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sabato 29 settembre 2012

Luisella Guidetti - …e poi domani ancora (1969)










 
L'intervista a Corgnati su "La Stampa"
Abbiamo accennato a Luisella Guidetti quando abbiamo parlato pochi giorni fa dell’album “Torino cronaca” di Mario Piovano: oggi presentiamo il primo dei suoi tre album, “…e poi domani ancora”, che è stato anche il primo 33 giri pubblicato dalla Numero Uno ad ottobre del 1969 (come racconta Corgnati in un’intervista a “La Stampa” del luglio 1969).
La scheda sul disco della Guidetti in "Musica Leggera"
Nel numero 7 di “Musica leggera”, di dicembre 2009, vi è uno speciale dedicato all’etichetta di Mogol e Battisti, con varie interviste (di Michele Neri ad Alessandro Colombini, di Franco Zanetti a Mara Maionchi, di Maurizio Becker ad Antonella Camera, di Luciano Ceri a Patrizio Ihle oltre a due realizzate da me ad Umberto Tozzi e a Franco Daldello) ed una serie di schede scritte da Michele Neri, Christian Calabrese e da me sui dischi più importanti della casa discografica: tra gli altri io ho preparato quella sul disco della Guidetti.
Nata nel 1949, la cantante inizia l'attività nel 1965, a sedici anni: proprio in quell'anno infatti, a dicembre, il suo nome compare per la prima volta su "La Stampa" come 
La Stampa 16 dicembre 1965 pag.4
cantante, in un'esibizione alla sala danze Gaudio (insieme con altri due cantanti sconosciuti, tali Elio Grassidonio ed Ezio Gugliermetti), e negli anni successivi si succedono le sue apparizioni in vari locali cittadini e in festival.
A partire da marzo 1969 inizia la sua collaborazione con Mario Piovano, e pochi mesi dopo a luglio la Guidetti viene scoperta da Maurizio Corgnati, regista e all’epoca ancora marito di Milva, che diventa il suo produttore; a settembre “La Stampa” registra la sua partecipazione alla Festa dell’Uva di Caluso, insieme ad un'altra ragazza scoperta da Corgnati, Graziella Ciaiolo (di cui abbiamo presentato due anni fa un suo album).
Luisella Guidetti e Graziella Ciaiolo su "La Stampa"
Prima della fine dell’anno viene pubblicato il suo 33 giri “…e poi domani ancora”, prodotto da Maurizio Corgnati e da Alessandro Colombini, così recita la copertina: in realtà, come ha raccontato Colombini a Michele Neri, il disco venne portato all’etichetta già registrato, e Colombini inserì solo il nome.
Uno stralcio dell'intervista di Michele Neri a Colombini
In poco tempo, nei trafiletti su “La Stampa”, Luisella viene etichettata come “La cantante della mala torinese”: infatti le tematiche dei testi delle canzoni sono per lo più legate alla descrizione di vicende della malavita cittadina.
Apre il disco “Le balenghe”, che è la storia di una prostituta: per i non piemontesi spieghiamo che il garga (abbreviazione di gargagnano) citato nella canzone altri non è che quello che a Roma si chiama magnaccia, a Milano rocheté e a Napoli ricottaro; e la canzone successiva, “La legge d' la mala”, parla appunto di un garga accusato di omicidio ma scagionato dalla sua protetta.
“Si l'è vera” è un’altra storia di un omicidio in ambienti malavitosi.
Come abbiamo ricordato nel post su “Torino cronaca” di Piovano, “Requiem per 'na fija d'vita”, che è ispirato ad un fatto di cronaca nera che è ricordato a Torino ancora oggi, l’omicidio, rimasto impunito, della prostituta francese Martine Beauregard, uccisa il 18 giugno 1969; rispetto alla versione di Piovano, quella della Guidetti ha un’introduzione recitata che racconta del ritrovamento del cadavere di una prostituta, ed un ulteriore intermezzo parlato verso metà canzone.
“T'ses n'vigliacc” è la storia di una donna condannata per un delitto di gelosia…un chiarimento per i non torinesi: la via Catania di cui si parla nel finale della canzone è la strada che porta al Cimitero Monumentale.
“Balada dij pendù” è un adattamento in piemontese di Luigi Olivero della “Ballata degli impiccati” di François Villon, e non a caso precede “L'rondo' dla forca” (la rotonda della forca), che è la piazza all’incrocio tra corso Regina Margherita, via Cigna, corso principe Eugenio e corso Valdocco in cui venivano impiccati i malviventi, in cui ora vi è il monumento a san Giuseppe Cafasso, a sua volta seguita da “La cà dij maledet”, che chiude questa trilogia sugli impiccati e lascia spazio ad un ultima canzone, “L'valser del pensionà”.
In “L'rondo' dla forca” vi è un errore nei crediti: non è infatti citato il coautore del testo Riccardo Bellato, sostituito da Novelli (che invece non appare nel deposito Siae).
La Guidetti dimostra di avere una voce molto bella, ma soprattutto di avere delle grandi doti di interprete, che avrebbero meritato sicuramente maggior fortuna: sul mondo della mala raccontato nelle canzoni, invece, ormai è totalmente scomparso e sostituito da altre bande ed altri linguaggi.

LATO A

1) Le balenghe (Luciano Marocco- Piero Novelli-Mario Piovano)
2) La legge d' la mala (Piero Novelli-Mario Piovano)
3) Si l'è vera (Piero Novelli-Mario Piovano)
4) Requiem per ‘na fija d'vita (Piero Novelli-Mario Piovano)
5) T'ses n'vigliacc (Piero Novelli-Mario Piovano)

LATO B

1) Balada dij pendù (Da Francois Villon) (Luigi Olivero-Mario Piovano)
2) L'rondo' dla forca (Franco Roberto-Riccardo Bellato-Mario Piovano)
3) La cà dij maledet (Piero Novelli-Mario Piovano)
4) L'valser del pensionà (Piero Novelli-Mario Piovano)

venerdì 28 settembre 2012

Gerardo Carmine Gargiulo - Maria la bella/Per quattro soldi (1973)












Abbiamo già parlato di Gerardo Carmine Gargiulo, presentando il suo album (con la celeberrima “Una gita sul Po”, qui potete trovare il link al post), ed oggi ritorniamo sul cantautore avellinese spostandoci però quasi all’inizio della sua carriera (cominciata nel 1970 con le canzoni “Io vendo tutto e compro il sole” e “È soltanto illusione”), con questo 45 giri dell’aprile 1973, pubblicato con il solo cognome.
“Maria la bella” vede la collaborazione di Bruno Lauzi come coautore del testo, ed è una ballata d’amore che inizia con la chitarra acustica a cui si aggiunge presto l’orchestra d’archi; la melodia a mio parere ha in alcuni punti alcune reminiscenze battistiane (in particolare di “Anna”).
“Per quattro soldi” invece fa venire in mente certe cose dei Delirium con Fossati, a metà tra “Canto di Osanna” e “Jesahel”, forse anche per il flauto in evidenza; è comunque un brano piacevole, come del resto “Maria la bella”.
Ninni Carucci arrangia e dirige l’orchestra in entrambi i brani.

1) Maria la bella (Gerardo Carmine Gargiulo-Bruno Lauzi-Gerardo Carmine Gargiulo)
2) Per quattro soldi (Gerardo Carmine Gargiulo)


martedì 25 settembre 2012

Mario Piovano - Torino cronaca (1972)












Ritorniamo a parlare di canzone d’autore, in questo caso dialettale, con un album del 1972 di Mario Piovano (la data della matrice è il 16 maggio): in realtà Piovano, noto fisarmonicista e compositore (sua è la celeberrima “Cimitero di rose”), non è un vero e proprio cantautore, visto che compone solo le musiche, mentre i testi sono scritti dal giornalista Piero Novelli.
La coppia aveva avuto due anni prima un precedente importante: i due infatti avevano scritto quasi tutte le canzoni dell’album di Luisella Guidetti “E poi domani ancora”, album che, come si sa, fu il primo pubblicato dalla Numero Uno di Mariano Rapetti, Mogol, Alessandro Colombini, Franco Daldello e Lucio Battisti; il disco, prodotto da Maurizio Corgnati, racchiudeva alcune canzoni in piemontese con tematiche legate al mondo della malavita torinese.
Anche “Torino cronaca” trae spunto da questi temi, come si può notare anche solo leggendo la presentazione del disco che Piero Novelli fa sul retro della copertina.
Tra le canzoni possiamo ricordare “Sôn andait a Casablanca”, una delle prime canzoni a raccontare la storia di un transessuale, “'l gat gris”, la spagnoleggiante “Marijuana” e il brano conclusivo, “Requiem per 'na fija d'vita”, che è ispirato ad un fatto di cronaca nera che è ricordato a Torino ancora oggi, l’omicidio, rimasto impunito, della prostituta francese Martine Beauregard, uccisa il 18 giugno 1969; questa inoltre l'unica canzone già conosciuta, in quanto pubblicata nel citato disco della Guidetti.
I musicisti che accompagnano Piovano, che suona il pianoforte e la celeste, sono i solisti di Gino Luone, contrabbassista, composti dal batterista Renato Avidano, da Franco Corsi alla Tromba, Riccardo Ducci alla fisarmonica e al mandolino, mentre alla chitarra c’è, direttamente dagli Asternovas di Fred Buscaglione, Oreste Corrado.
Luone e Ducci avevano in passato accompagnato Roberto Balocco nei vari dischi “Le canssôn dla piola”, pubblicati a partire dal 1965, a cui del resto aveva collaborato lo stesso Novelli come autore di alcuni testi.

LATO A

1) La donna pavone
2) Sôn andait a Casablanca
3) La mia fisa (Paris l'è sì...)
4) Mi, chiel e 'l merlô
5) E l'Po s'na frega
6) 'l gat gris

LATO B

1) La canssôn dij lofi
2) Ah le fômne d' Turin
3) Marijuana
4) L'ultim amis
5) La côlpa l'è del tubô
6) Requiem per 'na fija d'vita

domenica 23 settembre 2012

AA.VV. - EP Phonogram (1971)












Negli anni d’oro dell’industria discografica italiana venivano spesso pubblicati dei dischi promozionali che, a volte, contenevano delle rarità: ad esempio versioni alternative di canzoni o addirittura inediti veri e propri: ne ho alcuni dell’RCA con brani di Tenco e Baglioni, ad esempio (e prima o poi ci ritorneremo).
Quello di cui parliamo oggi è del 1971 e racchiude cinque artisti del gruppo Phonogram; i brani non sono in versione intera, ed inoltre per ognuno di essi vi è un annuncio durante la canzone.
“Non ti bastavo più”, scritta da Shapiro e Pallavicini, è uno dei successi di Patty Pravo dopo l’abbandono dell’RCA ed il passaggio alla Philips, ed è un brano molto conosciuto.
“How can you mend a broken heart” è una delle canzoni più note dei Bee Gees, nonché la traccia di apertura di uno dei loro album migliori, “Trafalgar”; la canzone è firmata da Barry e Robin.
“Non fa primavera” è una piacevole ballata acustica, lo stile è quello di molte canzoni scritte da Gian Pieretti e potrebbe benissimo far parte del repertorio di cantanti come Laura Luca; la musica è di Roberto Soffici, agli inizi di carriera, mentre di Valentina, la cantante, non so nulla….
Notissimi invece sono gli Slade, su cui non mi soffermo.
Molto conosciuta è anche la versione originale della canzone che conclude il disco, “Joan of Arc” di Leonard Cohen: questa traduzione è di Carlo Alberto Contini, paroliere che ha lavorato spesso con i Nomadi, ed anche il cantante che incide questo brano, Kamsin Giordano Urzino, era modenese, nato il 9 marzo 1950 e morto il 21 ottobre del 2009: alcuni di voi lo ricorderanno sicuramente in una delle formazioni dei Tritons
Nel 1972 “Joan of Arc” fu tradotta ed incisa da Fabrizio De André; una terza versione è quella di Francesco De Gregori, reperibile in un bootleg dal vivo del 1970 realizzato con Giorgio Lo Cascio.

LATO A

1) Patty Pravo – Non ti bastavo più (Vito Pallavicini-Shel Shapiro)
2) Bee Gees – How can you mend a broken heart (Barry & Robin Gibb)
3) Valentina – Non fa primavera (Dante Pieretti-Roberto Soffici)

LATO B

1) Slade - Get down and get with it (Noddy Holder-Jim Lea-Dave Hill-Don Powell-Penniman
2) Kamsin – La ballata di Giovanna d’Arco (Carlo Alberto Contini-Leonard Cohen)

venerdì 21 settembre 2012

Duilio Del Prete - L'isola/Pan (1969)












Sempre in tema di cantautori quasi sconosciuti, oggi parliamo di un cantautore piemontese, il cuneese Duilio Del Prete, che in realtà non è per nulla sconosciuto: solo che è stato famoso principalmente come attore (tutti lo ricordano in "Amici miei", ma anche in molti altri film degli anni '70 e '80), pur avendo avuto un'attività iniziale come cantautore.
I primi 45 giri Del Prete li incide per la DNG, l'etichetta dei Cantacronache, nel 1963; nel 1968 incide l'album "Dove correte" per la Off, un'etichetta fondata da Tony Casetta (il noto patron della Belldisc e, in seguito, della Produttori Associati) e da lui affidata a Roberto Dané, con l'obiettivo di pubblicare dischi di autori poco commerciali, con tematiche per l'epoca non scontate: oltre a Del Prete la Off pubblicò l'album di Beppe Chierici "Beppe canta Brassens".
Il 45 giri che presentiamo fu pubblicato nell'ottobre del 1969, come è riportato nella copertina; mentre la canzone sul lato B, la bucolica "Pan", è tratta dall'album dell'anno precedente, "L'isola" è invece una canzone inedita.
Abbiamo già parlato di questo brano quando abbiamo presentato il 33 giri di Carlo Credi, "Chi è Carlo Credi" , in cui era presente una cover di questo brano (ed anche una di "Dove correte"): si tratta di un racconto umoristico sulla colonizzazione da parte di un missionario di un’isola selvaggia, per portare la cosiddetta “civiltà”, che si conclude però con un colpo di scena.
Torneremo ad occuparci di Duilio Del Prete (che non ha nessuna parentela con Miki) quando presenteremo i suoi 33 giri.

1) L'isola (Duilio Del Prete)
2) Pan (Duilio Del Prete)
Bonus tracks: 3) Carlo Credi - L'isola (Duilio Del Prete)
                       4) Carlo Credi - Dove correte (Duilio Del Prete)



mercoledì 19 settembre 2012

Andro Cecovini - Canzone d'autore (1978)













Continuando a prendere spunto dal Club Tenco, che quest'anno è saltato, parliamo di un altro cantautore, uno di quelli che non hanno raggiunto il successo per vari motivi, come vedremo (e in questo periodo parleremo anche di altri nomi sconosciuti)....i pregi e i difetti che ha questo disco del triestino Andro Cecovini, figlio di Manlio Cecovini (sindaco di Trieste dal 1978 al 1983), sono quelli simili di molti dischi di cantautori minori dei tardi anni ’70: una poca originalità espressiva con un rifarsi a modelli già affermati (in questo caso, soprattutto a Francesco De Gregori, che collabora anche al disco), ed una sottovalutazione dell’aspetto musicale (basato per lo più su chitarre arpeggiate, peraltro suonate molto bene, e poco altro), mentre un pregio è senza dubbio l’abilità di Cecovini nello scrivere i testi.
Gli inizi artistici del cantautore triestino, ma trasferitosi a Roma nella seconda metà degli anni ’60, furono in realtà non nel mondo musicale ma nel teatro: nella stagione 1968-1969 aveva recitato con Edmonda Aldini in “Un quarto di vita”, spettacolo di Giorgio Gaslini con i Nuovi Angeli e i Funamboli di cui abbiamo già parlato in un altro post, e nel 1970 era entrato nel cast di “Orfeo 9 “ di Tito Schipa jr”.
Ritornando al disco, tra le canzoni più interessanti vi sono “Il tavolino", "Clementina” e “Sogni diurni”; Cecovini è autore di tutti i testi e le musiche, e suona le chitarre, mentre De Gregori suona le percussioni e, in "Clementina", il pianoforte, e due musicisti collaboratori del periodo del cantautore romano, Mario Scotti e Alberto Visentin dei Cyan suonano rispettivamente il basso e le tastiere.
Un disco che si fa ascoltare come specchio di "un periodo in cui tutto era cantautore, non si poteva neanche camminare che inciampavi su uno che aveva scritto una canzone" (cit.)

LATO A

1) Il tavolino
2) Carillon
3) Notte stellata
4) Serenate

LATO B

1) Per le tue dolci labbra
2) Clementina
3) I tuoi colori
4) Sogni diurni
5) Porta alle spall




domenica 16 settembre 2012

Gli Uh! - E' finita/Cieli azzurri (1968)












Il terzo ed ultimo 45 giri pubblicato dagli Uh! con la Moon Records, prima di passare alla Kansas, viene pubblicato nel marzo 1968 (la matrice riporta come data il 6 marzo) e contiene due cover.
“E’ finita” è “Fine time” di Spooner Oldham (riportato nel disco erroneamente come Oldam) ed Oscar Franck (che diventa Frank…), ed è un rhythm ‘n’ blues.
“Cieli azzurri” proviene invece dal repertorio dei Procol Harum, ed è la versione con il testo in italiano scritto da Paolo Limiti di “Something following me”, tratta dall’album di debutto del complesso inglese.
Romano Farinatti, con il consueto pseudonimo “Nat Romano”, dirige l’orchestra.

1) E' finita (Cristiano Minellono-Lindon Dewey Oldham-Oscar Eugene Franck)
2) Cieli azzurri (Paolo Limiti-Gary Brooker-Keith Reid)

giovedì 13 settembre 2012

Una canzone, una storia – L’anniversario (1973)












Torniamo alla serie "Una canzone, una storia" con questo post su una canzone di Domenico Modugno. Nel settembre del 1973 il cantautore pugliese pubblica un 45 giri con sul lato A una canzone, “L’anniversario”, il cui testo, scritto da Iaia Fiastri, è una sorta di manifesto delle cosiddette “coppie di fatto”, che vivono un “amore senza data, senza carta bollata”, come dicono i versi...forse un testo più attuale oggi che nel momento della sua uscita.
Sul lato B “Appendi un nastro giallo”, che è la cover di “Tie a yellow ribbon around the ole oak tree”, successo di Dawn e Tony Orlando, e racconta la vicenda di un carcerato che, dopo aver scontato la pena di tre anni, torna dalla donna amata a cui ha scritto di appendere un nastro giallo ad un albero se lo ama ancora; il testo è sostanzialmente simile all’originale.
Gli arrangiamenti dei due brani sono curati dal Maestro Piero Pintucci, ed alla registrazione partecipano i “Cantori Moderni” di Alessandro Alessandroni; il disco non riscuote comunque molto successo.
I due brani sono inseriti nel 33 giri “Il mio cavallo bianco”, pubblicato da Modugno nello stesso anno.

1) L’anniversario (Iaia Fiastri-Domenico Modugno)
2) Appendi un nastro giallo (Domenico Modugno-Irwin Levine-Lawrence Russel Brown)
 
 










L’anno successivo, il 12 maggio, si tiene il referendum per l’abolizione della legge Fortuna-Baslini sul divorzio, e Modugno si mobilita in favore del no, per mantenere questa conquista civile: realizza quindi una nuova versione del brano per il Partito Socialista, cambiando alcune frasi del testo (che, lo ricordiamo, non parla del divorzio ma delle coppie di fatto, quindi un argomento che è simile ma non è lo stesso del tema del referendum) adattandole alla campagna, ed introducendola con un recitato in cui spiega perché è a favore del divorzio.
Arnoldo Foà motiva sul retro il suo appoggio al no all’abolizione del divorzio.
In copertina vi è una foto della famiglia Modugno, con la moglie Franca Gandolfi e i due figli Marco e Massimo.

1) L’anniversario (Iaia Fiastri-Domenico Modugno)
2) Cosa ne pensa del divorzio (Arnoldo Foà)
 
 










Nel 1976 Modugno, che nel frattempo ha lasciato l’RCA per la Carosello ed ha ottenuto due grandi successi con “Piange il telefono” e “Il maestro di violino”, reincide “L’anniversario” e questa volta la canzone entra in hit parade; il nuovo arrangiamento è firmato sempre da Pintucci, e sul lato B viene realizzata una reincisione di “Resta cu ‘mme”, canzone che pochi mesi prima era tornata in classifica nella versione dance di Marcella Bella.

1) L’anniversario (Iaia Fiastri-Domenico Modugno)
2) Resta cu mme (Domenico Modugno-Dino Verde-Domenico Modugno)

 











Concludiamo quindi il post di oggi con una versione di “L’anniversario” in spagnolo: Carlos Ramòn-Amart è l’autore del testo di “El aniversario”, che dalla lettura sul retro di copertina mi pare aderente all’originale.
Modugno ha inciso moltissime sue canzoni in spagnolo, ottenendo molto successo anche in America Latina.
Sul retro “Mia figlia”, cover di “La confidence” di Jean Claude Pascal, in cui vengono esposti i dubbi di un padre di fronte alla figlia che gli confida di essere incinta.
Questo brano è inserito, con l'originale de "L'anniversario", nel 33 giri che il cantante pugliese pubblica in quell’anno e che si intitola, ovviamente, “L’anniversario”.

1) El aniversario (Carlos Ramòn-Amart-Domenico Modugno)
2) Mia figlia (Domenico Modugno-Julien Barnel-Gilbert Sinoue)

mercoledì 12 settembre 2012

Enzo Maolucci - Una donna che sia/Il cinema (1982)











Ho saputo che quest’anno, per la prima volta dopo tanti anni, il Club Tenco non si terrà per mancanza di fondi: ho pensato quindi di dedicare il post di oggi ad un cantautore che alla manifestazione sanremese ha partecipato solo una volta, nel 1978, il torinese Enzo Maolucci, di cui abbiamo già parlato nel blog presentando due suoi 45 giri, uno da solista con la celeberrima “Baradel” ed un altro inciso con il gruppo “Le Vite Parallele”.
La canzone sul lato A, “Una donna che sia”, è tratta dall’album “Immaginata”, che era stato pubblicato alla fine del 1981, ed è una canzone d'amore; più rock il retro, “Il cinema”, inedito su LP., che ripercorre l’importanza del cinema per le generazioni del secondo dopoguerra.
Gli arrangiamenti di entrambe le canzoni sono curati da Aldo Russo, storico musicista torinese che per anni ha gestito uno studio di registrazione.

1) Una donna che sia (Enzo Maolucci)
2) Il cinema (Enzo Maolucci)

domenica 9 settembre 2012

Riccardo Del Turco - Tanto non vinco mai (1973)


Pubblicato ad ottobre del 1973, “Tanto non vinco mai” di Riccardo Del Turco è uno dei miei album preferiti di musica italiana: all’epoca della sua uscita passò più o meno inosservato, ma se venisse pubblicato oggi un disco del genere sicuramente verrebbe osannato dalla critica.
Le canzoni infatti sono curate sia musicalmente (con molti influssi sudamericani, visto l’amore che Del Turco ha verso quel tipo di sonorità sin dai tempi di “Figlio unico”) sia nei testi, scritti da Alessandro Bencini: come mai quindi all’epoca la critica musicale non si accorse del valore del disco?
Probabilmente penso che la quasi totalità dei critici identificasse il cantautore fiorentino con “Luglio” e quindi, sbagliando, con i cosiddetti tormentoni estivi, non accorgendosi peraltro che “Luglio” era una signora canzone che, come ha fatto giustamente notare Franco Zanetti nella scheda sul brano pubblicata in “Da Mameli a Vasco – 150 canzoni che hanno unito gli italiani” (Coniglio editore, 2011), non ha la classica suddivisione strofa-ritornello ma ha una struttura a ballad e con un testo non banale ma anche ricercato (versi come “luglio si veste di novembre” o vocaboli come “abbaglio”)….poi, forse, anche il carattere schivo di Del Turco ha avuto la sua parte.
Passando alle canzoni, quella che apre il disco da anche quasi il titolo all’album (con la sola assenza del pronome “io”), e potrei dire che l’ho adottata come inno: le situazioni descritte nelle tre strofe si adattano alla perfezione alla mia vita…la musica è una samba ben arrangiata e il testo è ironico e ben scritto, e prende in giro un atteggiamento pessimista e rinunciatario tipico degli italiani.
“Tanto io non vinco mai” è stata anche pubblicata su due 45 giri, con due retri diversi: “L’appartamento” (PM 3732) e “La musica sta arrivando” (PM 3733), entrambi tratti da questo disco; “L’appartamento” è una canzone acustica che traendo spunto dall’abbandono di un appartamento monovano al sesto piano racconta in realtà delle difficoltà di una storia d’amore.
“Camminando camminando” ha tra gli autori sull’etichetta e in copertina la firma di un tal Nannucci, assennte nel deposito SIAE; in un’altra canzone di Del Turco precedente di qualche anno “Nannucci” era lo pseudonimo usato da Giorgio Antola…può essere possibile che abbia in qualche modo collaborato anche alla musica di questa canzone senza però firmare il deposito? La canzone comunque racconta (nuovamente su un ritmo sudamericano) la rinuncia alla proprietà privata dei beni (ma non nell’amore).
“Quando è sera” è una canzone malinconica che ricorda alcune cose del cognato di Del Turco, Sergio Endrigo, mentre “E la musica sta arrivando” è invece ritmata ed allegra.
Molto moderno è l’arrangiamento di “Il tranquillante”, con un inizio basato sulle percussioni e sul pianoforte ed una ritmica nuovamente latinoamericana che accompagna un testo ironico.
La canzone successiva “Siamo diventati tutti buoni” è invece attuale per il testo, sicuramente più oggi in epoca di buonismo dilagante che nel 1973, anche se, ascoltando le parole con attenzione si coglie perfettamente la satira sociale sul modo di affrontare problemi come la povertà o la situazione degli anziani.
“Sandra mia”, che racconta di un amore con una forte differenza di età, è a mio parere la canzone più debole del disco (ed è anche distante come atmosfere musicali dagli altri brani).
Conclude il disco la bella “E la vita va”, riflessione sull’esistenza.
Gli arrangiamenti sono curati da Renato Serio, tranne che per “Il tranquillante” e “Sandra mia”, che sono arrangiate da Luis Enriquez Bacalov, anche coautore delle due musiche nonché produttore del disco; da ricordare anche la presenza di Roberto Rosati come assistente musicale (negli anni seguenti chitarrista per De Gregori e Baglioni)..
Ovviamente nessuno si sogna minimamente di ristampare questo album in CD…

LATO A

1) Tanto io non vinco mai (Alessandro Bencini-Riccardo Del Turco)
2) L’appartamento (Alessandro Bencini-Riccardo Del Turco)
3) Camminando camminando (Alessandro Bencini-Nannucci-Riccardo Del Turco)
4) Quando è sera (Alessandro Bencini-Luis Enriquez Bacalov-Riccardo Del Turco)

LATO B

1) E la musica sta arrivando (Alessandro Bencini-Riccardo Del Turco)
2) Il tranquillante (Alessandro Bencini-Luis Enriquez Bacalov-Riccardo Del Turco)
3) Siamo diventati tutti buoni (Alessandro Bencini-Riccardo Del Turco)
4) Sandra mia (Alessandro Bencini-Luis Enriquez Bacalov-Riccardo Del Turco)
5) E la vita va (Alessandro Bencini-Riccardo Del Turco)

venerdì 7 settembre 2012

Franco Tozzi - Lo stesso uomo/Scusa (1967)












Nel 1967 Franco Tozzi passa dalla Fonit (la casa discografica che lo ha lanciato e per cui ha inciso il suo successo “I tuoi occhi verdi” nel 1965) alla Odeon, etichetta per cui incide il disco che presentiamo oggi.
Sul lato A vi è la cover di “Just like a man”, canzone incisa da vari artisti (tra cui la cantante country Margaret Whiting, che la lanciò, ed Emma Rede) e scritta da Les Reed e Barry Mason; il testo in italiano è di Ermanno Parazzini.
Pier Benito Greco è invece l’autore di “Scusa”, canzone basata su un arpeggio di chitarra acustica a cui si aggiungono gli altri strumenti, tra cui il corno e l’armonica a bocca; il testo d’amore è meno interessante della musica.
Alceo Guatelli dirige l’orchestra nelle due canzoni.

1) Lo stesso uomo (Ermanno Parazzini-Les Reed-Barry Mason)
2) Scusa (Pier Benito Greco)

mercoledì 5 settembre 2012

Gianna Mescoli - Chi ha comprato i miei sogni/La macchina del piacere (1968)

 










Gianna Mescoli è una cantante di Sassuolo, nata nel 1949, che debutta a sedici anni, dopo aver lavorato come dattilografa, nel 1965 al Festival di Castrocaro, dove partecipa con due canzoni, “Voglio che tu conosca il mio ragazzo” e “Più di ieri”: non vince (quell’anno i vincitori sono Luciana Turina e Plinio Maggi), ma ottiene un contratto discografico con la Polydor.
Nel periodo successivo si esibisce in giro in vari locali in giro per l'Italia con un proprio complesso, in cui il tastierista è Marco Dieci, futuro collaboratore di Pierangelo Bertoli.
Il suo disco che presentiamo oggi, pubblicato alla fine del 1968 (la matrice è datata 2 dicembre) contiene le cover di due canzoni molto note: sul lato A “Chi ha comprato i miei sogni” è “I’ve got a message to you” dei Bee Gees, un brano che ha avuto altre versioni in italiano con testi diversi, di cui la più nota è senza dubbio “Pensiero d’amore” incisa da Mal, mentre “I ragazzi della via Gluck” la incisero come “Vola vola vola” e Tony Del Monaco come “Vola vola”.

Il testo cantato dalla Mescoli vede come autore Luciano Giacotto, noto anche come giornalista (è stato anche direttore di "Ciao amici"), discografico della Durium e fumettista..
Più intreressante la canzone sul lato B, “La macchina del piacere”, che è “The big bright green pleasure machine”, scritta da Paul Simon ed incisa con Garfunkel nel terzo album del duo, “Parsley, sage, Rosemary and thyme” nel 1966 (ma ripresa proprio nel 1968 nella colonna sonora de “Il laureato”).
Il testo è del paroliere leccese Gino Ingrosso, ed è abbastanza fedele all’originale; la musica ha delle influenze psichedeliche e si stacca dal folk acustico tipico di quasi tutto il repertorio di Simon & Garfunkel.
In entrambi i brani Angel “Pocho” Gatti arrangia e dirige l’orchestra.
Un’ultima annotazione sulla voce di Gianna Mescoli, che pare interessante: ed è un peccato che, dopo aver inciso altri 45 giri passati inosservati (tra cui una sua versione della battistiana “Io e te da soli”) abbia interrotto la sua attività musicale.

1) Chi ha comprato i miei sogni (Luciano Giacotto-Barry, Robin & Maurice Gibb)
2) La macchina del piacere (Gino Ingrosso-Paul Simon)

lunedì 3 settembre 2012

Vasso Ovale - La ragazza che amo/Innamorato (come un ragazzo) (1968)












Ritorniamo a parlare di Vasso Ovale, il cantante torinese di origine greca che raggiunse l’apice del successo nel 1963 con “Pietà”, presentando un suo 45 giri inciso dopo il passaggio dalla Ariston alla Victory, sottoetichetta che Alfredo Rossi aveva fondato per effettuare il lancio di nuovi talenti, con poche eccezioni tra cui proprio Vasso Ovale (che nel 1968 non era certo una voce nuova).
I due brani sono piacevoli ed orecchiabili, arrangiati da G. Schapiro (di cui non so nulla), con testi d’amore scritti dal paroliere Franco Clivio, mentre le musiche sono scritte dal padre di Vasso, Achille Ovale.
Questo resterà l’ultimo 45 giri inciso dal cantante per il gruppo discografico di Alfredo Rossi e l’ultimo ad avere una certa promozione.

1) La ragazza che amo (Franco Clivio-Vasso Ovale)
2) Innamorato (come un ragazzo) (Franco Clivio-Achille Ovale)