Chi ha seguito gli ultimi dischi pubblicati da Marisa Sannia in lingua sarda ha avuto modo di apprezzare le sue qualità di autrice e di musicista raffinata e di gusto: pochi sanno però che gli esordi come autrice della cantante pupilla di Sergio Endrigo risalgono agli anni '70, ad un album che non esito a definire un piccolo gioiellino, uno dei miei preferiti in assoluto: “La pasta scotta”.
Il disco fu pubblicato nel 1976 (la matrice è datata 1 ottobre), gli arrangiamenti sono curati da Danilo Vaona, e si fanno decisamente apprezzare, forse non per l'originalità ma sicuramente per la cura sonora e il buon gusto.
Passando alle canzoni, la title track è un valzer-ballata stile west coast: se fosse in inglese me la immagino nel repertorio di una Linda Ronstadt o di una Nicolette Larson; anche altre canzoni si rifanno decisamente a questo stile, penso a “E' freddo il tuo caffè”, che pare una cover di Neil Young ed è, invece, scritta testo e musica dalla Sannia (come del resto tutti i brani di questo disco).
“Se sarà più bello” è la classica canzone cantautorale, con un inizio con la chitarra arpeggiata, a cui poi si affiancano gli altri strumenti, tra cui il violino negli intermezzi delle strofe cantate; ed anche “Stagioni nuove” si basa sull'arpeggio della chitarra, mentre il testo, sul trascorrere del tempo e sui cambiamenti, è tra i più interessanti, con un'armonica a bocca che si aggiunge nel finale (peccato che non siano riportati i nomi dei musicisti).
“Vorrei essere io” è una delicata canzone d'amore che chiude il lato A, mentre la canzone che apre il lato B, “Il guardiano”, si stacca un po' dalle atmosfere precedenti ed è sicuramente la più ritmata del disco.
Un po' sottotono “Ma chi sei”, mentre invece è molto bella “Ma quale regina”, sia per la musica, basata sugli archi e sulla chitarra, che per il testo che è su un amore finito e sulla disillusione che ne segue, con dei riferimenti però molto precisi alla presa di coscienza delle donne ed alle lotte femministe di quegli anni (espressi però in modo metaforico e poetico).
“Masticavo chewingum” è una ballata in cui la Sannia racconta la sua adolescenza e la sua giovinezza, paragonandole alla sua vita da adulta.
Conclude il disco “Anche se non so nuotare”, che superando i sei minuti è la canzone più lunga del disco, ed una delle più belle e interessanti: una riflessione sulla vita, un mare in cui ci ritroviamo a doverci muovere anche senza saper nuotare, dal momento della nascita, e sul suo senso. Musicalmente il brano si caratterizza per la lunga coda strumentale, con riferimenti al Neil Young di “On the beach” e “Zuma”, ed il basso in evidenza.
Un disco che, ovviamente, non è mai stato ristampato in cd.
LATO A
1) La pasta scotta
2) Se sarà più bello
3) E' freddo il tuo caffé
4) Stagioni nuove
5) Vorrei essere io
LATO B
1) Il guardiano
2) Ma chi sei
3) Ma quale regina
4) Masticavo chewingum
5) Anche se non so nuotare
Grandissimo regalo, grazie. Conoscevo solo la canzone principale, poi pochi giorni fa ho scoperto "E' freddo il tuo caffe'" e mi sono chiesto come avrei potuto procurarmi il resto...
RispondiEliminaLa cosiddetta promozione di un disco effettivamente è essenziale. In quel 1976, un'epoca in cui - tranne un Sanremo in cattive acque - erano state un po' troppo prematuramente decapitate tutte le manifestazioni musicali tv, di certe canzoni e di certi interpreti non si sapeva praticamente nulla. Un peccato.
Ciao.
Anch'io voglio ringraziarti per questo grandissimo regalo.
RispondiEliminaNe sono proprio contento.
Roberto59
Grazie per questo bel disco e per avere ricordato la grazia e il buon gusto di Marisa Sannia. Davvero un bel regalo in questi tempi grigi!
RispondiEliminaBell'album! Ho il 33 giri e gradirei fosse stampato il cd. Una delle prime produzioni di cantautorato al femminile: Marisa Sannia era ed e' un'artista bravissima! Grazie per la bella recensione!
RispondiElimina