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martedì 11 gennaio 2011

Nanni Svampa - Si Può Morire/Il mio funerale (1964)













In corso Unione Sovietica c’era, negli anni ’60, un locale di cabaret che si chiamava “Los Amigos”: nel 1965 la parte del leone come numero di esibizioni in questo locale la fecero i Gufi, che proprio in quell’anno avevano anche debuttato sia discograficamente che in televisione.
Tutti e quattro avevano però alle spalle già varie attività nel mondo musicale, ad esempio Patruno come jazzista e Svampa come cantautore.
Tra i 45 giri che quest’ultimo aveva pubblicato vi è anche quello oggetto di questo post, che contiene due brani, “Si può morire” e “Il mio funerale”.
La prima canzone, scritta da Svampa ed arrangiata da Marcello Minerbi dei Los Marcellos Ferial (lo stesso Minerbi che troveremo anni dopo come arrangiatore di Claudio Lolli) è una ballata, ripresa in seguito anche dai Gufi, densa di riferimenti all’attualità storico-politico dell’epoca: e se “Si può morire facendo il presidente” è intuibile ancora oggi che si riferisca a John Kennedy, forse non sono più così immediati i riferimenti a Marcinelle (“Si può morire scavando una miniera”) o a Dag Hammarskjöld (“Si può morire attraversando il Congo”).
La canzone sul lato B era già stata incisa un paio d’anni prima dai Peos, gruppo lombardo ora dimenticato, che era composto da Enrico Amodio alla voce, Giampiero “Peo” Borella (che dava il nome al gruppo) al basso, Antonio Recchia alla batteria, Roberto Di Matteo al pianoforte e Lorenzo Longhini al sax e al flauto; e proprio Di Matteo e Borella sono gli autori della canzone, arrangiata dal Maestro Franco Cassano.

1) Si può morire (Nanni Svampa)
2) Il mio funerale (Roberto Di Matteo-Giampiero Borella)

5 commenti:

  1. Davvero grande Nanni Svampa, e se pensiamo che nei Gufi era affiancato da altri tre artisti altrettanto grandi... Avevo sentito "Si può morire" nella versione dei Gufi, mai in quella solista di Svampa. Quella del gruppo era nell'LP "Non spingete scappiamo anche noi"?
    A proposito, chissà se la dea Euterpe ci manderà sulla Terra un post proprio sui Gufi o su qualche altro nome della comicità milanese, tipo Cochi e Renato... ;-)

    Paolo

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  2. Un post sui Gufi è già in programma, anche se non nell'immediato....no, "Si può morire" non è in "Non spingete, scappiamo anche noi" ma in "Il cabaret dei Gufi" (poi ristampato come "Il cabaret dei Gufi vol. 1).

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  3. Molto interessanti sia il post sia il tiotlo recensito, con la presentazione del giovane Svampa sul retro. Lui avrebbe ripreso "Si può morire" anche in seguito, aggiornando il testo con riferimenti a Piazza Fontana, al delitto Calabresi, fino a Seveso. Esiste infatti una "Si può morire '72", registrata nel doppio "Nanni Svampa in italiano".
    Il gruppo dei Peos è sempre legato agli esordi del nostro. Borella, Svampa e Nuccio Ambrosino avevano formato, nei primi '60 (in epoca pre-Gufi), una sorta di collettivo teatrale-musicale, dove nacque fra l'altro la famosa "Io vado in banca" -incisa in primo luogo proprio dai Peos- e dove Svampa propose le prime traduzioni di Brassens in milanese.
    Bravo Vito, grazie!

    G.

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  4. Caro Nanni, quando nel retro del Los Amigos vi preparavate, ed io ero, lì mi avete involontariamente "svezzato" con i vostri incazzi ante spettacolo. Avevo 10 anni e potevo stare solo nel retro, ma i miei genitori qualche volta mi portavano con se. Mio padre, che voi affettuosamente chiamavate " Prifissore" aveva avuto, dal genio che era in lui, questa idea, l'idea di fare nascere a Torino un cabaret, il Los Amigos per l'esattezza. Felice Andreasi fece proprio lì la sua prima apparizione in pubblico, Renato veniva senza Cochi perchè non ancora coppia fissa, poi Gaber, Jannacci che mio zio andò a recuperare al casello di arrivo dell'autostrada Milano Torino, in quanto era un po' caricato e la sua esuberanza aveva fatto sorgere dubbi ai casellanti che avevano chiamato la Polstrada. ho i vostri dischi, praticamente tutti e come ho già detto a Lino Patruno appena terminato un impegno in corso mi dedicherò e pubblicherò le vostre dediche...
    Un abbraccio.

    Carlo Leonardo Rosa

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    1. Ciao, fa piacere ospitare nel blog il figlio del fondatore del mitico "Los Amigos"!!! Il locale di corso Unione Sovietica che portò per primo il cabaret a Torino...!

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