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lunedì 9 maggio 2011

Coro della S.A.T. - Ai preat la biele stele/Stelutis alpinis (1958)












Il post di oggi si deve ad un collaboratore del blog, Albino Lovera, di cui raccomandiamo il bel sito sull'avanspettacolo (trovate il link sulla destra).
Il motivo per cui proprio oggi parliamo di un disco del coro della Società Alpinisti Tridentini è perché, come forse sapete, in questi tre giorni Torino è stata la sede del raduno nazionale degli alpini, e tutte le strade erano invase simpaticamente: nel mio quartiere c'erano alpini dappertutto, da via San Donato a corso Regina, da piazza Statuto a via Cibrario, provenienti da tutta Italia.
Vicino a casa di mio padre c'era un camper di Varese, ho sentito accenti veneti e toscani e di altre regioni, moltissimi con coccarde tricolori che ben si accompagnavano alle bandiere appese da mesi su quasi tutti i balconi di Torino (amici che sono stati in altre città d'Italia mi hanno detto che praticamente siamo l'unica eccezione, in altri posti o non ci sono proprio o le bandiere sono pochissime).
E quindi, per oggi, inseriamo due canti alpini: eseguiti dal coro della SAT su cui potete trovare alcune notizie nella pagina di wikipedia
Il primo,  "Ai preat la biele stele", è un canto popolare armonizzato da Luigi Pigarelli, con un testo contro la guerra; ne esiste anche una versione del 1974 di Orietta Berti, che avrei voluto inserire come bonus track ma che non ho trovato, nel grande mare di vinile che mi sommerge....so di averla, ma non so dov'è in questo momento.
"Stelutis alpinis" invece è un canto in dialetto friulano che Arturo Zardini scrisse durante la prima guerra mondiale, quando aveva dovuto abbandonare il suo paese, Pontebba (in provincia di Udine) e si era trasferito a Firenze; non è nato quindi come canto popolare, anche se con il tempo lo è poi diventato.
Si tratta di un brano notissimo, di cui esistono innumerevoli versioni, e quella che abbiamo inserito come bonus track è stata registrata da Francesco De Gregori per il suo disco "Prendere e lasciare" del 1996, con un testo tradotto quasi letteralmente in italiano.
La tomba di un alpinista ai piedi del Monviso
Non penso proprio che la scelta di De Gregori sia stata casuale: come molti sanno, proprio tra le montagne del Friuli, a Porzus, lo zio del cantautore (che si chiamava anche lui Francesco De Gregori), partigiano comandante della Brigata Osoppo, formazione di orientamento cattolico e socialista, venne ucciso da alcuni partigiani comunisti.
Nell'eccidio di Porzus vennero anche ammazzati Guido Pasolini, il fratello di Pier Paolo, ed altri sedici partigiani.
La canzone, come potete ascoltare, racconta di un morto ucciso in montagna, in uno spiazzo di stelle alpine bagnate dal suo sangue....ho sempre trovato questo testo molto poetico.

1) Ai preat la biele stele (canto friulano)
2) Stelutis alpinis (Arturo Zardini)
Bonus track: Francesco De Gregori - Stelutis alpinis (Francesco De Gregori-Arturo Zardini)

3 commenti:

  1. Ciao! Non mi è chiaro che cosa tu intenda come canto popolare.

    P.S. - Molti friulani - i miei nonni erano udinesi - dopo la rotta di Caporetto trovarono una prima accoglienza a Firenze dove arrivarono un po' a piedi, un po' con tradotte militari. Successivamente vennero smistati in altri centri. I miei antenati trascorsero quasi un anno a La Spezia, tornando a Udine alla fine del 1918.
    Paolo

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  2. Ciao Paolo, una premessa: questo è un blog, non un saggio sul folklore o la musica popolare. Quello che intendevo dire è che, in genere, un canto popolare affonda le sue radici nella tradizione del popolo, quindi è anonimo. Ci sono però canti o canzoni che, per vari motivi (non ultimo il loro essere, formalmente, simili a quella che è la forma espressiva popolare) diventano patrimonio comune al punto che, spesso, si perde il riferimento all'autore...cito ad esempio "Lella", che molti ritengono essere un canto popolare romano (invece è di Edoardo De Angelis), o "Vitti 'na crozza", che altri credono essere un canto popolare siciliano (invece è di Franco Li Causi), "Cimitero di rose", che è creduto essere un canto di montagna (ed è invece stato scritto da Mario Piovano). "Stelutis alpinis" rientra, a mio parere, in questa categoria. Grazie per l'interessamento al blog ed ai suoi temi.

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  3. Se non ho capito male, per "canto popolare" tu intendi un canto che abbia come prerogativa anche quella di essere di autore anonimo.
    Forse la distinzione dovrebbe essere fra "popolare" e "tradizionale".
    E' il canto tradizionale che è frutto di una rielaborazione fatta dal popolo di melodie tramandate di generazione in generazione e associate ad un determinato contesto geografico. Potrebbe essere speso anche il termine "folk".
    E' un po' tutto ciò che riesce ad entrare nella memoria collettiva, frutto della fantasia di qualche improvvisatore e, passando di paese in paese, modificato a seconda del gusto personale finché del loro autore originario si perde ogni traccia.
    Per me "Stelutis alpinis" nasce come brano corale, di autore certo, rivolto al popolo, divenuto poi canto simbolo friulano, ma anche degli alpini di altre regioni italiane.

    Grazie a te e cordialità!
    Paolo

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