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martedì 31 maggio 2011

The Johnson Righeira Foundation - Yes I know my way/Nina yo te quiero(1987)












Se dovessimo evidenziare per ogni decennio l’artista torinese più famoso, la scelta è molto facile: Fred Buscaglione per gli anni ’50, Rita Pavone nei "favolosi anni ’60", nel decennio successivo Umberto Tozzi e, per gli anni ’80, i Righeira (oltre io citerei gli Statuto per gli anni ’90 e, per l’ultimo decennio, i Subsonica).
Come sapete dietro ai nomi di Michael e Johnson Righeira si nascondono Stefano Rota e Stefano Righi, e fu proprio quest’ultimo a debuttare con il 45 giri “Bianca surf”, prodotto da Giulio Tedeschi (il fondatore della Toast), nel 1981.
Formato un duo con Rota ed adottato il nome “Righeira”, l’esplosione si ha nell’estate del 1983, con “Vamos a la playa”, a cui seguono molti altri successi, tra cui “No tengo dinero”, “L’estate sta finendo” , “Innamoratissimo” (con cui partecipano anche a Sanremo nel 1986).
Nel 1987 viene pubblicato il disco che presentiamo oggi, a nome del solo Johnson con la denominazione “The Johnson Righeira Foundation”: in realtà, come si può leggere in copertina, anche Michael collabora al disco come produttore ed arrangiatore, insieme a Claudio Corradini.
Sul lato A vi è una cover del notissimo brano di Pino Daniele “Yes I know my way”, che è riarrangiata in versione disco e, francamente, fa rimpiangere l’originale….
La canzone sul retro, “Nina yo te quiero”, è in spagnolo: un ritorno alle origini di “Vamos a la playa”, anche se manca del tutto di freschezza e risulta essere, alla fine, abbastanza noiosa.
In breve tempo era iniziato il declino per i Righeira.

1) Yes I know my way (Pino Daniele)
2) Nina yo te quiero (Goga-Mi-Goga-Mix) (Stefano Righi-Stefano Rota-Claudio Corradini)

domenica 29 maggio 2011

I Vianella – I sogni de Purcinella (1973)



I Vianella, il duo formato ai primi degli anni ’70 da Edoardo Vianello e Wilma Goich, avevano sviluppato uno stile personale che se da un lato recuperava melodie tipiche della tradizione romana dall’altro le faceva incontrare con la canzone d’autore di un Amedeo Minghi o di un Edoardo De Angelis, il tutto condito dalle sonorità tipiche dell’RCA di quel periodo (e delle varie etichette collegate, come l’Apollo fondata dallo stesso Vianello): basta leggere i nomi, a titolo di esempio, dei musicisti che suonano in quest’album (il loro secondo) dove troviamo tra gli altri l’ex batterista del gruppo beat dei Faraoni Massimo Buzzi, il tastierista Elvio Monti (autore di molte musiche per Piero Ciampi e Fabrizio De André), il bassista Piero Montanari, o quello degli arrangiatori, i fratelli Fuido e Maurizio De Angelis.
Il disco contiene quattro brevi intermezzi strumentali, “La grana”, “’a salute”, “Er successo” e “L’amore” (in realtà si tratta della stessa melodia eseguita con diversi arrangiamenti)0, e dieci canzoni; la prima, “Fijo mio”, e la seguente, “L’urtimo amico va via”, sono state anche incise da Franco Califano, l’autore del testo (e di quelli di quasi tutti i brani del disco), e sono tra le cose migliori dell’album..
Tra gli autori di “Io te vojo bene”, “San Francesco” e della title track troviamo anche Roberto Conrado, ex batterista dei Go Karts e degli Apostoli nonché produttore dell’album con Vianello; quest’ultima canzone inoltre vede la firma del già citato Montanari.
“Roma parlaje tu” è tratta dalla colonna sonora del film “Storia de fratelli e de cortelli” (riportato però erroneamente nel retro copertina come “Storia de cortelli e de fratelli”) di Mario Amendola, ed è inciso con l’orchestra di Franco Micalizzi, autore della musica e del testo (con Antonello De Sanctis, il celebre paroliere di “Anima mia”, “Padre davvero”, “Bella dentro”, “Due ragazzi nel sole” e tanti altri successi).
Infine è da notare la presenza di Ennio Morricone come autore di due musiche, “L’amore è un cucciolo de razza” e “Li pajacci”.

LATO A

1) La grana (Edoardo Vianello)
2) Fijo mio (Franco Califano-Amedeo Minghi)
3) L’urtimo amico va via (Franco Califano-Toto Savio)
4) Io te vojo bene (Franco Califano-Roberto Conrado-Amedeo Minghi)
5) Paese fai tenerezza (Franco Califano-Amedeo Minghi)
6) Roma mia (Franco Califano-Amedeo Minghi)
7) ‘a salute (Edoardo Vianello)

LATO B

1) Er successo (Edoardo Vianello)
2) L’amore è un cucciolo de razza (Franco Califano-Ennio Morricone)
3) San Francesco (Franco Califano-Roberto Conrado-Amedeo Minghi)
4) Li pajacci (Franco Califano-Ennio Morricone)
5) Roma parlaje tu (Franco Micalizzi-Antonello De Sanctis-Franco Micalizzi)
6) I sogni de Purcinella (Franco Califano-Piero Montanari-Roberto Conrado)
7) L’amore (Edoardo Vianello)

venerdì 27 maggio 2011

Gerry Bruno - Il ballo del qua qua/Il ballo del qua qua (Quarry Gerri Quack Version) (1981)












Nella ricostruzione della discografia dei Brutos, oltre che di due incisioni come gruppo, ci siamo occupati di un 45 giri da solista del cantante Jack Guerrini; oggi invece presentiamo un 45 giri da solista di Gerry Bruno...la canzone la conoscete tutti nella notissima versione di Romina Power, quindi non mi sto a dilungare: il brano, in origine, era uno strumentale del compositore svizzero Werner Thomas, noto come "The chicken dance" e ripreso anche in alcune colonne sonore.
Terry Rendall (pseudonimo del produttore belga Louis van Rijmenant) scrisse negli anni '70 un testo, ed il brano divenne la canzone "Dance little bird"; Lorenzo Raggi è l'autore del testo in italiano con Romina Power.
Ecco cosa ci racconta Gerry sul disco:


Sin dal settembre del 1981 lanciavo, in ogni puntata della trasmissione "Lo Squizzofrenico" di Gino & Michele per la regia di Beppe Recchia, la canzone "Il ballo del qua qua" (brano popolare acquistato per due lire da due cantastorie belgi in quel di Cannes durante il Festival du Cinema), con tanto di paperette (costruite per l'occasione dallo stesso mago che aveva fatto-e che ancora faceva- Topo Gigio e che collaborava all'epoca con Antenna 3.
Ezio Scimè, che era all'epoca il titolare dei dischi di Sacha Distel, con l'etichetta  G&G Records distribuita dalla Ricordi, mi chiede se voglio far parte del gruppo proponendomi l'affare del secolo e cioè questa ballata popolare che all'estero riscuote un notevole successo specie in Francia...e nel nord della Germania. Spinto anche da Sacha che trova buona l'idea (che in seguito potrebbe anche servire per il Sacha Show nei programmi televisivi) accetto di buon grado l'offerta e nel giro di 10 settimane di martellanti promozioni televisive (Antenna 3) e serate in tutta la Lombardia, riesco a vendere quasi 30.000 copie...Scimè raggiante di gioia mi consiglia di battere il ferro sin che è caldo e mi convince a registrare un secondo 45 giri dal titolo "Senza Salomè", che mio malgrado porto in televisione (in Rai a Blitz con Gianni Minà) e in diverse serate che a quell'epoca certo non mi mancavano.  Quando ormai s'era capito che il "pilota" aveva funzionato la canzone venne incisa da Romina Power....in un paio di settimane la sua versione, secondo il settimanale "Sorrisi & Canzoni", era già al n.1 in classifica per rimanerci in seguito per diverse settimane, mentre io avendo sino a quel momento venduto discretamente (a porta a porta) quelle famose 30.000 copie non entrai nemmeno negli ultimi posti delle vendite di quel settimanale.....Nel retro c'è una mia versione tutta particolare del qua qua fatta alla maniera di Barry White intitolati Quarry Gerry Quack Version.

Ringraziamo Gerry per questo ricordo (prossimamente proporremo anche "Senza Salomé"), e vi auguriamo buon ascolto!
1) Il ballo del qua qua (Dance little bird) (Lorenzo Raggi-Romina Power-Werner Thomas)
2) Il ballo del qua qua (Quarry Gerri Quack Version)  (Lorenzo Raggi-Romina Power-Werner Thomas)

martedì 24 maggio 2011

Antonello Venditti, Adriana Asti e Ninetto Davoli - Addavenì (quer giorno e quella sera) (1979)












Nell’autunno del 1979 la Rai propone una film musicale, intitolato “Addavenì (quer giorno e quella sera)”, con Ninetto Davoli ed Adriana Asti, scritto per quel che riguarda i testi da un misterioso “Anonimo romano”, mentre le musiche sono curate da Antonello Venditti; la trama ripercorre un po’ alcuni cliché pasoliniani, raccontando il tragico amore tra una prostituta ed un borgataro romano.
Il regista del programma televisivo è Giorgio Ferrara, ed il testo era stato pubblicato l’anno precedente in volume dalle edizioni Capelli; dietro lo pseudonimo “Anonimo romano” si nasconde Maurizio Ferrara, padre del regista ed anche di Giuliano Ferrara, nonché esponente di rilievo del P.C.I. romano..
Le canzoni però risultano in Siae essere scritte interamente da Venditti, anche per quel che riguarda i testi.
Il disco di oggi è la colonna sonora di “Addavenì (quer giorno e quella sera)”, pubblicato dalla Philips, che era la casa discografica del cantautore dopo l’abbandono della RCA Italiana (e prima della fondazione, con Colombini, della Heinz Music).
La canzone che apre il disco, “Scusa devo andare via”, è l’unica eseguita da Venditti, ed è in una versione diversa rispetto a quella presente nell’album “Buona domenica”; viene inoltre ripresa, in una breve coda strumentale, alla fine del lato 2.
Sulle altre canzoni c’è poco da dire: nelle sonorità si riconoscono le caratteristiche del cantautore romano, ma non giova loro l’interpretazione di Davoli (che, come cantante, forse qualcuno ricorderà nella vecchia pubblicità dei cracker Saiwa, in cui la mattina presto percorreva una Roma deserta cantando a squarciagola i successi del periodo) e, soprattutto, della Asti.
I più attenti di voi noteranno che la musica di “Quanno che Roma schiatta” è la stessa di “Ruba”, incisa da Venditti nel disco “Che fantastica storia è la vita”, del 2003, ma in realtà è il brano in italiano che è antecedente, in quanto scritto nei primi anni ’70 ed inciso, in quel periodo, da Mia Martini.
“Me piacerebbe tanto” è invece il primo reggae scritto dal cantautore romano, alcuni anni prima della più conosciuta “Piero e Cinzia”.
La produzione del disco è curata da Michelangelo Romano, che in quel periodo seguiva Venditti, mentre gli arrangiamenti sono curati dallo stesso cantautore con gli Stradaperta, il suo gruppo di accompagnamento del periodo (che suona anche in tutti i brani); l’orchestra d’archi è arrangiata e diretta da Peppino Mazzucca e Nicola Samale.

LATO A

1) Antonello Venditti – Scusa, devo andare via (un’altra canzone)
2) Ninetto Davoli – Ho fatto un sogno
3) Adriana Asti – Quanno che Roma schiatta
4) Ninetto Davoli – Me piacerebbe tanto

LATO B

1) Adriana Asti e Ninetto Davoli – Addavenì
2) Adriana Asti e Ninetto Davoli – Amore dillo sottovoce
3) Ninetto Davoli – Oddio moro
4) Adriana Asti – Così è venuto
5) Stradaperta – Scusa, devo andare via (un’altra canzone)

Bonus tracks: 1) Mia Martini - Ruba
                      2) Antonello Venditti - Ruba

domenica 22 maggio 2011

Antonella Bellan - Chitarra e blue jeans/Libero di andare (1975)












Circa due anni fa sono andato al Fonduk, un locale in corso Belgio, per vedere un concerto di Enzo Maolucci, e con Vincenzo abbiamo preso contatto con la ragazza che si occupava di organizzare gli spettacoli nel locale.....ci siamo presentati, e quando ha detto "Piacere, Antonella Bellan", io subito le ho risposto "Sanremo 1975!".
E' rimasta stupita del fatto che qualcuno si ricordasse, anche perché, come sapete, quell'edizione del festival fu particolarmente sfortunata dal punto di vista del riscontro di vendite, anche perché non venne trasmessa in diretta televisiva.
Antonella, nata a Torino il 3 aprile del 1959, partecipava con "Lettera", canzone che vedeva tra gli autori Pier Benito Greco, il suo scopritore (nonché in anni precedenti insegnante di musica di Franco Tozzi); il disco che presentiamo oggi non è però quello di Sanremo ma quello immediatamente successivo, pubblicato nello stesso anno dalla Fonit-Cetra.
La canzone sul lato A, "Chitarra e blue jeans", scritta da Franco Cerri per la musica (il grande jazzista noto, ahimé, per la pubblicità del noto detersivo come uomo in ammollo) e da Carlo Bonazzi per il testo, risulta essere, dalla scritta in copertina, la sigla della trasmissione televisiva "Chitarra e fagotto", ed ovviamente l'arrangiamento e la direzione d'orchestra è curata dallo stesso Cerri.
"Libero di andare" è la canzone sul lato B, ed è scritta da Cristiano Malgioglio per il testo: quasi sicuramente si tratta di una cover, la musica è infatti firmata da P. François, e non risulta essere presente nel sito della Siae (o, almeno, io non sono riuscito a trovarla).
Antonella continuerà la carriera anche negli anni seguenti, anche incidendo con il nome d'arte di Koorina e di Christine: nel 1985 la canzone "I close my eyes", cantata nello spettacolo "Mata Hari-Incantesimo di donna" vede come autore della musica un giovane musicista, Massimiliano Casacci, che oggi tutti conoscono come Max Casacci, leader dei Subsonica (cogliamo l'occasione per fargli, a nome del blog, le condoglianze per la recente scomparsa del papà Ferruccio).


1) Chitarra e blue jeans (Carlo Bonazzi-Franco Cerri)
2) Libero di andare (Cristiano Malgioglio-P. François)

giovedì 19 maggio 2011

AA.VV - Cabaret (1981)












La K-Tel era un’etichetta discografica nata in Canada che, tra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ’80, si specializzò nella pubblicazione di dischi antologici, le famose compilation (notissime le varie “Italian graffiti”); in Italia la distribuzione era affidata alla RCA.
Oggi parliamo di una di queste compilation, intitolata “Cabaret” e curata da Marco Gaido: una raccolta interessante, suddivisa in quattro parti, corrispondenti ai lati dei due dischi.
La prima, “Personaggi di vita e malavita” (in copertina però vi è solo scritto ‘’Vita e malavita’’, mentre il titolo completo è solo sull’etichetta), racchiude canzoni ambientate nel mondo della mala: non può mancare ovviamente la Vanoni, cantante della mala per eccellenza, con “Hanno ammazzato il Mario in bicicletta”, testo molto noto di Dario Fo su musica di Fiorenzo Carpi.
Vi sono poi “L’Armando” di Jannacci, “Veronica”, sempre del medico cantautore (ma nell’incisione di Lino Patruno) e “Il palo della banda dell’Ortica”, testo di Walter Valdi (pseudonimo di Walter Giovanni Nicola Pinnetti) qui con la musica originale di Jacqueline Perrotin (Jannacci la inciderà con una nuova musica ed alcune modifiche al testo).
Svampa è presente con “Porta Romana”, mentre Laura Troschel canta una canzone scritta dal gruppo del Bagaglino..
Il lato si conclude con “Paese” di Roberto Benigni, che non è certo una canzone sulla mala.
“Oggetti e cianfrusaglie” contiene invece canzoni varie che hanno appunto come tema oggetti: l’automobile (“La balilla”), il frigorifero (la bella “O frigideiro” di Lauzi), la cassaforte, la bambola gonfiabile, l’ascensore (nel celebre valzer lanciato nel 1949 da Aldo Donà e reinterpretato da Montesano) e le scarpe da tennis.
Nel lato intitolato “L’assurdo” è sicuramente da ricordare “Vademecum tango” di Franco Nebbia, con il testo (scritto da Enrico Vaime che si firma con lo pseudonimo ‘’Poppi’’) che cita vari modi di dire in latino, la notissima “Coccodì Coccodà” di Walter Valdi, qui cantata da Svampa, e la “Crapa pelada” scritta da Gorni Kramer per il Quartetto Cetra, basandosi su un canto popolare lombardo (e qui cantata da Svampa, Patruno e Franca Mazzola)
L’ultimo lato è intitolato “Si fa per dire”, e ritroviamo Jannacci, Pippo Franco, Cochi & Renato e Gabriella Ferri; vi sono inoltre “Far finta di essere sani”, unico brano di Gaber presente, e “Urca che bello”, canzone scritta da Daniele Pace, Lorenzo Pilat e Mario Panzeri per Enrico Beruschi.
In definitiva un doppio album divertente e che si lascia ascoltare con piacere.

LATO A – PERSONAGGI DI VITA E MALAVITA

1) Enzo Jannacci – L’Armando (Dario Fo-Enzo Jannacci)
2) Ornella Vanoni – Hanno ammazzato il Mario in bicicletta (Dario Fo-Fiorenzo Carpi)
3) Walter Valdi – Il palo della banda dell’Ortica (Walter Valdi-Jacqueline Perrotin)
4) Laura Troschel – La poveraccia (Mario Castellacci-Pier Francesco Pingitore-Dimitri Gribanovski)
5) Nanni Svampa – Porta Romana (tradizionale; rielaborazione di Piero Santi)
6) Nanni Svampa & Lino Patruno – Veronica (Sandro Ciotti-Dario Fo-Enzo Jannacci)
7) Roberto Benigni – Paese (Roberto Benigni-Giuseppe Bertolucci-Roberto Benigni)

LATO B – OGGETTI E CIANFRUSAGLIE

1) Maria Monti & Giorgio Gaber - La Balilla (Giorgio Gaber-Renato Angiolini-Giorgio Gaber)
2) Bruno Lauzi - O frigideiro (Giorgio Calabrese-Bruno Lauzi-Gian Franco Reverberi)
3) Gabriella Ferri – A casciaforte (Alfonso Mangione-Nicola Valente)
4) Pino Caruso – La pupa di gomma - (Mario Castellacci-Pier Francesco Pingitore-Dimitri Gribanovski)
5) Dario Fo – La luna è una lampadina (Dario Fo-Fiorenzo Carpi)
6) Enrico Montesano – Il valzer dell’ascensore (Nisa-Nino Casiroli)
7) Enzo Jannacci – El portava i scarp del tennis (Enzo Jannacci)

LATO C – L’ASSURDO

1) Cochi & Renato – E la vita la vita (Renato Pozzetto-Enzo Jannacci)
2) Dino Sarti – Tango imbezell (Dino Sarti-Corrado Castellari)
3) Bruno Lauzi – Garibaldi (Bruno Lauzi-Eddie Cooley-John Davenport)
4) Lino Patruno, Nanni Svampa & Franca Mazzola – Krapa pelada (Gorni Kramer)
5) Franco Nebbia – Vademecum tango (Enrico Vaime-Franco Nebbia)
6) Nanni Svampa & Lino Patruno – Coccodì coccodà (Walter Valdi-Armando Celso)
7) Beppe Grillo – Ma se ghe penso (Mario Cappello-Pino Amendola-Attilio Margutti)

LATO D – SI FA PER DIRE

1) Pippo Franco – Praticamente no (Franco Pippo)
2) Enrico Beruschi – Urca che bello (Daniele Pace-Mario Panzeri-Corrado Conti)
3) Enzo Jannacci – Vengo anch’io. No, tu no (Enzo Jannacci-Dario Fo-Fiorenzo Fiorentini-Enzo Jannacci)
4) Giorgio Gaber – Far finta di essere sani (Giorgio Gaber)
5) Franca Rame – ‘nteressa a me (Leo Chiosso-Dario Fo-Fiorenzo Carpi)
6) Gabriella Ferri – La società dei magnaccioni (tradizionale)
7) Cochi & Renato – Bravo sette più (Enzo Jannacci-Aurelio Ponzoni-Renato Pozzetto-Enzo Jannacci)

mercoledì 18 maggio 2011

Circus 2000 (attribuito a) - Exotic nights/Il rosso (1972)












Questo disco dei Circus 2000 in realtà non è dei Circus 2000.
Ecco, immagino che a questo punto molti di voi staranno pensando che io sia impazzito: troppa musica gli ha fatto male, gli ha rovinato il cervello, poverino….!
Che senso ha questa frase? C’è scritto in copertina “Circus 2000”, ed anche sull’etichetta….in internet è pieno di siti che dicono che si tratta di un disco pubblicato in Turchia nel 1972 ed inedito in Italia (non è l’unico, c’è n’è un altro dello stesso anno con Mañana/Little bitty pretty one), ma….forse è meglio cedere la parola a Silvana Aliotta, riportando un passo della più volte citata intervista effettuata tempo fa.

Vito: Dopo i due album con i Circus 2000 hai ripreso la carriera da solista: come si è conclusa l'attività con il gruppo, e per quali motivi?

Silvana: Prima devo raccontarti alcune cose che non si sanno, o che comunque non vengono mai riportate nelle biografie o negli articoli.
Dopo Betti e Lo Previte, che suona nel secondo album, abbiamo avuto un terzo batterista, Louis Atzori, torinese molto preparato.
Con lui abbiamo iniziato a registrare le canzoni per il terzo album, che avevo finanziato io; poi venne Gian Battista Ansoldi ad ascoltare i brani, ma non gli piacquero.....lui e il figlio ci spingevano a passare ad un genere più rock, ma noi, soprattutto gli altri, non eravamo d'accordo e così i Circus 2000 finirono.
Alcune canzoni che abbiamo registrato, come Dove va la mia gente o L'ultimo paese, sono state pubblicate in seguito dall'Akarma, che non so dove abbia preso i nastri....comunque lì alla batteria c'è Atzori, anche se non c'è scritto, loro non l'hanno scritto ma è giusto che si sappia.
Colgo l'occasione inoltre per precisare una cosa: tutti i vari 45 giri usciti come Circus 2000 in Turchia e che ho letto in internet sono considerati nostri inediti, in realtà sono di qualcun altro, non sono nostri.....li hanno stampati con il nostro nome e la nostra foto in copertina, ma non siamo noi a suonare.

Vito: Parli di cose come “Exotic nights”, “Rosso” o “Mañana“?

Silvana: Proprio quelli! Mi stupisce questa cosa, che evidentemente è successa all'epoca....sarà stato qualche altro gruppo in forza alla Ri-Fi, forse...e chissà se l'errore l'hanno fatto i Turchi o se è stato fatto qui in Italia....c'è materia per investigare, se da qualche parte esiste un archivio dei nastri della Ri-Fi..

Ma se non sono i Circus 2000….chi sono quelli che cantano nel disco?
Non ne ho idea….sicuramente qualcuno sotto contratto alla Ri-Fi, all’epoca etichetta del complesso torinese, vista la citazione nell’etichetta di Augusto Martelli come arrangiatore dei due brani e la presenza di due autori come Stefano Scandolara e Corrado Castellari, legati all’etichetta di Ansoldi.
Chissà se si riuscirà, prima o poi, a risolvere anche questo nuovo mistero!
In ogni caso “Exotic nights” è una canzone piacevole, con un riff orientaleggiante in alcuni punti, senza testo, scritta da due autori francesi, Charles Gordanne e Ian Wira, mentre invece “Il rosso” è la storia di un personaggio strano, che vive da solo in un paesino di montagna ormai abbandonato, con una ritmica in levare quasi ska.
Questo brano risulta anche essere stato inciso (e pubblicato nel settembre 1971 dalla Ri-Fi, RFN NP 16457) da un duo chiamato, con molta fantasia, “La coppia”: se non ricordo male, dovrebbe essere composto da Corrado Castellari e da sua moglie Norina Piras, ma in questa versione l'arrangiamento è curato da Enrico Intra (e non da Martelli).

1) Exotic nights (Ian Wira-Charles Gordanne)
2) Il rosso (Stefano Scandolara-Corrado Castellari)

martedì 17 maggio 2011

Noris De Stefani - Cambiati la faccia/E' calato il sipario (1963)












La cantante marchigiana Noris De Stefani è una delle tante cantanti che hanno iniziato la carriera negli anni ’60 e che poi, senza mai arrivare ai vertici di popolarità e di vendite di altre interpreti, hanno comunque continuato l’attività nei decenni successivi, con l’incisione di album (spesso per case minori) e tour anche all’estero.
La prima incisione per la Combo, casa discografica fondata da Gorni Kramer, è del 1962, ma il 45 giri di cui parliamo oggi è dell’anno successivo.
“Cambiati la faccia”, sul lato A, è un twist spensierato scritto da Filibello per il testo e da Aldo Valleroni e Pietro Faleni per la musica, mentre “E’ calato il sipario”, sul lato B, è un lento scritto da Valleroni sia per la musica che per il testo (quest’ultimo in collaborazione con Dino Bronzi).
Con “Cambiati la faccia” la cantante pesarese partecipò, il 22 e il 23 febbraio del 1963, al “Burlamacco d’oro”, concorso musicale viareggino organizzato proprio dallo stesso Valleroni, in abbinamento con Aura D'Angelo: almeno così risulta dai quotidiani dell'epoca, ma su altre riviste ho invece trovato come canzone partecipante alla manifestazione nell'interpretazione della De Stefani “Un ago”, scritta da Nisa e dal maestro Franco Cassano, in abbinamento con Loredana Taccani...qual è la verità??
In entrambe le canzoni la brava e bella cantante è accompagnata dall’orchestra di Luciano Zuccheri, uno dei più noti chitarristi jazz italiani.
La voce della De Stefani ha qualcosa di antico, rispetto ad altre cantanti uscite nello stesso periodo; un’ultima cosa su di essa è la segnalazione dell’autobiografia, pubblicata alcuni anni fa, intitolata “Una cantante giramondo si racconta”….un’autobiografia piena di dettagli, anche piccanti, sulla sua carriera che vale la pena di leggere anche per farsi un’idea un po’ più approfondita di quella che era la musica leggera degli anni ’60 e ’70.

1) Cambiati la faccia (Filibello-Aldo Valleroni-Pietro Faleni)
2) E’ calato il sipario (Aldo Valleroni-Dino Bronzi-Aldo Valleroni)

lunedì 16 maggio 2011

Artero – Concerto d’amore/Good Bye, Sauze d’Oulx (1968)












Se Giorgio Santiano aveva lanciato la celeberrima “Aufwiedersehen a Diano Marina”, il paroliere torinese Armando Costanzo scrisse invece, su musica di Carlo Artero, “Good Bye, Sauze d’Oulx”, con cui inauguriamo una serie di dischi che potremmo definire "turistici"....
Mi ricordo che mia mamma, che era nata nel 1940, chiamava il ridente paesino della Val di Susa “Salice d’Ulzio”: un retaggio delle modifiche toponomastiche effettuate dal fascismo, che aveva italianizzato i nomi di tutti i paesi con nome francese, per cui Venaus era diventato Venalzio, Salbertrand Salabertano, e così via….ripensandoci, mi pare che alla fine l’italianizzazione fosse, in questo caso, una buona idea: perché tornare ai nomi francesi?
In fondo Brianzone è diventata, giustamente, Briançon….
Ma torniamo al disco, pubblicato nel 1968 (la data sul bordo del vinile riporta il 21 novembre di quell'anno), e alla musica….”Good Bye, Sauze d’Oulx” è la canzone sul lato B, ed è anche quella più interessante tra le due; “Concerto d’amore” , anch’essa scritta da Armando Costanzo e Carlo Artero, è un brano melodico ed abbastanza melenso.
Carlo Artero è la persona sulla sinistra in copertina, e negli anni seguenti diventerà abbastanza noto; ignoro chi sia invece il personaggio sulla destra……forse un suo fratello musicista? Ipotizzo ciò perchè, al contrario di altri dischi pubblicati in seguito a nome di Carlo Artero, in questo vi è solo il cognome.
Due parole sulla Excelsius: si tratta di una piccola etichetta torinese che, nella seconda metà degli anni '50, era stata comprata dalla Cetra e poi, dopo la fusione con la Fonit, usata dalla casa madre per pubblicare dischi di giovani talenti, alcuni come Ricky Gianco diventati poi molto noti, altri come Johnny Baldini o Fiorella Giacon rimasti nel limbo delle giovani promesse non sbocciate, spesso non per demeriti proprii.
L'Excelsius continuerà a pubblicare dischi per tutti gli anni '70, fino allo smantellamento in occasione della chiusura dei mitici uffici di via Bertola e del trasferimento della Fonit-Cetra, ahimè, a Milano....senza che nessuno degli amministratori della città dell'epoca abbia mosso un dito.
Ma si sa: che se ne faceva Torino di una casa discografica con annessi studi di registrazione? Bastava e avanzava la Fiat per lavorare, no? Almeno in quell'epoca così lontana...

1) Concerto d’amore (Armando Costanzo-Carlo Artero)
2) Good Bye Sauze d’Oulx (Armando Costanzo-Carlo Artero)

domenica 15 maggio 2011

Ernesto Bassignano – Guarda verso riva/Da terra arida (1972)












Oggi parliamo del primo 45 giri di Ernesto Bassignano, che fa seguito ad un EP "militante" pubblicato dal PCI, partito in cui militava il cantautore, sicuramente il più politicizzato tra quelli che hanno iniziato la loro carriera musicale al Folkstudio.
Questa volta il disco viene pubblicato da una piccola casa discografica romana, la Picci, attiva nei primi anni '70.
Chi legge “Musica leggera” sa che questo disco vede la partecipazione di Francesco De Gregori, come ha raccontato lo stesso Bassignano nell'intervista pubblicata nel numero 3 di marzo 2009 e di cui riportiamo alcuni passi:

Vito: Poi hai inciso un 45 giri per la Picci.....

Ernesto: Sì, nel frattempo loro (Venditti e De Gregori) avevano già firmato con Micocci. Un giorno venne al Folkstudio a vedermi questo paroliere, che aveva scritto delle cose abbastanza note...

Vito: Giuseppe Cassia. La Picci era sua e, se non erro, il nome dovrebbe derivare dalle iniziali, Pino Cassia....

Ernesto: sì, Cassia....mi ascoltò e mi propose di fare il 45 giri. Lo registrammo nello studio di Mario Cenci, il chitarrista di Peppino Di Capri, che produsse il disco ma non suonò la chitarra. Una cosa che nessuno sa è che la chitarra a 12 corde che si sente nel disco è quella di Francesco De Gregori, che venne con me a registrare e che non è indicato in copertina, mentre l'altra chitarra acustica è la mia.Cenci, se ricordo bene, dovrebbe aver fatto qualcosa al pianoforte.

In realtà, ascoltando le due canzoni (due brani nello stile tipico dei cantautori dell'epoca), il pianoforte non c'è, ma vi è invece un organo; inoltre sono presenti un flauto e, in “Da terra arida”, un'armonica a bocca (probabilmente anch'essa suonata da De Gregori).
In “Guarda verso riva” vi è nel testo un verso che è una sorta di risposta ad Orietta Berti, o meglio a Pace e Panzeri: “Se la barca va non lasciarla andare”.
Bassignano riprenderà “Da terra arida” nell'album del 1975, “Moby Dick”, di cui parleremo prossimamente.

1) Da terra arida (Leo Capello-Ernesto Bassignano)
2) Guarda verso riva (Leo Capello-Ernesto Bassignano)

sabato 14 maggio 2011

Nat Roman – Il sole del poeta/Ambabaia (1972)












Abbiamo già parlato di Romano Farinatti in varie occasioni, ed abbiamo ricordato che lo pseudonimo che usava spesso (principalmente nelle collaborazioni con la DKF Folklore) era Nat Romano: in questo 45 giri inciso per la Fonit-Cetra si firma invece “Nat Roman”, perdendo la o (chissà perché….).
Si tratta di due strumentali: “Il sole del poeta”, firmata dal francese Jean Pierre Goussaud, è più lenta e melodica, mentre la canzone sul retro, “Ambabaia” (che è firmata anche dal fratello Claudio Farinatti, batterista) mi ricorda un po’ le atmosfere dei Delirium di “Canto di Osanna” e “Jesahel”…e d’altronde l’anno successivo Romano Farinatti sarà l’arrangiatore del primo album da solista di Ivano Alberto Fossati, “Il grande mare che avremmo attraversato”.

1) Il sole del poeta (Jean Pierre Goussaud)
2) Ambabaia (Claudio Farinatti-Romano Farinatti)

venerdì 13 maggio 2011

Ecco chi è Giuanin d' Porta Pila....












 Vi ricordate il post del 25 aprile sul disco di Giuanin d' Porta Pila? Ad un certo punto ci chiedevamo chi si nascondesse dietro a questo pseudonimo, ed avanzavamo due ipotesi: la prima è che fosse Gipo Farassino, che nel 1964 era sotto contratto con la Pig (per cui incideva anche con lo pseudonimo "Tony D'Angelo"), la seconda invece è che fosse Vanni Moretto, direttore artistico dell'etichetta, piemontese.
Ebbene, ora possiamo dirvi chi è Giuanin d'Porta Pila: grazie a Michele Neri, che è in contatto con Vanni Moretto e che gli ha chiesto delucidazioni in merito...Giuanin d'Porta Pila è proprio Farassino.
Sarà interessante sapere, quando lo intervisteremo, il perché dell'uso di questo pseudonimo...per adesso accontentiamoci di aver risolto questo piccolo mistero!

mercoledì 11 maggio 2011

Piero Focaccia - Scusate il mio fascino (1990)












Anche quando non c’erano ancora la Duck o la DVMore esistevano i “dischi da autogrill”: come sapete, si tratta di supporti che si trovano solo ed esclusivamente in vendita negli autogrill e sono, per lo più, reincisioni con nuovi arrangiamenti di vecchi successi degli anni ’60, nuovi arrangiamenti che sono sempre peggiori rispetto a quelli originali.
Questo disco di Piero Focaccia, pubblicato da una sottoetichetta della Fonit-Cetra, rientra perfettamente in questa descrizione: il simpatico cantante di Cervia reinterpreta tutti i suoi successi, a partire ovviamente dai due più noti, “Stessa spiaggia stesso mare” e “Permette signora” (scritte entrambe da Piero Soffici, che però firma la seconda con lo pseudonimo “Borgonovo”), fino a “Santo Antonio Santo Francisco” e “Valentin tango”, con cui partecipò a Sanremo una prima volta nel 1971 e poi nel 1974.
Vi sono due canzoni che gli utenti del blog conoscono già: la prima è “Un grosso scandalo” e la seconda “Miguel son mi”, in versioni senza pretese, e un classico lanciato da Buscaglione, "Guarda che luna".
Tra le altre è da citare la divertente “Chi rovina gli Italiani”, scritta per Focaccia da Bruno Lauzi, con il verso ricorrente “Chi rovina gli Italiani è la sua ignorantità”.
A proposito di questo brano e di come funziona il giornalismo in Italia…..mi sono imbattuto in un articolo di un quotidiano che vi consiglio di leggere, di tal Tony Damascelli, per cui la canzone “Chi rovina gli Italiani” sarebbe stata scritta da Lauzi poco prima della scomparsa…lo potete trovare qui
Lauzi è morto nel 2006: 16 anni, secondo voi, è "poco prima"????

LATO A

1) Permette signora (Bruno Lauzi-Piero Soffici)
2) Stessa spiaggia stesso mare (Mogol-Piero Soffici)
3) Scusate il mio fascino (Roberto Ramberti-Leonardo Vitola-Carmelo Isgrò-Santi Isgrò)
4) Un grosso scandalo (Luciano Beretta-Sir Lancelot-Melody Lord)
5) Valentintango (Luciano Beretta-Edilio Capotosti)

LATO B

1) Santo Antonio Santo Francisco (Vito Pallavicini-Paolo Conte)
2) Chi rovina gli Italiani (Bruno Lauzi)
3) Miguel son mi! (Romano Bertola-Aldo Lossa-Romano Bertola)
4) Guarda che luna (Gualtiero Malgoni)
5) Buonasera signorina (Carl Sigman-Peter De Rose)

martedì 10 maggio 2011

I Brutos – I gangsters della quinta strada/Destinazione luna (1961)












Ritorniamo a parlare dei Brutos con questo 45 giri, pubblicato dalla Emanuela Records nel 1961 (la data sul vinile è 2 febbraio 1961), quindi proprio nel momento di massima notorietà per i cinque torinesi: parliamo di “I gangsters della quinta strada”.
Tanto per cambiare, anche di questo brano non esiste traccia di deposito Siae, come succede del resto quasi sempre per le canzoni incise su etichetta “Emanuela records”; nell’etichetta è scritto Coppola-Cherubini, ma non penso che si tratti di Bixio Cherubini, bensì di un omonimo.
All’inizio del brano i cinque si presentano (“Io sono Jack il capobanda, sono Aldo mascella d’acciaio, sono Gerry dall’occhio di lince, sono Elio il re del whisky, sono Gianni la pantera”); la musica passa dal blues dell’inizio al rock’n’roll, ed il complesso è come sempre quello di Arrigo Amadesi.
Verso il finale della canzone i Brutos accennano anche il canto di montagna “E la violeta la va, la va”.
Nel complesso “I gangsters della quinta strada” avrebbe potuto essere inserita nel repertorio di Fred Buscaglione sia per la musica che per le atmosfere del testo.
Un'ultima cosa sul brano: in rete si trova un video del brano attribuito ai Brutos, ma in realtà non sono loro! Si tratta dei Divini, un complesso formato da Aldo Maccione in una delle sue tante dipartite dai Brutos, e d'altronde se ascoltate l'inizio del brano con la presentazione vi renderete conto che i nomi, a parte Aldo, sono tutti diversi (Tommy, Teddy ed altri).....Maccione formerà anche, in seguito, i Los Tontos, ma nessuna di queste copie avrà il successo degli originali.
Sul lato B la già nota “Destinazione Luna”, pubblicata l’anno prima su EP.

1) I gangsters della quinta strada (Coppola-Cherubini)
2) Destinazione Luna (Giampiero Barone-Giovanni Marabotto)

lunedì 9 maggio 2011

Coro della S.A.T. - Ai preat la biele stele/Stelutis alpinis (1958)












Il post di oggi si deve ad un collaboratore del blog, Albino Lovera, di cui raccomandiamo il bel sito sull'avanspettacolo (trovate il link sulla destra).
Il motivo per cui proprio oggi parliamo di un disco del coro della Società Alpinisti Tridentini è perché, come forse sapete, in questi tre giorni Torino è stata la sede del raduno nazionale degli alpini, e tutte le strade erano invase simpaticamente: nel mio quartiere c'erano alpini dappertutto, da via San Donato a corso Regina, da piazza Statuto a via Cibrario, provenienti da tutta Italia.
Vicino a casa di mio padre c'era un camper di Varese, ho sentito accenti veneti e toscani e di altre regioni, moltissimi con coccarde tricolori che ben si accompagnavano alle bandiere appese da mesi su quasi tutti i balconi di Torino (amici che sono stati in altre città d'Italia mi hanno detto che praticamente siamo l'unica eccezione, in altri posti o non ci sono proprio o le bandiere sono pochissime).
E quindi, per oggi, inseriamo due canti alpini: eseguiti dal coro della SAT su cui potete trovare alcune notizie nella pagina di wikipedia
Il primo,  "Ai preat la biele stele", è un canto popolare armonizzato da Luigi Pigarelli, con un testo contro la guerra; ne esiste anche una versione del 1974 di Orietta Berti, che avrei voluto inserire come bonus track ma che non ho trovato, nel grande mare di vinile che mi sommerge....so di averla, ma non so dov'è in questo momento.
"Stelutis alpinis" invece è un canto in dialetto friulano che Arturo Zardini scrisse durante la prima guerra mondiale, quando aveva dovuto abbandonare il suo paese, Pontebba (in provincia di Udine) e si era trasferito a Firenze; non è nato quindi come canto popolare, anche se con il tempo lo è poi diventato.
Si tratta di un brano notissimo, di cui esistono innumerevoli versioni, e quella che abbiamo inserito come bonus track è stata registrata da Francesco De Gregori per il suo disco "Prendere e lasciare" del 1996, con un testo tradotto quasi letteralmente in italiano.
La tomba di un alpinista ai piedi del Monviso
Non penso proprio che la scelta di De Gregori sia stata casuale: come molti sanno, proprio tra le montagne del Friuli, a Porzus, lo zio del cantautore (che si chiamava anche lui Francesco De Gregori), partigiano comandante della Brigata Osoppo, formazione di orientamento cattolico e socialista, venne ucciso da alcuni partigiani comunisti.
Nell'eccidio di Porzus vennero anche ammazzati Guido Pasolini, il fratello di Pier Paolo, ed altri sedici partigiani.
La canzone, come potete ascoltare, racconta di un morto ucciso in montagna, in uno spiazzo di stelle alpine bagnate dal suo sangue....ho sempre trovato questo testo molto poetico.

1) Ai preat la biele stele (canto friulano)
2) Stelutis alpinis (Arturo Zardini)
Bonus track: Francesco De Gregori - Stelutis alpinis (Francesco De Gregori-Arturo Zardini)

domenica 8 maggio 2011

AA.VV. - Viva la mamma! (2011)












SERIE: "LE GRANDI RACCOLTE PER LA GIOVENTU' " - VOL.4

Mi ricordo alla mattina, mamma, quando sentivo la tua sveglia
Io ero nel letto e sentivo che ti preparavi per andare al lavoro
Il suono dell' astuccio del trucco sul lavandino
E le ragazze in ufficio, tutte trucco, profumo e fruscianti gonne
E come sempre apparivi fiera e felice quando tornavi a casa dal lavoro

Così canta Bruce Springsteen in una delle sue canzoni più belle, “The wish”, dedicata a sua mamma, la signora Adele Zirilli (la famiglia è originaria di Vico Equense, in provincia di Salerno).
Questo è il tema del quarto volume della serie “Le grandi raccolte per la gioventù”, oggi 8 maggio festa della mamma: le canzoni dedicate alla mamma.
Ovviamente, essendo la materia vastissima, abbiamo dovuto fare una selezione notevolissima: le canzoni censite erano, in un primo momento, quattro volte quelle che trovate qui, ed alla fine abbiamo dovuto togliere quelle di autori che erano già presenti (3 o 4 canzoni di Vecchioni, abbiamo lasciato solo “Madre”), altre che pur avendo la mamma nel titolo parlano di altro (“Gli occhi di tua madre”) ed infine altre che avrebbero anche potuto restarci ma che avrebbero reso la compilation doppia o tripla (ne cito alcune: “Mammatutto” della Zanicchi, “Di mamme ce n'è una sola” di Guccini, “Madre dolcissima” di Zucchero, “Mother's little helper” dei Rolling Stones, “Mamma mia” dei Camaleonti), ma le recupereremo tutte il prossimo anno!.

VIVA LA MAMMA!

Dopo l'apertura con “The wish” di Bruce Springsteen, vi è il brano che dà il titolo alla compilation, uno dei più noti di Bennato, in cui vi è, tra le altre cose, il ricordo del passato della mamma, negli anni '50, ed il ricordo del passato c'è anche in Carmen Consoli, rivedendo una vecchia foto in bianco e nero di sua madre.
Un bene grande così” è un testo di Giorgio Calabrese interpretato da Anna Identici, e me la ricordo da quando ero bambino.
Non poteva mancare “Mamma”: tra le tante versioni che ho, ho scelto quella di Luciano Virgili, interprete che mi pare abbastanza dimenticato.
Mamma Jole” di Stefano Rosso ed “Eleonora, mia madre” dei Pooh sono canzoni dedicate a due madri ben precise, quella del cantautore romano e quella di Stefano D'Orazio, autore del testo del brano dei Pooh.
Madre” di Mia Martini è la sua versione di “Mother” di John Lennon, ed a Lennon si ricollega “Julia” che, come tutti sanno, era la mamma di John.
Aiutami mamma” è la versione in italiano di una canzone del 1925 “My Yiddishe Momme” scritta da un autore ebreo polacco, Jack Yellen; il testo italiano non è firmato.
Portami a ballare” è, tra le canzoni dedicate alla mamma, una delle mie preferite: uno dei pochi casi in cui mi sono sentito d'accordo con le giurie di Sanremo.
Ho sempre trovato molto struggente “Ricordando con tenerezza” di Modugno: l'ascolto della storia di quest'uomo che ritorna nella casa della sua infanzia, dove aveva salutato la sua mamma quando se n'era andato, e la ritrova ormai vuota mi ha reso, specialmente in alcuni momenti, molto triste...”Mamma ciao, mamma ciao, mamma ciao, io vado via, no non devi rattristarti se domani tu vedrai un uomo solo che piange senza te...”.
Per stemperare la tristezza della canzone di Modugno, ho concluso la compilation con “Mamma mia” degli Abba che, anche se non sarà centratissima per il testo, è sicuramente spensierata ed allegra.
Due parole sulla copertina...l'amore che ho per la musica lo devo, principalmente, a mia mamma: da quando sono nato mi ha fatto ascoltare dischi in vinile o sul mangiadischi o sul vecchio giradischi di mio nonno che aveva, oltre ai 45, i 33 e i 78 giri, persino i 16....e poi radio quando mia sorella ed io tornavamo da scuola e poi, quando eravamo un po' più grandicelli, i concerti....forse mia madre ha creato un “mostro”, ma a me, a conti fatti, va benissimo così!

1) Bruce Springsteen – The wish (Bruce Springsteen) 1998
2) Edoardo Bennato – Viva la mamma (Edoardo Bennato) 1990
3) Toto Cutugno – Le mamme (Stefano Borgia-Toto Cutugno) 1989
4) Anna Identici – Un bene grande così (Giorgio Calabrese-Gianni Guarnieri) 1965
5) Stefano Rosso – Mamma Jole (Stefano Rosso) 2007
6) Pooh – Eleonora mia madre (Stefano D'Orazio-Camillo Facchinetti) 1975
7) Roberto Vecchioni – Madre (Roberto Vecchioni) 1980
8) Renato Pareti – Ma ti ricordi mamma (Renato Pareti) 1973
9) Luciano Virgili – Mamma (Bixio Cherubini-Cesare Andrea Bixio) 1960
10) Carmen Consoli – In bianco e nero (Carmen Consoli) 2000
11) Renato Zero – No, mamma, no! (Renato Zero-Angelo Filistrucchi-Renato Zero)
12) Francesco Tricarico – Mamma no (Francesco Tricarico) 2004
13) Gabriella Ferri – Cara madre mia (Gabriella Ferri) 1973
14) Mia Martini – Madre (Mia Martini-John Lennon) 1972
15) The Beatles – Julia (John Lennon-Paul McCartney) 1968
16) Junior Magli – Aiutami mamma (Jack Yellen-Lew Pollack) 1969
17) Daniele Pace – Mamma Margherita (Daniele Pace) 1979
18) Luca Barbarossa – Portami a ballare (Luca Barbarossa) 1992
19) Domenico Modugno – Ricordando con tenerezza (Domenico Modugno) 1970
20) Abba – Mamma mia (Benny Andersson-Björn Ulvaeus-Stig Anderson) 1975

sabato 7 maggio 2011

Daniele Pace – Al km. 121/Dice una leggenda (1962)












Dopo lo scioglimento del complesso “I Marcellini”, con cui ha iniziato la sua attività nel mondo musicale, e prima di dedicarsi a quella di autore, Daniele Pace incide alcuni 45 giri come cantautore per una piccola etichetta, la Acquario, di cui non so molto: oltre a quelli di Pace ho, pubblicati da questa casa discografica, quelli di Franca Alinti, dalle cui copertine leggo che la distribuzione era affidata alla CGD, per cui del resto incidevano “I Marcellini”.
Il disco di cui parliamo oggi è appunto uno di questi 45 giri, con due canzoni particolari, che si staccano dallo stile spensierato del gruppo di origine di Pace.
“Al km 121” (ma sull’etichetta il titolo è riportato erroneamente come “Al km. 21”) è una canzone d’amore che ricorda un po’ certe cose di Jannacci come “Passaggio a livello” o alcune canzoni del primo Lauzi, con un organo di sottofondo (probabilmente suonato da Gian Franco Reverberi) ed un assolo dei fiati verso la metà.
“Dice una leggenda” ha invece un arrangiamento che mi ha fatto venire in mente il De André de “Il fannullone” e di “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”, arrangiate del resto dal fratello di Gianfranco, Gian Piero Reverberi.
Purtroppo di questo disco non ho la copertina, ma ritengo che sia in ogni caso interessante anche così, per riscoprire un aspetto forse meno conosciuto del notissimo autore milanese ma di origine pugliese (una cosa che ho notato è che, per lo più, i musicisti milanesi sono quasi tutti di origine meridionale: pugliesi come Celentano o Jannacci, napoletani come Vecchioni, calabresi come Lino Patruno, molisani come Dallara...).

1) Al km. 121 (Daniele Pace)
2) Dice una leggenda (Daniele Pace)

venerdì 6 maggio 2011

Nella Bellero – Pappamolla-Il nostro momento (1965)












Quando in post precedenti abbiamo parlato dei primi brani ska italiani (“Tu sei pallido” di Margherita, “Un grosso scandalo” dei Surfs, “Scrivi, ti prego” di Silvano Silvi ed “Operazione sole” di Peppino Di Capri), abbiamo ricordato che vi era ancora una canzone di quegli anni con questo ritmo: si tratta di “Pappamolla”, incisa dalla cantante alessandrina Nella Bellero nel 1965, una cover di “Paper Tiger”, scritta dall’americano John Dee Loudermilk e lanciata da Sue Thompson.
La Bellero, nata nel 1945, era uno delle tante ragazze che all’inizio degli anni ’60 tentavano la carriera musicale: era in effetti dotata di una buona voce, e per qualche anno incise alcuni 45 giri per la Phonocolor e la Style (a partire dal primo, “La roulette”, del 1961, scritto da Domenico Serengay e Giovanni Marabotto).
La canzone sul retro, “Il nostro momento”, è un lento scritto da Primo Del Comune e musicato da Gino Mescoli, che la firma usando lo pseudonimo “Musikus”.
In entrambe le canzoni suona l’orchestra del maestro Mescoli.

1) Pappamolla (Vito Pallavicini-John D. Loudermilk)
2) Il nostro momento (Primo Del Comune-Gino Mescoli)

giovedì 5 maggio 2011

BEATi voi! n.7

Come per il precedente, anche per il nuovo numero di "BEATi voi!", il settimo della serie curata dalla Beat Boutique '67 di Alessio Marino vi segnaliamo la prossima uscita, entro la fine del mese.
Alleghiamo il contenuto di questo nuovo volume, che si preannuncia interessantissimo! Ad una prima lettura, vedo un'intervista a Pino Scotto, a Mario Fassano dei mitici Rogers (di cui, prima o poi, parleremo anche qui), ai baresi Hugu Tugu.....poi uno speciale su "Le vite parallele", il complesso di Enzo Maolucci di cui abbiamo già parlato tempo fa, uno speciale sulla psichedelia italiana, e soprattutto uno sui "misteriosi" Lydia e gli Hellua Xenium......insomma: io non vedo l'ora di leggermi il nuovo numero...e voi?

"BEATi voi! - Interviste e riflessioni con i complessi degli anni 60
e 70" - N.7 (Maggio 2011)
FORMATO A4 - 72 PAGINE A COLORI - OLTRE 250 FOTO (FOTO/COPERTINE/ART. DI GIORNALE - MOLTISSIME FOTO SONO INEDITE)
SCRITTO DA ALESSIO MARINO  ED EDITO DALLA BEAT BOUTIQUE 67 - CENTRO STUDI SUL BEAT ITALIANO (DI ALESSIO MARINO)

In questo numero interviste a
Paolo Catfish Ganz: the Angry Young Men (Venezia)
Pino Scotto: gli Ebrei (Napoli), i Pulsar (Milano)
Mario Fassano: gli Epap Group (Napoli), gli Ebrei (Napoli), i Rogers (Vercelli)
Speciale LYDIA E GLI HELLUA XENIUM / SCORPYO (3 interviste esclusive in 11 pagine, parlando anche di altre formazioni in cui ci hanno suonato i vari membri come Danny Six Sound; Yankees, Corte dei Miracoli, Holiday Sound, Popular bustese orchestra, Aquarium, Selvaggi, i Nostri Sogni...)
Emiliana Perina: lo Strano mondo di Emiliana (Busto Arsizio/Milano)
Gianni Gnesutta e Bruno Perosa: Gianni Four, Gianni Quattro, Tre Jets (Udine)
Antonio de Chiara: Devils (Salerno)
Franco Deserto: le Ombre, gli Amici, i Solitari (Torino)
Maurizio Borghi: gli Spiders, i Lions (Genova)
Gigi di Zanni: gli Hugu Tugu (Bari)
Franco Carotta: Judas, Tombstones (Bologna)
Elio Caccialanza: The Systems (Lodi)
Paolo Casisa: the Blush (Fano)
Beat a cinecittà: prosegue la nostra ricerca salita ad oltre 500 titoli sui musicarelli italiani
Fumetti Beat: Tony (total club giovani)
Speciale: Vito Scarola e i suoi Fratelli (Bari)
Speciale: le Vite Parallele (Torino)
La Scena Psichedelica Italiana (discografie, foto e curiosità): i Tanks, le Orme, i Pionieri, i Bruzi, i Kolmans, gli Occhi di Dio, i Tombstones, Ed Mondo e i Pianeti, i Canaponi, i Fuggiaschi, Guido Bolzoni, i Magik, Balletto di Bronzo, gli Erranti, gli Spaventapasseri, gli Hata Isi, i Bisaquei, i New Trolls, Era Terziaria, Teste Dure, i Trippers, i Systems, Riki and the Trippers, La Vita del Domani, la Quarta Dimensione...)
Beatsaparesidos: Roberto e i Clippers, i Draghi, the Crosswinds, Anselmo e gli Anemoni, i Vascelli, the Angels
PER ORDINI: ALLLLESSIO@TISCALI.IT   -  http://xoomer.virgilio.it/bvfvma/

mercoledì 4 maggio 2011

L’Arca di Noé alias Remo & Romolo (Stefano Rosso e il fratello) (1969)












Prima di raggiungere il successo nel 1976 con “Una storia disonesta”, una di quelle canzoni che praticamente tutti conoscono, anche senza magari sapere quale sia il titolo o, tanto meno, l’interprete, Stefano Rosso aveva una gavetta già quasi decennale: dopo aver imparato a suonare la chitarra in finger picking aveva, nella seconda metà degli anni ’60, formato un duo insieme al fratello.
I due erano stati poi portati da Roby Castiglione (alias Roby Crispiano) alla Vedette, che nel 1969 pubblicò il loro 45 giri di debutto….e qui si apre un piccolo “mistero”.
Il disco infatti venne pubblicato con la denominazione “L’Arca di Noé” (in copertina vi è anche la traduzione in inglese del nome, “Noah’s Arc”, in piccolo e tra parentesi) ed il numero di catalogo VVN 33176: ma con lo stesso numero di catalogo le canzoni furono pubblicate in un 45 giri per i juke-box con la denominazione “Remo e Romolo”!

Si tratta delle stesse identiche versioni, come si desume dall’ascolto (l’unica differenza è nel volume della registrazione, più alto nel disco de “L’Arca di Noé”)….ed allora come mai questo cambio di nome?
Quando ho avuto modo di parlarne con Stefano Rosso, in occasione del suo ultimo concerto qui a Torino, al Folkclub, mi disse che gli pareva di ricordare che avevano scoperto che c’era un altro duo con un nome simile, e cioè “Romolo e Remo”, per cui per non creare confusione avevano cambiato la denominazione.
In effetti esisteva in quel periodo un duo che incideva per la RRC di Pulvirenti e che si chiamava appunto “Romolo e Remo”: Stefano Rosso quasi sicuramente si riferiva a loro (potete vedere la copertina di un loro disco nel sito della Discoteca di Stato).
Passando alle canzoni, sono due brani orecchiabili; lo stile futuro del cantautore è più percettibile in “Io e il vagabondo”, di cui riprenderà la melodia del ritornello nella canzone “Valentina”, pubblicata nel 1979 in “Bioradiofotografie”.
Le canzoni sono firmate da Stefano Rossi (il suo vero nome) per il testo e da Selmoco (pseudonimo del torinese Francesco Anselmo, direttore artistico della Vedette) e H. Tical (pseudonimo del titolare dell’etichetta Armando Sciascia) per la musica.
Completano il post due bonus tracks: due canzoni pubblicate a nome "Remo e Romolo" tratte da una compilation della Vedette del 1970, “Così non va” e “Il mondo è un circo”, firmate anche da Roby Castiglione per il testo; non so se queste due canzoni fossero in realtà state pubblicate prima su 45 giri.

1) Io e il vaganondo (Stefano Rossi-Selmoco)
2) La bambina di piazza Cairoli (Stefano Rossi-H. Tical)

Bonus tracks: 3) Così non va (Stefano Rossi-Roby Castiglione-Selmoco)
                     4) Il mondo è un circo (Stefano Rossi-Roby Castiglione-Selmoco)