erminio Salvaderi-Natale Massara)
5) E ho bisogno di te (Sbrigo-Elton John)
6) Storia di periferia (Sbrigo-Claudio Daiano-Riccardo Zara)

LATO B

1) Confessione (Maurizio Vandelli-Matthew Fisher)
2) Ma tu chi sei (Maurizio Piccoli-Elton John)
3) Libero (Sbrigo-Erminio Salvaderi-Mario Totaro)
4) Non si può (Maurizio Vandelli-Gary Wright)
5) È nel mio cuore ancora (Mogol-Maurizio Fabrizio)

domenica 6 settembre 2015

Gipo Farassino - Ij mè amor dij vint'ani (1976)

 










La Feeling Record Italiana è stata un'etichetta discografica torinese fondata da Renato Pent nel 1976, attiva per circa una decina di anni e che ha avuto tra i suoi artisti Egisto Macchi (che pubblicò con la Feeling alcune colonne sonore tra cui quella di "Padre padrone"), Raffaella De Vita, i redivivi Delfini, Valerio Liboni e Gipo Farassino: se a Milano hanno avuto Enzo Jannacci, noi abbiamo avuto Gipo, la differenza forse è che qui da noi non è stato così valorizzato come il medico cantautore sotto la Madonnina, ma le cose in comune (dall'uso del dialetto all'attenzione agli ultimi, fino a certi riferimenti alla musica d'oltralpe o al cabaret) sono moltissime.
L'album che presentiamo oggi, "Ij mè amor dij vint'ani", è il primo che la Feeling pubblicò: registrato negli studi dell'etichetta nel settembre 1976, come è riportato in copertina, ha gli arrangiamenti curati da Romano Farinatti, collaboratore abituale di Gipo.
Il disco si apre con "Gipo a Paris", che è la cover del celebre successo di Yves Montand (scritto da Francis Lemarque, anche se sull'etichetta appare erroneamente il nome di Lafarge), naturalmente con un testo in piemontese scritto da Giacomo Mario Gili (che si firma con il suo consueto pseudonimo, Larici) che ben si adatta alla melodia sottolineata dalla fisarmonica.
"Tango se-mai" descrive una serata in un night su una nave da crociera: mi rendo conto che per i non piemontesi la lingua può essere un ostacolo, ma credo che sapendo che "ciospa" significa racchia e "crin" maiale, il resto della canzone sia abbastanza comprensibile.
Notissima è "Ij Wahha Put-hanga", divertente canzone scritta da Walter Valdi che Farassino ha tradotto direi fedelmente in piemontese, mentre "Ël dehòrs del marghé" mette in luce l'aspetto più malinconico di Farassino; la poesia "Tèra 'd Piemônt" chiude il lato A.
La seconda facciata si apre con "La principessa Sukay-Peté", uno di quei ritratti spiritosi spesso presenti nel suo repertorio, seguita da una canzone particolare, " Ël paisan", il cui testo è la traduzione in piemontese de "Il pensionato" di Francesco Guccini, pubblicato pochi mesi prima in "Via Paolo Fabbri 43", adattata su un'altra musica, altrettanto malinconica di quella originale (il cantautore di Pavana non è però citato).
Più allegra "Ël baloss", che significa sciocco (c'è un proverbio in piemontese che recita "Grand e gros ,ciula e baloss") e che è anch'essa una traduzione da Walter Valdi.
"Mè bel amor" è una ballata, tra le canzoni migliori di Farassino, in cui la voce mi ricorda un po' quella di Fabrizio De André (che, come si sa, era amico di Gipo), mentre la title track conclude il disco ed è, anche in questo caso, una poesia.
Un bel disco che andrebbe ricuperato e ristampato in CD.
E mi piace concludere questo post, io che arrivo dal "tach", proprio con alcuni versi presi dal testo della poesia conclusiva:

Ah gineuria ampestà
ch'im sopate ij ciochin
an disend che Turin
l'é na pòvra sità,
sensa sol, sensa mar,
con ël cel sempre scur!
...
Ma përchè i dise nen
che sto cel a l'é 'n cel
che a fa tut lòn ch'a peul
e chi 'j pias nen giuro mach:
noi i-j doma 'l përmess
d'andé piess-lo 'nt ël frach!
E sto sol a l'é 'n sol
ch'a picrà nen tant fòrt
com a pica 'nt ël tach
ma për chi a veul rusché
e sgairene 'd sudor
sto sol-sì a peul basté!


LATO A

1) Gipo a Paris (Gipo Farassino-Larici- Francis Lemarque)
2) Tango se-mai (Gipo Farassino-Romano Farinatti)
3) Ij Wahha Put-hanga (Gipo Farassino-Walter Valdi)
4) Ël dehòrs del marghé (Gipo Farassino)
5) Tèra 'd Piemônt (Gipo Farassino-Romano Farinatti)

LATO B

1) La principessa Sukay-Peté (Gipo Farassino-Romano Farinatti)
2) Ël paisan (Gipo Farassino-Francesco Guccini-Romano Farinatti)
3) Ël balòss (Gipo Farassino-Walter Valdi)
4) Mè bel amor (Gipo Farassino)
5) Ij mè amor dij vint'ani (Gipo Farassino-Romano Farinatti)

sabato 5 settembre 2015

Julie Byrne

Abbiamo ricevuto da Giovanni, un amico del blog, la segnalazione allegata, che ci permettiamo di consigliare a tutti quelli che ci seguono e che si trovano a Torino il 19 settembre.
Per chi non la conosce, possiamo aggiungere che Julie Byrne si rifà un po', a nostro parere, ai cantautori acustici e intimisti come Donovan o Nick Drake, con una ricerca melodica originale ed atmosfere soffuse e malinconiche: brava, e sicuramente in controtendenza con le direzioni attuali della musica.

Ringraziandola per le sempre preziose proposte di Euterpe, le comunico che mia sorella ed io abbiamo organizzato un mini tour italiano per la cantautrice folk americana Julie Byrne.

http://juliemariebyrne.com/tour

Presenterà il suo disco d'esordio "Rooms with walls and windows" 7° nella classifica dei migliori album del 2014 stilata dalla rivista Mojo.
Le invio in allegato la locandina del concerto che si terrà a Torino al Circolo dei Lettori sabato 19 settembre alle ore 21.00.
Ingresso 10 euro, è consigliata prenotazione a:

info@officinanaturalis.com oppure al 333 6395831

Se gentilmente potesse diffondere la notizia girando la locandina, dato che lei è una calamita per moltissimi appassionati di musica, musicisti, giornalisti, ci farebbe davvero un grandissimo piacere.