Dopo lo scioglimento del complesso “I Marcellini”, con cui ha iniziato la sua attività nel mondo musicale, e prima di dedicarsi a quella di autore, Daniele Pace incide alcuni 45 giri come cantautore per una piccola etichetta, la Acquario, di cui non so molto: oltre a quelli di Pace ho, pubblicati da questa casa discografica, quelli di Franca Alinti, dalle cui copertine leggo che la distribuzione era affidata alla CGD, per cui del resto incidevano “I Marcellini”.
Il disco di cui parliamo oggi è appunto uno di questi 45 giri, con due canzoni particolari, che si staccano dallo stile spensierato del gruppo di origine di Pace.
“Al km 121” (ma sull’etichetta il titolo è riportato erroneamente come “Al km. 21”) è una canzone d’amore che ricorda un po’ certe cose di Jannacci come “Passaggio a livello” o alcune canzoni del primo Lauzi, con un organo di sottofondo (probabilmente suonato da Gian Franco Reverberi) ed un assolo dei fiati verso la metà.
“Dice una leggenda” ha invece un arrangiamento che mi ha fatto venire in mente il De André de “Il fannullone” e di “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”, arrangiate del resto dal fratello di Gianfranco, Gian Piero Reverberi.
Purtroppo di questo disco non ho la copertina, ma ritengo che sia in ogni caso interessante anche così, per riscoprire un aspetto forse meno conosciuto del notissimo autore milanese ma di origine pugliese (una cosa che ho notato è che, per lo più, i musicisti milanesi sono quasi tutti di origine meridionale: pugliesi come Celentano o Jannacci, napoletani come Vecchioni, calabresi come Lino Patruno, molisani come Dallara...).
1) Al km. 121 (Daniele Pace)
2) Dice una leggenda (Daniele Pace)
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