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martedì 30 giugno 2015

Marco Carena - Il meglio di...(1990)












Quello di oggi è un repost; infatti avevamo già presentato il primo album di Marco Carena il 21 giugno 2011, in questo post : perchè quindi ritornare a parlare di questo disco?
E' presto detto....come i torinesi forse sanno, la sera del 24 giugno Marco ha tenuto un concerto gratuito in piazza Vittorio, presentando le sue canzoni più famose tra cui anche "Io ti amo", che nel 1990 vinse il festival di Sanscemo e che è presente in questo 33 giri......ora, il testo di questa canzone (che in 25 anni Carena ha presentato in spettacoli in tutta Italia e che ha anche cantato varie volte in televisione, spesso al "Maurizio Costanzo Show") è stato accolto dal Comitato SeNonOraQuando con molte polemiche (qui potete leggervi l'articolo completo de "La Stampa), manco si trattasse di Sid Vicious......il sottotitolo dell'articolo è "Il concerto diventa “un caso” per i testi estremi delle canzoni presentate".
Testi estremi quelli di Marco Carena??? Ma questo Comitato ha mai ascoltato i testi di Lou Reed? E conoscono il significato delle parole ironia e sarcasmo????
Mah.....che tempi......gli ayatollah sono già tra noi......ma passiamo al disco, che è meglio.
Vi rimandiamo al vecchio post per la recensione completa; qui ricordiamo solo che “Io ti amo”, il "pomo della discordia" odierna, è presente nell'album in una versione diversa rispetto a quella presente pochi mesi prima nella compilation del festival, che era stata pubblicata dalla Polygram prima che Carena firmasse con la Virgin.
I testi e le musiche sono di Carena, mentre gli arrangiamenti sono curati da Roberto Colombo, anche produttore del disco, e Massimo Luca.
Dopo la partecipazione con "Serenata" al Festival di Sanremo 1991 l'album fu ristampato con l'aggiunta della canzone nuova ed il titolo cambiato in "Serenata (il meglio di....)"; anche di questa canzone abbiamo già parlato in un altro post

LATO A

1) Che bella estate
2) Io ti amo
3) Blues delle mutande lunghe
4) Accessori auto

LATO B

1) Deandrata
2) Histoire du vol-au-vent
3) Bongustata
4) Ma tanto lo so
5) Buonanotte

lunedì 29 giugno 2015

Stefano Rosso - ...e allora senti cosa fò (1978)












A mio parere ci sono artisti che, dopo la scomparsa, vengono ricordati anche più di quelli che sono i loro reali meriti, ed altri che, invece, vengono dimenticati in fretta: Stefano Rosso fa parte di questi ultimi anche se, a dire il vero, era già stato purtroppo dimenticato anche in vita, ingiustamente.
Il blog ha contribuito a ricordarlo già in varie occasioni, ed oggi lo facciamo presentando il suo secondo album, "....e allora senti cosa fò", pubblicato nel 1978, due anni dopo il successo di "Una storia disonesta", di cui ricalca lo stile e le tematiche ma in modo sempre originale ed ironico: ad esempio nel brano di apertura, "Colpo di stato", ancora attuale, anche se ora non c'è più soltanto il calcio a distogliere la gente dal pensare (si sono aggiunti internet, cellulari vari e altro ancora).
La title track è un valzer che ricorda musicalmente lo stile delle classiche canzoni romane, con il violino del grande Tino Fornai in evidenza, e un testo che, sempre in maniera ironica, racconta le vicende di un uomo lasciato dalla ragazza....ma alla fine il brano si conclude con i versi "per fortuna che c'è la sessoautonomia che è come i blue-jeans: nun passa mai de moda!".
Vi è anche qualche brano più riflessivo, come "Bologna '77", con accenni alla vicenda di Giorgiana Masi ed una citazione di "Lilly" di Venditti, o "E intanto il sole si nasconde".
In "C'era una volta (e ancora c'è)" partecipa ai cori Ivano Fossati, che all'epoca era anche lui un artista RCA e che inoltre condivideva con Stefano Rosso il produttore, cioè Antonio Coggio, storico collaboratore e coautore di tanti successi del primo (il migliore) Baglioni.
Da citare anche "Odio chi", canzone strutturata ad elenco, che durante una puntata della trasmissione "Odeon" venne proposta dall'autore con il testo e il titolo cambiato in "Odeon chi" (con un elenco di alcuni servizi giornalistici effettuati dal programma).
L'album si conclude con una versione del suo primo successo, "Letto 26", con il testo modificato: devo dire però che ho sempre trovato più riuscita la prima versione, che potete ascoltare nella bonus track, una versione estesa del brano.
Gli arrangiamenti sono curati da Ruggero Cini, grande musicista del giro RCA, tranne "Letto 26" arrangiata da Piero Pintucci (la registrazione è del resto la stessa del 45 giri originale), mentre la produzione è, come abbiamo detto, di Antonio Coggio; la copertina è di Cesare Monti, cioè il da poco scomparso Cesare Montalbetti.
Oltre al già ricordato Fornai, i musicisti sono alcuni tra i nomi più noti del giro romano dell'RCA: Massimo Buzzi, ex dei Faraoni, alla batteria, Piero Ricci al basso, Luciano Ciccaglioni (oltre a Stefano Rosso) alle chitarre, mentre Cini suona le tastiere e Coggio la fisarmonica; ai cori vi è il gruppo dei Pandemonium.
I testi e le musiche sono tutti di Stefano Rossi, il vero nome di Stefano Rosso.

LATO 1

1) Colpo di stato
2) Libertà...e scusate se è poco
3) ...e allora senti cosa fò
4) Reichiana
5) E intanto il sole si nasconde

LATO 2

1) Odio chi
2) L'osteria del tempo perso
3) C'era una volta (e ancora c'è)
4) Bologna '77
5) Domani è un altro giorno
6) Letto 26 (seconda parte)

Bonus track: 1) Letto 26 (integrale)

venerdì 26 giugno 2015

The Juniors - Black night/I'll be blind (1970)













Ritorniamo dopo qualche tempo a parlare del gruppo vercellese The Juniors, che dopo essere stati il complesso di accompagnamento di Gianni Pettenati, avevano iniziato nel 1967 la carriera da solisti.
Dopo alcuni 45 giri incisi per la DKF Folklore di Happy Ruggiero e per la Fonit Cetra, approdano alla CGO, piccola etichetta milanese, e nell'autunno del 1970 pubblicano questo 45 giri.
Non ha bisogno di presentazioni la canzone sul lato A: si tratta di una cover della celeberrima "Black night" dei Deep Purple, e devo dire che all'ascolta i vercellesi se la cavano egregiamente, dimostrando di essere musicisti di buon livello (ovviamente non a quello di Lord, Blackmore e compagni).
La cosa però divertente è il lancio pubblicitario del disco, affidato ad un articolo intervista pubblicato su "Ciao 2001" n.4 del 18 novembre 1970 (alle pagine 56 e 57) in cui si vuol far credere all'ingenuo lettore che il gruppo, avendo soggiornato qualche tempo in Gran Bretagna, sia arrivato con il 45 giri di "Black night" al secondo posto della classifica inglese dei dischi più venduti....!
Peraltro, come potete vedere, anche il front della copertina giocava con questo equivoco, da un lato inserendo l'hit parade inglese con "Black night" in classifica (.....tanto, chi mai sarebbe andato a controllare, secondo la CGO?), e dall'altro con la scritta trasversale "versione originale"....e come no!
Quella dei Deep Purple era stata pubblicata in giugno: chissà, forse pensavano che, come in passato spesso accadeva, non sarebbe mai stata stampata in Italia.
Con il lato B invece non siamo in presenza di una cover ma di un quasi plagio: infatti "I'll be blind" ha più di una similitudine con "Sixty years on" di Elton John (in Italia conosciuta per la cover dei Nomadi, "Ala bianca"), tranne che per il ritornello.
Il testo è firmato Complex che, come un'altro post , è lo pseudonimo di Rinaldo Prandoni, mentre la musica è di Ennio Poggi.

1) Black night (Blackmore-Gillan-Glover-Lord-Paice)
2) I'll be blind (Complex-E.Poggi)

domenica 21 giugno 2015

Roberto Vecchioni - Messina/Appunti da "Il re non si diverte" (1974) e La farfalla giapponese (canzone per tutti gli amori)/Messina (1974)




Oggi presentiamo una vera e propria rarità di Roberto Vecchioni: un disco che non è mai stato citato in nessuna delle ormai numerose discografie del cantautore milanese (ma di origini partenopee).
Si tratta di un 45 giti campione (che riporta la scritta "Vietata la vendita"), forse usato per le trasmissioni radiofoniche, datato 1974; le due canzoni sono tratte dal 33 giri che il cantautore aveva pubblicato alla fine del 1973, "Il re non si diverte", e che vinse il premio della critica.
In entrambi i casi però le canzoni sono in versione diversa, come vedremo...partiamo dal lato A: rispetto all'album, "Messina" inizia con una chitarra acustica e delle percussioni, ed entra poi il basso (è quindi assente il pianoforte): dalla formazione si deduce quindi che non si tratta di una registrazione effettuata durante le sessioni di "Il re non si diverte", poichè in esse il basso era totalmente assente; infatti il disco fu registrato con Massimo Luca alla chitarra, Toni Esposito alle percussioni e Mario D'Amora al pianoforte e alle altre tastiere, questi ultimi due portati dal nuovo produttore di Vecchioni, il napoletano Michelangelo Romano, dal gruppo di Alan Sorrenti.
Presumibilmente questa nuova registrazione fu effettata in contemporanea con quella de "La farfalla giapponese", poichè questa incisione venne poi usata come lato B del 45 giri del brano con cui Vecchioni partecipò a "Un disco per l'estate 1974" (e il cui numero di catalogo, DUC 245, è immediatamente seguente a questo).
Di "Messsina" ricordo che la prima volta che l'ascoltai ero un bambino, durante la famosa "Schif Parade" presentata da Luciano Salce e Bice Valori, i Malalingua....pensate farla oggi una rubrica del genere!
Sul testo, che descrive la sensazione di straniamento che si può provare quando ci si trova al di fuori del proprio contesto abituale, copio quello che lo stesso Vecchioni scrisse nelle note interne del disco: «Mettiamo in chiaro che non ho niente contro Messina: nella canzone omonima è rappresentato quel senso d'insicurezza, quel sentirsi fuori posto che molti proverebbero svegliandosi all'improvviso in un luogo estraneo, contrario alle proprie abitudini. Così come Messina avrei potuto dire Sidney o New York».
"Il re non si diverte" è invece un edit della versione dell'LP, privata dell'introduzione al pianoforte e del finale, che sfuma; in questo modo la canzone passa da quasi dieci minuti di durata a 6'40'', più accettabili per un 45 giri, ed ha il titolo modificato in "Appunti da Il re non si diverte".
Il titolo del brano è tratto da quello del dramma "Il re si diverte" di Victor Hugo.

1) Messina
2) Appunti da "Il re non si diverte"














E visto che abbiamo parlato di "La farfalla giapponese", presentiamo anche questo 45 giri.
Se i discografici conoscessero un po' le cose di cui si occupano, i due brani sarebbero stati inseriti come bonus nella ristampa dell'LP: invece, mentre la versione qui presente di "Messina" è rimasta inedita, il brano sul lato A è stato pubblicato in...."Saldi di fine stagione", l'album di due anni prima, con sonorità completamente diverse, ed inoltre al posto di una canzone del disco, "La tua assenza".....ma perchè??
"La farfalla giapponese" ha il testo tratto da una poesia dell'uruguaiano Mario Benedetti; a "Un disco per l'estate" fu eliminata al primo turno, non classificandosi quindi per la fase finale, quella con cui si aveva il passaggio televisivo.
Interessante dal punto di vista cantautorale questa edizione del concorso estivo: oltre a Vecchioni, parteciparono infatti Lucio Dalla ("Anna bell'Anna"), Jannacci ("Brutta gente"), Renato Zero ("Inventi"), la brava Anna Melato ("Vola"), di cui presto parleremo e Luciano Rossi, l'unico di questi che ottenne successo, anche se alcuni mesi dopo, con "Ammazzate oh".
Tornando a cantautore milanese, Vecchioni è autore di tutti i testi e le musiche delle canzoni di questo post.
Come bonus track le versioni tratte dall'album di "Messina" e "Il re non si diverte".

1) La farfalla giapponese (Canzone per tutti gli amori)
2) Messina

Bonus tracks: 1) Il re non si diverte (versione album)
                        2) Messina (versione album)

giovedì 18 giugno 2015

Antonio Asquino - Canto bianconero-Juve bis '77 (1977)










 

Del cantautore torinese Toni Asquino abbiamo già parlato in questo post , in cui presentavamo un disco del Duo Fasano con due canzoni scritte anche da lui; oggi invece parliamo di un suo 45 giri, particolarmente d'attualità in questi giorni di sconfitte berlinesi....un disco che, come potete dedurre dalla copertina, fu pubblicato in occasione della mitica conquista della Coppa Uefa nel 1977 da parte della Juventus (nella cartina infatti sono localizzate le città delle squadre eliminate dai bianconeri in quel torneo, fino ad arrivare alle due finali contro i baschi dell'Atletico Bilbao).
Bei tempi e bei ricordi per me, almeno tanto belli quanto è invece tuttora negativo il ricordo di tal Magath.
Ma non divaghiamo e torniamo alla musica ed alle due canzoni di questo disco che il cantauore incise con il nome completo (e cioè Antonio Asquino).
Che dire di "Canto bianconero"? Si tratta di un inno che forse aveva l'ambizione di  sostituire quello che allora era l'inno della Juventus, il celebre "Juve Juve", ma è sicuro che l'andamento della canzone è molto...come dire? "paesano" (ricorda certe marcette estive pubblicate negli anni precedenti dalla Kansas, per capirci, stile "Militare non partire").
Nel testo vi è anche una citazione che, se fatta oggi, attirerebbe addosso a Toni le ire di qualche integralista: nella seconda strofa infatti si recita "Che venga anche Maometto vestito da portiere...."....ma pensate poi se al giorno d'oggi sarebbero ancora possibili canzoni come "Caravan petrol" di Carosone o "Allah! Allah" dei mitici Daniel Sentacruz Ensemble....
Forse è meglio il lato B, "Juve bis '77", con un arrangiamento musicale in cui sono presenti anche dei fiati....ma certo che, da juventino, devo ammettere che la vendittiana "Roma Roma (Roma non si discute, si ama)" è decidamente a un altro livello.

1) Canto bianconero (Tony Asquino)
2) Juve bis '77 (Tony Asquino)

sabato 13 giugno 2015

Goran Kuzminac - Contrabbandieri di musica (1987)












Oggi parliamo per la prima volta nel blog del cantautore italo-jugoslavo Goran Kuzminac, presentando il suo terzo album, "Contrabbandieri di musica", il primo inciso dopo l'abbandono della UNA, etichetta legata alla RCA e curata da Vincenzo Micocci, per la piccola Top Records (etichetta milanese distribuita dalla CGD).
Kuzminac, eccellente chitarrista acustico, è stato uno di quei personaggi venuti fuori in un periodo in cui l'attenzione sui cantautori era un po' in fase calante, un po' come Mario Castelnuovo o Marco Ferradini (con cui non a caso collaborò per un Q Disc che avrebbe dovuto agevolare il loro lancio), per cui vengono ricordati per alcune canzoni ("Teorema", "Sette fili di canapa", "Ehi ci stai" e poche altre) ma non sono riusciti ad imporsi come i colleghi diventati famosi in anni precedenti.
Proprio uno di questi colleghi, Antonello Venditti, è presente nel disco come produttore artistico di due canzoni, "Cosa ci fai nella mia vita" (bella canzone d'amore) e "Dove sei quando non ci sei" (entrambe infatti sono edite dalle edizioni musicali Stukas, di proprietà del cantautore romano), oltre che come corista.
Questo "Contrabbandieri di musica" ha dei suoni molto anni '80, che non si sposano con quella che era l'identità chitarristica dei dischi precedenti di Kuzminac: per intenderci, manca in questo disco un brano come "Stella del nord" o "Stasera l'aria è fresca", che con la già citata "Ehi ci stai" rimangono ancora oggi le canzoni più note del cantautore italo-jugoslavo.
Qualche arpeggio di chitarra acustica si ascolta solo in "Il barone rosso", sicuramente il brano migliore del disco, con il testo scritto in collaborazione con Gaio Chiocchio (peccato che poco dopo l'inizio entri una batteria invadente a rovinare tutto).
Al disco collabora Alberto Radius come produttore artistico (a parte i due ricordati prodotti da Venditti) e come chitarrista, mentre tra gli altri musicisti ci sono Fabio Piagnatelli e Rino Zurzolo al basso, Amedeo Bianchi al sax, Marco Rinalduzzi alle chitarre e Stefano Previsti alle tastiere.
Manca tra i musicisti un batterista.....e si sente, visto l'uso continuo di brutte batterie elettroniche.

LATO A

1) Contrabbandieri di musica (Goran Kuzminac)
2) Vogue (Goran Kuzminac)
3) Dove sei quando non ci sei (Goran Kuzminac)
4) Perfida Jonne (Goran Kuzminac)
5) Perchè mi telefoni ancora? (Goran Kuzminac)

LATO B

1) Malaria (Goran Kuzminac)
2) Gli specchi (Goran Kuzminac)
3) Cosa ci fai nella mia vita (Goran Kuzminac)
4) Il barone rosso (Goran Kuzminac-Gaio Chiocchio-Goran Kuzminac)


lunedì 8 giugno 2015

Statuto - Ci pensa Fonzie/In fabbrica (2014)




Il blog è fermo ormai da quasi un anno: abbiamo ricevuto parecchie mail e richieste di chiarimenti.
Sono tanti i motivi di questa attesa, una stanchezza generale ma anche una certa delusione per alcuni progetti su cui ho lavorato e che non sono poi andati in porto (in particolare un libro a cui tenevo moltissimo).
Dopo un po' di tempo però ho deciso che volevo ricominciare, e finalmente oggi il blog riprende la sua attività.
E, visto il periodo, ho pensato che questo nuovo 45 giri degli Statuto fosse l'ideale: ho apprezzato molto, in un'epoca in cui la musica è sempre più digitale, impalpabile ed eterea non solo per i supporti, la scelta del complesso torinese di pubblicare due nuove canzoni in vinile, una sul lato A ed una sul lato B.
Il brano sulla prima facciata, scritto dal cantante Oscar con la collaborazione per la parte musicale del chitarrista (bravissimo) Bumba, cioè Alex Loggia, è molto attuale: dietro la descrizione di Fonzie non è difficile individuare il personaggio politico a cui ci si riferisce....tra l'altro il gruppo è riuscito a coinvolgere, durante una sua visita in Italia, Henry Winkler, l'attore che in "Happy Days" impersonava Arthur Fonzarelli, nella foto di copertina, con in mano due cd del gruppo.
Sul lato B c'è invece la cover di una canzone dei Gang, scritta (come molte del gruppo marchigiano) dai fratelli Severini: Massimo partecipa alla registrazione, effettuata dal vivo in un locale torinese, ed è presente sul retro della foto di copertina.

1) Ci pensa Fonzie (Oscar Giammarinaro-Alex Loggia-Oscar Giammarinaro)
2) In fabbrica (Marino Severini-Sandro Severini)